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Manifesto: "Presidente Bindi, le chiediamo di far ragionare il PD"

Università

10/01/2010
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il manifesto

Onorevole Presidente Bindi,
ci rivolgiamo a Lei ricordando la Sua battaglia in difesa del sistema sanitario pubblico e del diritto alla salute di tutti i cittadini, senza distinzione di condizioni personali e sociali. Oggi la situazione è peggiorata rispetto a quegli anni. La tendenza alla privatizzazione permea tutti gli àmbiti della vita sociale e le stesse istituzioni, nelle quali l'incidenza degli interessi privati produce una spinta autoritaria mascherata da efficientismo. Ora è il turno dell'Università. Per tale ragione oggi Le scriviamo, in quanto Ella proviene dal mondo degli studi e può ben valutare i rischi che incombono sul sistema universitario italiano.
L'Università italiana abbisogna di profondi cambiamenti. Occorre che quanti vi prestano la propria opera avvertano la responsabilità civile, morale e politica connessa al compito di produrre conoscenza e di contribuire alla formazione delle nuove generazioni. Perciò consideriamo urgenti l'adozione di rigorose procedure di valutazione, fondate su criteri oggettivi, adeguati alle specificità disciplinari, e una radicale revisione delle regole concorsuali, volta ad accertare le capacità di ciascuno e ad estirpare la mala pianta del localismo. Ma il governo procede in tutt'altra direzione. Tace sulle università private, che si gioveranno della carenza di regole, e attua un processo di sostanziale privatizzazione degli atenei pubblici. Non soltanto riduce le già esigue risorse finanziarie destinate all'Università e all'intero sistema pubblico della ricerca scientifica; non soltanto agita strumentalmente il tema del merito, al fine di legittimare l'uso discrezionale dei fondi pubblici e la precarizzazione di una componente rilevante della docenza. Quel che soprattutto desta preoccupazione è il progetto di conferire ogni potere decisionale ai rettori e a consigli di amministrazione non elettivi, composti in buona misura da privati ai quali nulla si domanda se non di esercitare un potere tanto arbitrario quanto gratuito.
Si tratta di un disegno grave e perverso, che tende a trasformare gli atenei italiani in imprese mercantili comandate su base gerarchica, mettendo a repentaglio la funzione sociale dell'Università quale sede di un libero confronto ideale. Per questo facciamo appello alla Sua sensibilità e ci permettiamo di chiederLe di far sentire alta la Sua voce in difesa del carattere pubblico dell'Università italiana.
Non Le nascondiamo, gentile Presidente, che ad accrescere i nostri timori sono i giudizi consonanti con gli orientamenti del governo formulati di recente da autorevoli esponenti del Partito democratico. Simili valutazioni fanno temere un iter parlamentare rapido e indolore del disegno di legge Gelmini. Non ignoriamo che è compito delle forze politiche ricercare possibili convergenze nell'interesse generale, ma vi sono frangenti nei quali proprio questo fine preclude tale ricerca e impone a ciascuno di assumersi sino in fondo le proprie responsabilità.
Grati per l'attenzione, La preghiamo di volere accogliere il nostro più rispettoso saluto.

Alberto Burgio Università di Bologna,
Gianni Ferrara Università di Roma «La Sapienza»,
Giorgio Lunghini Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia,
Alfio Mastropaolo Università di Torino,
Adriano Prosperi Scuola Normale Superiore di Pisa


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