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Manifesto-Devolution, Bossi contro Ciampi

Quirinale: "Il coordinamento in campo scolastico rimanga allo stato". Replica il Carroccio: "Non interferisca" COSIMO ROSSI. Lo Stato deve "mantenere il coordinamento" nel campo dell'istruzione e in...

04/12/2002
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il manifesto

Quirinale: "Il coordinamento in campo scolastico rimanga allo stato". Replica il Carroccio: "Non interferisca"
COSIMO ROSSI.
Lo Stato deve "mantenere il coordinamento" nel campo dell'istruzione e in quello scolastico. Nel giorno in cui la riforma della devolution slitta per l'assenza del numero legale al senato, Carlo Azeglio Ciampi entra per la seconda volta consecutiva a gamba tesa nel dibattito sul federalismo. Anzi, per come la vede Umberto Bossi nell'editoriale sulla Padania di oggi il capo dello stato "interferisce con la volontà del parlamento". Dall'inaugurazione dell'anno accademico dell'università di Siena, Ciampi torna infatti a parlare di unitarietà del sistema scolastico: "Non c'è dubbio - dice - che questo sia un punto centrale nella vita dello stato, con la sua attuazione e diversificazione nelle diverse aree". "Su questo punto - aggiunge Ciampi sapendo di mentire - credo ci sia il consenso generale". Senonché il consenso del Carroccio è escluso in partenza. "Non ritengo fosse un'uscita necessaria", commenta infatti Bossi aggiungendo polemicamente che "Ciampi ha parlato di regionalismo e non di federalismo, che è un passo indietro rispetto alla situazione attuale".

Tra il Carroccio e il Quirinale, insomma, lo scontro sulla devolution è sempre più aspro. E si aggiunge lla tensione già alta sul progetto di riforma. Non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche all'interno della stessa casa delle libertà. Il ministro degli interni Beppe Pisanu - ad esempio - ha sollevato diverse perplessità circa il rapporto tra azione del Viminale e legislazione esclusiva delle regioni in materia di polizia locale; mentre il centristi dell'Udc non hanno mai nascosto un diverso approccio al federalismo.

Se dunque Bossi si infuria con il Colle, anche il presidente del consiglio Silvio Berlusconi si fa sentire, ma per precisare (e assicurare) che "sarà compito dello stato centrale indicare i contenuti della formazione scolastica e i livelli minimi dell'assistenza sanitaria". Al riguardo, il ministro degli affari regionali Enrico La Loggia conferma che il testo sulla devolution verrà modificato sensibilmente dalla stessa maggioranza quando affronterà il primo passaggio a Montecitorio.

Nel giorno in cui l'esame della legge è saltato per la diserzione dei senatori di maggioranza e l'ostruzionismo delle opposizioni, proprio le intenzioni di modifica in corsa della devolution scatenano l'indignazione del centrosinistra. "E' un fatto grave che la maggioranza voglia approvare una riforma annunciando allo stesso tempo che essa sarà cambiata alla camera", commenta il capogruppo ds Gavino Angius denunciando l'"oltraggio al lavoro del senato". Mentre l'ex presidente di palazzo Madama Nicola Mancino osserva: "Dichiarando in anticipo che alla camera la legge sarà profondamente cambiata, una maggioranza tetragona svaluta il ruolo del senato".

A margine di Ciampi si sono fatti sentire a Siena anche gli studenti, che hanno vivacemente contestato il ministro Letizia Moratti e il suo progetto di riforma scolastica; mentre anche il rettore Piero Tosi ha lamentato le ristrettezze di bilancio in cui versano università e ricerca. A fianco del Colle intervengono invece i sindacati della scuola: "L'istruzione e la formazione sono un bene che la Costituzione italiana affida alla repubblica", osserva la Cgil. Mentre anche i Cobas plaudono al capo dello stato, pur rilevando che il "coordinamento" da lui evocato non basta.

Le parole di Ciampi, comunque, nulla cambiano all'iter della riforma. Come manda a dire la Lega, "on devono essere lette come freno al processo di riforme istituzionali attualmente in corso". Lo stesso Berlusconi, del resto, conferma si procede senza indugi. E oggi, o al massimo domani, il senato dovrebbe licenziare in prima lettura la devolution della Costituzione.


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