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Manifesto-Moratti pregusta i tagli

Moratti pregusta i tagli Il ministero dell'istruzione pensa in grande: vuole "risparmiare" 70.000 posti di lavoro entro il 2004 Ex cattedre Migliaia tra docenti e non docenti torneranno a casa dal p...

13/01/2003
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il manifesto

Moratti pregusta i tagli
Il ministero dell'istruzione pensa in grande: vuole "risparmiare" 70.000 posti di lavoro entro il 2004
Ex cattedre Migliaia tra docenti e non docenti torneranno a casa dal primo settembre. I sindacati lanciano l'allarme e promettono di ricorrere allo sciopero
La scuola pubblica, nelle intenzioni redistributive del governo (togliere al pubblico per dare al privato), è ancora troppo grande e costosa. Si procede dunque a tutta birra con i promessi tagli degli organici, puntando a un futuro sempre più ricco di risparmi e povero di offerta educativa. La prima tranche delle nuovissime riduzioni scatterà materialmente il prossimo primo settembre con il taglio di 12.500 cattedre e la soppressione di alcune migliaia di posti di lavoro per il personale tecnico amministrativo e ausiliario. Su come e dove tagliare in concreto il ministero dell'istruzione ha aperto nei giorni scorsi un confronto con le organizzazioni sindacali, che proseguirà anche la prossima settimana. I progetti governativi, comunque, sono molto più ambiziosi. Come spiega il segretario della Cgil scuola Enrico Panini, "si rischia di arrivare al 2004 con una diminuzione complessiva di oltre 70.000 unità tra personale docente e non". La legge finanziaria dello scorso anno prevedeva una riduzione dell'organico superiore a 30.000 unità, con un taglio di 12.500 posti dal primo settembre 2003. Quella di quest'anno, poi, amplificherà la tendenza al risparmio sul costo del lavoro, grazie ad accorgimenti come quello che porta a 18 ore settimanali tutte le cattedre costituite con un orario inferiore. O come la norma che ipotizza di trasferire ad altre amministrazioni dello stato gli insegnanti collocati fuori ruolo perché dichiarati "inidonei alla funzione docente" per motivi di salute.

Per l'anno prossimo, infine, il ministero dell'istruzione si pone l'obiettivo di sopprimere altre 12.500 cattedre, anche se pare che non sappia come fare senza porsi direttamente il problema di eliminare del tutto la scuola pubblica in qualche parte del territorio nazionale. A meno che, nel frattempo, non si traduca in realtà la temuta riforma Moratti, che con la scusa di rimescolare tutte le carte e di ridefinire programmi di studio e insegnamenti finirà inevitabilmente per scoprire che alla formazione gestita dallo stato (o dalle regioni) servono meno risorse di quello che si pensava.

Sul piatto delle trattative con i sindacati, il governo condiziona il rinnovo del contratto del personale scolastico alla realizzazione dei suoi piani di "austerità", sperando così di vincere le resistenze dei lavoratori superstiti nei confronti delle decimazioni annunciate. La gran parte delle organizzazioni sindacali, tuttavia, non sembra affatto persuasa da questo genere di scambio, chiede garanzie che contrastano con le intenzioni del ministro Letizia Moratti e minaccia il ricorso alla lotta dura.

"Se le proteste in corso e quelle già programmate non avranno risposte adeguate - chiarisce per esempio la Cgil scuola - la parola dovrà passare allo sciopero, per difendere la qualità del servizio pubblico".


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