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Liberazione-Una Finanzaria per dividere l'Italia

Respinti gli emendamenti delle opposizioni. Vespaio su Roma capitale Una Finanzaria per dividere l'Italia Gemma Contin Tremonti-Bossi-Micciché: sono loro tutti gli uomini del presidente; n...

13/11/2002
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Liberazione

Respinti gli emendamenti delle opposizioni. Vespaio su Roma capitale
Una Finanzaria per dividere l'Italia
Gemma Contin
Tremonti-Bossi-Micciché: sono loro tutti gli uomini del presidente; nonché padri, madri e matrigne della Finanziaria 2003, votata ieri sera alla Camera dei deputati e che da oggi passerà al vaglio del Senato.
E' su questo asse (e sulle lobby e spartizioni elettorali che rappresentano: Confindustria, evasori fiscali, Nord lombardo-padano e interessi "particolari" della Sicilia) che trovano allocazione le poche risorse che una Finanziaria "ridicola e insufficiente" - come l'ha definita Mario Lettieri della Margherita - riuscirà a spremere da un Paese ripiegato sulle ginocchia e avviluppato in una crisi economica senza precedenti, che va smantellando mattone dopo mattone il sistema industriale nazionale. Dopo la Fiat, infatti, cadono una dietro l'altra la Cirio, la Pirelli, la Marzotto, in una lunga lista di stati di crisi che aleggia e che si tradurrà inevitabilmente, oltre che in posti di lavoro a rischio, in un gettito fiscale "a perdere".

Ma il punto davvero dolente di questa Finanziaria è la divisione del paese in due. Il centrodestra, dopo aver spaccato il sindacato, applica al territorio il suo pensiero dominante del divide et impera, suscitando e giocando con i mille campanilismi che non hanno mai consentito all'Italia di agire l'unità nazionale.

Da una parte il Sud, derelitto e negletto, a cui dopo un indecente tira e molla si erogherà forse quello che il centrosinistra aveva già assicurato con il credito d'imposta, i bonus per l'occupazione, i contributi a fondo perduto. A questo Sud si mostra lo specchietto per le allodole di un contributo clientelare di 80 milioni di euro una tantum per gli Lsu di Palermo, che non creerà nuovi posti e non risolverà la questione strutturale dei lavoratori socialmente utili e del loro ruolo nella pubblica amministrazione. E si fa intravvedere il luccichio di un gettito regionalizzato a carico delle imprese con insediamenti delocalizzati, senza spiegare che le imprese pagheranno comunque una volta sola e dunque quello che andrà alle Regioni non andrà più allo Stato, il quale dovrà rifarsi su altre voci come la sanità, come i servizi locali, con la stretta alla spesa di regioni e comuni, con la sospensione delle nuove addizionali locali.

In questo Sud è stata relegata anche Roma "capitale", a cui si negano soldi già promessi per il sistema dei trasporti, penalizzando al tempo stesso non solo la giunta capitolina (di centrosinistra) ma lo stesso governatore del Lazio Francesco Storace, dissidente di An e dunque da punire.

Dall'altra si apre una linea di credito privilegiato a un Nord sempre più aggressivo che, forte delle pressioni e del potere ricattatorio della Lega, riesce a ottenere a sua volta il credito d'imposta anche per le "aree svantaggiate" settentrionali, a cui si assicura una dotazione finanziaria di 30 milioni di euro all'anno fino al 2006 (quando si voterà di nuovo), e che riesce a strappare per Milano quei fondi che son negati a Roma. Non basta. I veri beneficiari di questa finanziaria saranno gli evasori e gli elusori, a cui sono indirizzate le misure del concordato fiscale pregresso e preventivo e il famoso "scudo" per il rientro dei capitali esteri.

Silvio Berlusconi continua a sostenere che il suo governo ha rispettato gli impegni elettorali con i cittadini, applicando sgravi fiscali alle imprese e alle famiglie con redditi di fascia bassa. Ma anche questo è un mero imbroglio mediatico, un'illusione ottica, per così dire, perché le famiglie potranno anche pagare qualcosa di meno in tasse e balzelli, ma dovranno pagare così tanto in servizi venuti a mancare che il saldo sarà una perdita secca all'eterno gioco delle tre carte orchestrato da Tremonti e soci.

Respinti tutti gli emendamenti delle opposizioni, è passata una manovra che, dice ancora Lettieri, dovrà esser riproposta in aprile perché una serie di provvedimenti sono a malapena virtuali, senza una reale copertura. E' il caso della scuola, che subisce un colpo di maglio su bidelli e insegnanti di sostegno, che prevede la riduzione del classi e tagli del 40% al personale di ruolo e del 20% al personale ausiliario. E' il caso della sanità, con le Regioni che dovranno stringere i cordoni della borsa. Ed è il caso, per andare sul concreto, del raddoppio ferroviario Palermo-Messina, promesso dopo l'incidente di Rometta, che non vedrà mai la luce perché non si sa dove siano i fondi per intraprendere i lavori, proprio mentre si promettono opere grandiose e faraoniche come il Ponte sullo Stretto.

"Bisogna cambiare radicalmente l'impostazione e la direttrice delle politiche per il Mezzogiorno - ha detto in Aula il presidente dei deputati di Rifondazione comunista Franco Giordano, preannunciando il voto contrario del partito -. Ritornare a investire sulla forza lavoro, sulla formazione, sui diritti e sulla qualità e pubblicità dei percorsi formativi. Bisogna reinventare uno spazio pubblico nell'economia e sottrarre al mercato la funzione di moltiplicatore delle differenze e delle dipendenze; fare leva sulle risorse naturali e di memoria per piegare a una dimensione qualitativa la prospettiva dell'occupazione; riprogrammare gli insediamenti industriali scartando quelli nocivi al territorio e all'ambiente".

Per un attimo l'utopia di Firenze e di Porto Alegre, il respiro fresco di quel milione di donne e uomini, ragazze e ragazzi no global, che domenica hanno manifestato contro la guerra e contro l'egemonia del mercato e di un liberismo senza libertà, ha percorso come un fremito lieve i sordi scranni di Montecitorio.


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