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Manifesto-Isfol, l'85% dei ricercatori è precario

Isfol, l'85% dei ricercatori è precario Negli Enti pubblici di ricerca è in atto la "settimana di mobilitazione" Situazione kafkiana Per conto del ministero del Lavoro monitorano l'applicazione ...

30/11/2005
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il manifesto

Isfol, l'85% dei ricercatori è precario
Negli Enti pubblici di ricerca è in atto la "settimana di mobilitazione"
Situazione kafkiana Per conto del ministero del Lavoro monitorano l'applicazione dei "nuovi contratti" previsti dalla legge 30. Precari da anni, e "le risorse" sono in diminuzione
SARA FAROLFI
Fai ricerca sull'ingresso nel mercato del lavoro di alcune fasce sociali, verifichi l'applicazione della legge 30, usando questionari o elaborando dati già prodotti. E poi alla fine ti viene da dire, "sembra quasi di parlare di me". I ricercatori dell'Isfol sono spesso vittime di questa situazione paradossale. La maggior parte di loro, l'85% - per attenersi ai numeri - cioè 468 persone su 545 addetti complessivi, è precaria. Non sono tutti ricercatori, tra loro ci sono anche collaboratori tecnici, amministrativi e chi svolge attività di segreteria. Ma salta all'occhio che, nell'unico istituto pubblico italiano che fa ricerca sui temi della formazione, delle politiche sociali e del lavoro, la "ricerca" vera e propria sia tanto ("soltanto" viene da dire) precaria. Dei 77 lavoratori stabili, soltanto dieci sono ricercatori (inquadrati al terzo livello); il resto, dirigenti di ricerca e figure di supporto (collaboratori e tecnici). Ma allora, in mezzo a tanti dirigenti, chi la fa la ricerca?

Loro, appunto. Trecentonove tempi determinati e centocinquantanove co.co.co. (totale, 468 come detto). E anche all'Isfol, come all'Istituto superiore di sanità (vedi il manifesto di ieri) sono precari di lunga data: dieci o dodici anni di continui rinnovi, con punte di quindici. E' lì che trovi chi monitora per conto dell'Istituto l'applicazione dei nuovi contratti (legge 30), lavora con un contratto a tempo determinato da quattro anni e, visto che "di risorse non ce ne sono", è sicuro che "non sarà stabilizzato". Chi ha un contratto di collaborazione dal 2002 (rinnovato di anno in anno) e svolge normale attività di ricerca tutti i giorni della settimana, "senza timbrare il cartellino" (ci mancherebbe), ma comunque con una media di sette o otto ore al giorno. Fino a chi, a suon di continue collaborazioni, va avanti da più di nove anni. Sempre di ricerca si tratta, sempre "sette ore al giorno, ma a volte anche di più", sempre "tutti i giorni". E con tanto di intervallo contrattuale di un mese tra un rinnovo e l'altro. "Senza prospettive", a quarant'anni e con famiglia a casa.

Anche l'Isfol fa parte di quegli enti pubblici dove è in corso, fino al 5 dicembre, la "settimana di mobilitazione della ricerca". Come gli altri enti è in attesa del rinnovo contrattuale. Il contratto è scaduto da 47 mesi, e nei prossimi giorni è in programma un incontro all'Aran. Ma c'è qualcosa che nel contratto nemmeno è nominato, e che sembra essere il vero tarlo della ricerca oggi: la precarietà. Così è nato un coordinamento trasversale tra gli enti, con lo scopo di aprire una vertenza nazionale che abbia come obbiettivo principale la stabilizzazione definitiva di tutti i precari della ricerca.

All'Isfol, il ministero del Lavoro (da cui dipende l'istituto) ha di recente approvato una nuova pianta organica, che prevede l'ampliamento del personale a tempo indeterminato a 107 unità (dagli attuali 77). I ricercatori del coordinamento precari però sono scettici. Di queste stabilizzazioni, solo cinque sarebbero ricercatori, e il resto personale amministrativo, tecnico e anche figure di dirigenza. "Di nuovo - dicono dal coordinamento precari - si configura una situazione in cui prevale l'accaparrarsi di posizioni di privilegio". E poi, aggiungono, rimane in piedi una domanda: nei bandi per le nuove assunzioni si terrà conto di tutta la sacca di precariato (i tempi determinati in questo caso)?

Il presidente dell'Istituto, Sergio Trevisonato, risponde di sì. Parla (cautamente) di "una situazione anomala", ma conferma, pur negando "qualsiasi tipo di ingerenza politica", la richiesta del ministero di inserimento di quelle tre figure dirigenziali incluse nell'ampliamento dell'organico (e contestate dai lavoratori). Al fondo, come sempre, c'è un problema di risorse. Risorse che in maniera stabile (ma sempre minore) vengono garantite dal ministero, in maniera più flessibile (ma più cospicua) dai vari progetti di ricerca, soprattutto dall'Ue. Quest'anno, dice Trevisonato, è stata fatta richiesta di un incremento dei fondi del 30%. Lui è fiducioso. I lavoratori, che terranno un presidio davanti all'Istituto lunedì prossimo, meno.


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