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Manifesto-Pericolo tra i banchi

Pericolo tra i banchi Genitori e studenti si rifiutano di entrare nelle scuole. Dopo la tragedia di San Giuliano le crepe nelle scuole sono più visibili. Ma il problema sono i soldi L'appello Le ...

05/11/2002
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il manifesto

Pericolo tra i banchi
Genitori e studenti si rifiutano di entrare nelle scuole. Dopo la tragedia di San Giuliano le crepe nelle scuole sono più visibili. Ma il problema sono i soldi
L'appello Le parole di Nunziatina Porrazzo (nella foto Ap) durante i funerali di San Giuliano: "Sono la mamma di Luigi. A tutti chiedo una sola cosa: che le nostre scuole siano più sicure"
CINZIA GUBBINI
ROMA
Non ci sono i soldi, o meglio, non si trovano. Le grandi opere per il paese passano per le strade ad alta velocità, piuttosto che per le aulee della scuola italiana. A volte sono le piccole storie noiose che escono dalle riunioni dei parlamentari a raccontare - in pochi tocchi - come funzionano le cose. Al di fuori di ogni retorica e di ogni scontata promessa. Così, tanto per la cronaca, neanche una settimana prima della tragedia di San Giuliano il centrosinistra presentava in commissione istruzione un emendamento alla Finanziaria che cercava di rimpolpare gli stanziamenti per l'edilizia scolastica. Bocciato. La solita, secca, votazione a maggioranza. Oggi, nessuno se la sente di alzare polemiche, dopo la morte di 26 bambini. Francesco Rutelli a nome dell'Ulivo ha lanciato una proposta "bipartisan" alla Casa delle libertà: "Votate con noi gli emendamenti che presenteremo per la sicurezza nelle scuole". Ma l'emergenza della (in)sicurezza nelle scuole italiane è reale, non si scopre ora, e non è mai stata risolta proprio per mancanza di fondi, visto che le norme ci sono e sono pure avanzate. E non riguarda soltanto la possibilità che la scuola crolli come un castello di carte. Riguarda la possibilità che qualcuno si faccia male con i fili scoperti degli impianti elettrici, o che a cadere siano i neon piuttosto che l'intero soffito, o che in caso di problemi non ci siano né scale di sicurezza, né uscite antipanico. In media l'8% delle scuole italiane non ha un piano di evacuazione (26% in Sardegna), meno della metà delle scuole ha un certificato di agibilità statica, idem per il certificato di agibilità igienico-sanitaria.

Lo sanno bene le famiglie italiane, fino a giovedì scorso abituate a convivere con questi "inconvenienti". E che ieri, portando i figli a scuola dopo il ponte di Ognissanti, hanno alzato gli occhi verso le crepe nei muri, verso il portone sempre chiuso perché "inagibile", verso il pavimento che è meglio camminare ai lati che non si sa mai. Ora si dice che è "psicosi" nelle scuole italiane perché in molti casi è stata protesta dura, fino a riprendere i bambini e riportarli a casa. Forse è soltanto ritorno alla realtà, dopo l'impatto con la morte. E' stato un prendere atto che non è normale andare a scuola in edifici inagibili. In molti casi sono stati anche gli enti locali a prendere precauzioni, a decidere di fare controlli supplementari. Spesso sono stati gli stessi dirigenti scolastici a unirsi alla protesta dei genitori, e a tirare fuori le decine di lettere dal cassetto inviate alle regioni. Lettere senza risposta, il problema è sempre quello: mancano i soldi. I quattro assessori provinciali all'istruzione della Sardegna, la regione con la maglia nera per quanto riguarda la stabilità degli edifici, hanno consegnato simbolicamente le chiavi delle 224 scuole sarde, e hanno inviato una lettera-appello al premier perché non tagli i fondi all'edilizia scolastica. L'assessore al sottosuolo del comune di Napoli, Ferdinando Di Mezza, ha dato mandato di svolgere verifiche nei plessi pubblici. Ed è l'assessore all'istruzione Adriana Buffardi a ricordare che, per emettere in sicurezza le scuole camapne, "ci sarebbe bisogno di circa 260 milioni di euro: un esborso smisurato per le casse locali". Intanto, ieri mattina, aulee deserte in 11 scuole napoletane e nel quartiere di Soccavo si è svolto un sit-in di protesa spontaneo: i genitori del plesso di via Ciaravolo temono che la scuola cada da un momento all'altro. I bagni sono addirittura inagibili. Insieme a loro anche il dirigente scolastico, Domenico Di Lorenzo. A Salerno, invece, i dirigenti scolastici hanno autonomamente deciso di non fare entrare i bambini nelle classi, senza neanche avvertire il Provveditorato, nonostante la provincia avesse già mobilitato i propri tecnici per tre giorni. Controlli anche in Abruzzo e, ovviamente, in Sicilia. A Catania la sospensioni delle lezioni - già decisa martedì scorso - è stta prorogata di altri tre giorni, per effettuare ulteriori sopralluoghi. A Enna è stata chiusa temporaneamente la scuola materna "Paolo Neglia", già dichiarata parzialmente inagibile. I tecnici del Comune hanno ipotizzato che - in caso di crollo - rimarrebbero sotto le macerie 500 alunni. solo 16 consiglieri su 30 hanno chiesto l'immediato sgombero dell'edificio.

Che le condizioni dell'edilizia scolastica siano noti al ministero da anni - e non certo solo da nove mesi, data dell'ultima ricerca realizzata dal Miur - è a dir poco scontato. Il problema sono i soldi, e i tagli che ormai da anni, in un trend inarrestabile, riguardano la scuola. Fino ad arrivare al paradosso dell'anno scorso: finanziaria 2002, neanche un soldo per l'edilizia. E anche la situazione di quest'anno è sconcertante: finanziaria 2003: 10 milioni di euro inseriti in extremis. La scorsa legislatura, almeno, aveva previsto un piano triennale di 30 milioni di euro all'anno. Ma non bastano. L'Associazione dei comuni italiani (Anci), parla chiaro: servono 3 miliardi e 100 milioni di euro per mettere a norma tutte le scuole. Mentre si avvicina la data del 31 dicembre 2004, quando gli enti locali diventeranno direttamente responsabili per la mancata messa a norma delle scuole. "Non vogliamo alzare polemica ora, dopo la tragedia - ripete Rita Pallante dell'Anci - il problema è un altro: finché la scuola non sarà una questione centrale per questo paese, né i suoi contenitori, né i suoi contenuti potranno essere buoni". Eppure qualcosa dovrà pur cambiare, d'ora in poi. L'Unione degli studenti, che da anni denuncia il degrado strutturale delle scuole italiane "che sono spesso ex-ospedali, ex-condomini, ex-qualcos'altro", chiede un piano straordinario per l'edilizia. Anche il segretario della Cgil scuola, Enrico Panini, chiede che i finanziamenti pubblici per la ristrutturazione delle scuole diventino una priorità. E mette l'accento su un dato che siamo abituati a pensare solo nei cantieri: nelle scuole aumentano gli infortuni.


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