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Manifesto: Precari pubblici, è ancora fumo Cgil: le cifre restano basse

Ecco la mappatura dei lavoratori a termine di istruzione, ricerca e pubblico impiego: stabilizzati solo in parte. Scuola, la Cgil avanza. I Cobas contestano i dati

15/12/2006
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il manifesto

Continua il tira e molla sui precari del pubblico impiego, e ancora nulla è chiaro sull'entità del fondo che dovrà servire ad assumerli. Se da un lato il Pdci assicura che la soluzione è a portata di mano - sarebbe possibile l'assunzione di 300 mila persone - dall'altro il centrodestra e la parte «riformista» della maggioranza frenano, o addirittura dicono chiaro e tondo che il problema è semmai tagliare tra chi è già garantito (simbolo della campagna antistatali sono i ricorrenti articoli di Pietro Ichino sul Corsera : ancora qualche giorno fa il professore tacciava buona parte dei lavoratori pubblici «garantiti» come «nullafacenti». Bisognerebbe - spiegava - privarli di qualche tutela per aprire le assunzioni ai precari). Ieri il sindacato - in particolare la Cgil - ha fornito una mappa dettagliata dei precari del pubblico impiego (illustrata dal segretario confederale Paolo Nerozzi), della scuola e del mondo della ricerca (i numeri sono stati forniti dal segretario generale Flc Cgil Enrico Panini). Il nucleo forte dei precari pubblici si concentra negli enti locali, oltre 150 mila cococò e rapporti a termine, mentre il comparto Sanità conta almeno 90 mila lavoratori che soffrono l'ansia della scadenza. Cosa prevede il governo? «Per il momento - spiega Nerozzi - si sa per certo che verranno stabilizzati 8 mila statali, ovvero quei lavoratori pubblici che lavorano negli enti centrali. E' una cifra che soddisfa praticamente quasi tutto il bacino in attesa». I problemi sorgono quando si passa a enti locali e sanità, anche per il fatto che è difficile quantificare le entità, dato l'alto numero di «collaboratori» al servizio di comuni, province e regioni. «E' chiaro - continua Nerozzi - che l'emendamento c'è, ma fino a quando non sarà deciso un adeguato finanziamento, non sarà possibile dire che siamo alla conclusione di questa vicenda. Piuttosto invitiamo gli enti locali a utilizzare gli strumenti già a disposizione, con lo sblocco del turn over e quanto messo a disposizione dalla finanziaria, sarebbe già un punto di partenza». Parallelamente è in ballo un tavolo per rivedere l'organizzazione del lavoro pubblico, «per aumentare l'efficienza del sistema», ha spiegato il segretario generale Cgil Guglielmo Epifani. Temi separati, ma la Cgil ha fatto capire che senza risposte sui precari, il tavolo sul lavoro e la produttività non può partire. Oltre ai 300 mila del pubblico impiego, ci sono altrettanti precari nella scuola, e si tratta di docenti (almeno 200 mila) e personale tecnico, amministrativo e di supporto (90 mila). Si prevede un assorbimento di 150 mila docenti nei prossimi tre anni, mentre per il personale non docente non ci sono ancora risposte. La Flc Cgil annuncia che dall'inizio del prossimo anno chiederà garanzie per l'assorbimento di tutti i precari, e in questi giorni non a caso sta scioperando a più riprese insieme a Cisl e Uil. La ricerca è un altro nodo dolente (il 70% avrebbe contratti precari), il governo stabilizza 4-5000 mila persone, mentre il sindacato individua una platea di 30 mila. Quanto alle recenti elezioni nella scuola sia per il fondo Espero che per le Rsu - ieri la Flc Cgil ha fornito i dati, che parlano di un avanzamento della Cgil e di tutti i confederali: Cgil, Cisl e Uil raggiungono insieme il 71% dei voti con un progresso di quasi il 3% mentre perdono consensi lo Snals (-0,44%), i Cobas (dal 4% del 2003 calano al 2,7%). La Flc Cgil ha registrato il 33,39% dei voti, la Cisl il 24% e la Uil il 13,62%. Dall'altro lato, i Cobas hanno contestato questi dati, definendoli «truffaldini». «La rappresentanza nazionale - spiegano - non è valutata su liste nazionali ma sommando i risultati delle liste di scuola». Secondo i Cobas, «solo in 1.500 scuole chi voleva votare Cobas per la rappresentatività nazionale ha potuto farlo e, in tali scuole, siamo il primo sindacato alla pari con la Cgil».


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