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Libertà: «Sono capaci solo di punire ma la scuola è un'altra cosa»

Mimmo Pantaleo boccia il ministro Gelmini e la sua riforma

07/01/2010
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Libertà

«Sono capaci solo di punire ma la scuola è un'altra cosa»

ROMA - Una visione antica, superata, perché punitiva e senza prospettiva. Il segretario nazionale della Cgil scuola (Flc-Cgil) Mimmo Pantaleo boccia il ministro Gelmini e la sua riforma.
Un altro tassello di riforma: chi farà troppe assenze sarà respinto o non ammesso all'esame di Stato. Che cosa ne pensa?
«Che nella scuola ci sia più serietà e più rigore contro comportamenti non consoni è giusto. Ma il ministro Gelmini mi dovrebbe spiegare: cosa c'entrano le occupazioni? Mi sembra che questo sia solo un tentativo di limitare, vietare le discussioni e i dibattiti degli studenti. E allora dobbiamo ancora capire qual è la missione fondamentale della scuola che non è solo quella di sanzionare, di punire, ma anche di capire e aiutare i soggetti più deboli, i ragazzi più "difficili". E' evidente che si scontrano due modi completamente opposti di ragionare, la Gelmini ormai lo sappiamo ha una concezione della scuola che deve sanzionare e bocciare».
Concezione superata?
«Sì, la scuola ha bisogno di valutare merito e comportamento, però si devono fare tante altre cose. Va evitata la dispersione scolastica, si devono aiutare i soggetti più deboli. Come si può pensare a un tale modello di scuola nel quartiere San Paolo di Bari o in qualche rione difficile di Palermo... Siamo di fronte, purtroppo, a un'idea di scuola vecchia, superata, e dico anche classista».
Perché classista?
«Perché il ministro Gelmini pensa a un modello di scuola cucito addosso ai "figli di papà", cioè coloro che possono permettersi di perdere un anno di scuola o che possono cambiare dalla pubblica alla privata senza problemi. Il fattore economico non va sottovalutato nel giudicare questi provvedimenti. Pensiamo al figlio di un operaio, o a chi ha una situazione familiare difficile, e magari è costretto a fare delle assenze. E aggiungo che la scuola deve essere attrattiva e in sintonia con la testa dei ragazzi, con i mutamenti della società. Servono altri tipi di interventi».
Che tipo di interventi?
«Parlo anche delle infrastrutture, che sono vecchie e hanno bisogno di interventi, ma con otto miliardi di tagli e senza investimenti non si va da nessuna parte. Occorrerebbe riorganizzare i cicli, servono più ore di laboratorio ma non solo per la tecnica, anche per confrontarsi, per discutere, per l'integrazione. Come succede in tutta Europa ma non in Italia».
Discussioni e confronti. Si ritorna sulle occupazioni?
«Questo è un passaggio molto brutto. Il diritto a contestare e a manifestare c'è sempre stato, non vorrei che quella del ministro fosse una ritorsione per distruggere il dissenso. Ma con le concezioni autoritarie si va poco lontano. Ho sfidato il ministro Gelmini a tirare una linea e a fare un bilancio di questo anno e mezzo di interventi per capire se hanno migliorato o peggiorato la scuola. Quando tutto è subordinato ai risparmi, a tagliare 140mila insegnanti, a introdurre solo regole di disciplina, divieti, gerarchie, non va bene, e ci allontaniamo dagli altri Paesi europei».
p. ca.


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