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Liberazione: «Le posizioni laiche non hanno spazio»

Egidio Longo, ordinario di Fisica alla Sapienza

20/01/2008
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Liberazione

Egidio Longo, ordinario di Fisica alla Sapienza sulla presenza
di Benedetto XVI all'inaugurazione dell'anno accademico

Elena Ritondale
Abbiamo incontrato il prof. Egidio Longo, ordinario di fisica all'Università La Sapienza e fra i firmatari della lettera al rettore. A lui abbiamo chiesto di commentare la vicenda e di parlarci dell'attuale situazione della Sapienza.

Le reazioni politiche alla lettera sono state generalmente negative. Come lo spiega?
La lettera era stata scritta al rettore mesi fa e non saprei perché è tornata fuori negli ultimi giorni. Oggi denigrarne lo stringato testo è molto facile e può sembrare persino ragionevole, ma si trattava di una lettera al rettore (dal quale non abbiamo mai ricevuto risposta), in appoggio a una lettera molto più articolata del prof. Cini, che peraltro è pubblica da tempo, anche se nessuno si è dato la pena di leggerla ed eventualmente controbattere. Se avessimo pensato a qualcosa da rendere pubblico, lo avremmo scritto in modo molto diverso e in tempi diversi. Tuttavia il "linciaggio" politico-mediatico dimostra che oggi sono proprio le posizioni laiche ad avere difficoltà a trovare uno spazio sulla scena pubblica.

In passato l'università è stata all'avanguardia nell'elaborazione di idee laiche e libertarie. Perché oggi si ha l'impressione che sia più simile a una trincea, costretta su posizioni difensive del proprio ruolo, che non a un laboratorio?
Intanto devo dire che chi, venendo all'università in questi giorni, sia passato per il dipartimento di fisica, ha trovato un laboratorio scientifico e non una trincea. Se invece vogliamo dire che l'università non è più il laboratorio dove si elaborano le idee sulla nostra società, allora dobbiamo riconoscere che la competizione con altri luoghi di discussione come i salotti televisivi è persa in partenza, anche se proprio le vicende di questi giorni dimostrano quanto possano essere "profondi" i dibattiti in queste sedi. Certo l'elaborazione sulla laicità e in genere sui temi cari alla sinistra è carente ovunque e l'università, come altre istituzioni, non può che rispecchiare il livello non proprio elevato del dibattito politico e culturale in Italia.

Secondo lei ci saranno azioni nei confronti dei firmatari della lettera?
No, non credo che possano esserci iniziative disciplinari, anche perché francamente non vedo quali potrebbero esserne le basi. Certo l'università di Roma non ne esce bene, visto che oggi le richieste delle dimissioni del rettore si incrociavano con quelle di una nostra rimozione. Del resto, le vicende della Sapienza sono state purtroppo sui giornali negli ultimi mesi per tanti motivi che poco hanno a che fare con il sapere. Non che manchino del tutto le notizie positive. Ad esempio, nelle scorse settimane è stata resa nota una analisi pubblicata dal settimanale tedesco "Die Zeit", nella quale il nostro dipartimento risultava il primo in Italia per la fisica e l'unico della Sapienza ad essere annoverato nella prima categoria, quella di "eccellenza". Ma non mi risulta che di questo si sia fatto un gran parlare sui giornali… Non mi aspetto nulla di serio contro di noi, ma neppure che queste vicende suscitino un approfondito dibattito sulla attuale politica culturale della Sapienza.

Un primo bilancio sull'operato del ministro Mussi?
Mussi secondo me è partito con una buona idea, cercando di attuare degli interventi che fossero mirati e immediati, attraverso decreti attuativi ecc… Devo dire però che non ha funzionato, perché se non si interviene sul piano legislativo e al tempo stesso si pretende di agire nel profondo, si genera facilmente un intrico di norme e leggi da cui non si riesce più a uscire. L'esempio è la sequela di decreti con cui si è cercato di dare il via alla riforma dei corsi di studio dopo ben quattro anni. E poi qualcuno si deve mettere a tradurre questa selva di norme in un piano di studi che comporti effettivamente un miglioramento nella didattica. Non lo so, forse la politica italiana è in uno stato di paralisi tale che non si può fare nulla, di fatto però il risultato è che siamo in una situazione di difficile governabilità.

Molti altri articoli sull'argomento nel sito di Proteo Fare Sapere


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