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Manifesto-Fatti privati

Fatti privati ROBERTA CARLINI C'è una proposta in parlamento che chiede di riattaccare l'aggettivo "pubblica" al sostantivo "istruzione". Parla del ministero attualmente gestito dalla top manager ...

04/12/2002
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il manifesto

Fatti privati
ROBERTA CARLINI
C'è una proposta in parlamento che chiede di riattaccare l'aggettivo "pubblica" al sostantivo "istruzione". Parla del ministero attualmente gestito dalla top manager Letizia Moratti. Con tutta evidenza è una proposta utopica: nello stato in cui siamo, sarebbe già tanto mantenere un senso al sostantivo, all'"istruzione". Lo stato in cui siamo è evidenziato da qualche fatto recente. Sabato scorso i sopravvissuti della scuola abbattuta dal terremoto nel Molise hanno avuto l'opportunità di entrare in un'altra scuola, nuova di zecca benché prefabbricata. Il prefabbricato è stato gentilmente offerto dagli ascoltatori di un telegiornale e dai lettori di un grande quotidiano. E' quella che il luogo comune giornalistico chiama "gara di solidarietà". Un'opera generosa, dal punto di vista di chi dà e anche di chi riceve. Il governo non c'era, all'inaugurazione. Assenza reale e simbolica: prima (parole di Ciampi) "non abbiamo saputo proteggere" i nostri bambini, adesso affidiamo i primi passi della ricostruzione alla carità delle moderne dame di San Vincenzo. Del resto, quando si parla di ricerca scientifica a tutti vengono in mente le maratone televisive per la raccolta fondi, pochi pensano al bilancio del ministero relativo (e nessuno pensa al bilancio della Fiat).

E qui veniamo a un altro fatto. Per due volte in due giorni il presidente della repubblica ha difeso il ruolo dello stato centrale nella scuola, in aperta polemica con i fautori della devolution che vorrebbero affidare l'istruzione alla competenza esclusiva delle regioni. Il doppio monito e il successivo abbaiare di Bossi segnalano la gravità della situazione. Il punto non è la difesa di una ipocrita unità nazionale, ma il mantenimento di un'idea della collettività e dei beni pubblici, in una situazione in cui il nostro futuro è già fortemente ipotecato: prima di Ciampi ieri a Siena aveva parlato il rettore dell'università, dicendo che con il pensionamento degli attuali docenti nell'università si aprirà un baratro, non ci sarà nessuno per sostituirli.

Ultimo fatto. In questi giorni alla camera si vota su una legge per immettere in ruolo un bel po' di precari. Sono i 21.000 insegnanti della religione cattolica, ai quali sarà riservato un concorsino ad hoc e l'agognata assunzione. La procedura è la seguente: il vescovo li sceglie, lo stato li assume. Il gradimento della diocesi può essere revocato in qualsiasi momento: ad esempio, nel caso che l'insegnante divorzi, o faccia qualcos'altro incompatibile con la dottrina che insegna ma non con i diritti dei cittadini. A quel punto, il docente non potrà più insegnare la religione, toccherà allo stato ricollocarlo in qualche modo. Ammesso che la Corte costituzionale ammetta quest'obbrobrio, un principio unificante dunque nella scuola della devolution resterà: e il suo rispetto sarà affidato alla Cei.


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