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Manifesto: «Il problema principale sono i licenziamenti. La protesta continua»

Mario Piemontese, di ReteScuole, non si fida della presunta retromarcia del governo sulla riforma scolastica. «Finché non vedo abrogato l'articolo che parla dei tagli alla scuola, che è il nodo fondamentale della riforma - dice - non posso essere soddisfatto». E, anche per questo, oggi sarà in piazza accanto ai lavoratori per lo sciopero generale.

12/12/2008
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il manifesto

Alessandro Braga
MILANO MILANO
Mario Piemontese, di ReteScuole, non si fida della presunta retromarcia del governo sulla riforma scolastica. «Finché non vedo abrogato l'articolo che parla dei tagli alla scuola, che è il nodo fondamentale della riforma - dice - non posso essere soddisfatto». E, anche per questo, oggi sarà in piazza accanto ai lavoratori per lo sciopero generale.
Sembra che il maestro unico sia saltato. Può essere una prima vittoria? E se sì, è sufficiente?
Non vorrei sembrare il solito pessimista, ma non riesco a vedere nell'annuncio del governo una vittoria. Intanto perché il maestro unico era già facoltativo. Il nodo fondamentale sono i tagli, e mi pare che non sia messo in discussione il fatto che 30mila insegnanti nel giro di tre anni dovranno essere «espulsi» dalla scuola. Quindi non vedo proprio dove sia la vittoria. Anche nelle scuole medie i numeri sono gli stessi, e anche in questo caso il governo non ha detto niente, confermando i medesimi tagli già previsti precedentemente. Del resto erano partiti proprio da qui, dai tagli. La modifica della scuola e l'inserimento del maestro unico erano arrivati in un secondo momento. La situazione continua a rimanere molto preoccupante. Finché non vedo abrogato l'articolo riguardante i tagli nella scuola, non posso parlare di vittoria, in nessun caso. Semmai di vittoria di Pirro.
Almeno il tempo pieno è salvo. E poi non ci sarà più l'innalzamento del numero massimo di alunni per classe.
Il problema del tempo pieno sono le compresenze. Oggi due insegnanti lavorano 22 ore ciascuno, per un totale di 44 ore. I bambini restano in classe 40 ore. Nelle ore di compresenza c'è così la possibilità di fare gruppi separati, lavorare meglio con i bimbi, in modo da agevolare il recupero e l'inserimento di casi problematici. Con la riforma non si sa che fine faranno, e questo sarà sicuramente un danno per il sistema formativo italiano. Sul maggior numero di alunni per classi, devo dire che anche quella era una scelta che era stata fatta per risparmiare. Ora, visto che comunque dovranno economizzare, non capisco cosa vogliano fare.
Per la scuola superiore la riforma viene fatta slittare di un anno. Questa è una vittoria?
Anche qui, se non vedo nulla di negativo, non riesco tuttavia a gioire. E il motivo è sempre lo stesso, quello dei tagli. Cosa faranno? O li faranno ugualmente anche se fanno slittare la riforma oppure li scaricheranno in altri settori, ad esempio le elementari, dove diventa più facile farli. Se nell'arcipelago delle superiori è difficile capire dove e chi tagliare, alle elementari è tutto più semplice: da due maestri si passa a uno, e il gioco è fatto.
Insomma, i motivi per scendere in piazza oggi restano tutti.
Certo. Lo sciopero resta confermato perché le ragioni per farlo restano. Non so se le uscite del governo siano state un modo per depotenziare la protesta, ma il nodo fondamentale rimane, ed è che ci sono 132mila lavoratori della scuola che rischiano di perdere il loro posto di lavoro. A questo si aggiunge una protesta contro il modello di scuola che ci viene proposto e che, a nostro avviso, non funziona. Dunque saremo in piazza certamente, e speriamo di essere in tanti.
Lo sciopero di oggi è il momento conclusivo o solo un passo della vostra protesta?
Si continua. La prossima battaglia sarà al momento dell'apertura delle iscrizioni per il nuovo anno. E poi si vedrà.


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