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Liberazione-Scuola, bloccate le nomine

Scuola, bloccate le nomine Per i posti vacanti il Governo pensa a supplenti mal pagati e poco rispettati A febbraio Tremonti valutava le assunzioni intorno alle ventunomila unità, ora la...

18/07/2002
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Liberazione

Scuola, bloccate le nomine

Per i posti vacanti il Governo pensa a supplenti mal pagati e poco rispettati

A febbraio Tremonti valutava le assunzioni intorno alle ventunomila unità, ora la prospettiva è scesa a 4500. Ma i posti necessari sono almeno centomila
Lo scorso anno il neonominato ministro Moratti aveva posto alle operazioni di nomina da parte dei provveditorati il termine del 31 luglio. Per accelerare i tempi di lavoro prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, aveva detto con piglio tecnocratico e manageriale.
Ma questo limite temporale si traduce oggi in un boomerang: purtroppo non solo per la sua immagine, ma soprattutto per migliaia di precari e vincitori di concorso in attesa di nomina.

Due giorni fa i direttori regionali sono stati convocati a Roma per sentirsi dire che le nomine in ruolo non si faranno in tempo e che quindi si predispongano pure ad attuare solo supplenze annuali sui posti vacanti.

Ufficialmente la causa è l'indecisione del Governo che a 14 giorni dalla scadenza non ha ancora emanato il decreto sulle assunzioni in ruolo. Vale a dire che non ha ancora definito quante assunzioni si faranno quest'anno. Ed è giusto parlare di Governo e non del solo Ministero dell'Istruzione perché il provvedimento è emanato di concerto col Ministero dell'Economia e i "ritardi" sono imputabili probabilmente calcoli che non tornano nella definizione della spesa per queste operazioni e, conseguentemente a ciò, anche a divergenze tra i due ministeri.

Le finanziarie precedenti infatti prevedevano per quest'anno circa trentamila nuove assunzioni, ma l'ultima finanziaria lasciava sperare in non più di 8.500. A febbraio tuttavia sia il ministro che il sottosegretario Aprea si erano lasciate andare ad ottimistiche valutazioni dichiarando alla stampa che le assunzioni avrebbero potuto essere ventunomila. Ultimamente però si era parlato di nuovo di una quantità di posti non superiore ai novemila e infine un noto quotidiano economico aveva lasciato trapelare la notizia che le nomine sarebbero state solo 4.500.

Perché questo andirivieni di cifre? La causa sarebbe la spesa per la scuola, messa sotto accusa dal ministro dell'Economia, Tremonti: l'operazione tagli agli organici non sarebbe andata come doveva o non avrebbe dato i frutti sperati. Probabilmente meno insegnanti del previsto si sono lasciati allettare dall'idea di sfondare il proprio orario di cattedra per guadagnare quattro soldi in più e siccome alle prestazioni frontali non è possibile rinunciare, alla fine il taglio si è scaricato tutto sui tempi pieni, sui nuovi posti della scuola materna e sui progetti. Cioè proprio laddove ce ne era più bisogno e dove questi organici servivano a potenziare la qualità della scuola o la sua crescita. Non a caso anche il decreto sugli organici, che normalmente usciva a febbraio o marzo, è uscito da pochi giorni e non senza nuove sorprese: sotto la mannaia stanno finendo i posti di sostegno. E mentre Berlusconi da Costanzo prometteva l'insegnamento dell'inglese fin dalla prima elementare, il ministero emanava un circolare per limitare i corsi di lingua straniera.

Insomma con una uscita del decreto su 4.500 assunzioni in ruolo oltre il 31 luglio il Governo prende due piccioni con una fava: rinvia al prossimo anno le assunzioni e risparmia sul numero. Per questo il sindacato, almeno per quello che riguarda la Cgil, si sta attrezzando, anche con una diffida legale, per chiedere l'effettuazione delle nomine in ruolo in deroga al termine del 31 luglio e comunque per ottenere a favore del personale interessato la garanzia di tutti benefici giuridici ed economici.

Infatti i posti vacanti per la verità ammontano a tutt'oggi a oltre centomila, e vanno comunque coperti ma a questo ci penseranno supplenti mal pagati e poco rispettati nei loro diritti. A cominciare dal fatto che in questo momento vivono la più grande incertezza circa i tempi delle chiamate e circa le regole delle convocazioni: non esiste un regolamento, quello che c'era si è rivelato inapplicabile anche grazie ai decreti varati lo scorso anno dal ministro Moratti, e il momento è reso difficile dall'approssimarsi delle ferie estive.

Pino Patroncini, Cgil Scuola


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