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Liberazione: La Flc prepara lo sciopero: Per avviare il dialogo vanno tagliati i tagli

La Flc Cgil in piazza contro i tagli alla scuola

04/12/2008
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Liberazione

Scuola e università verso il 12 dicembre. Le proposte della Cgil

Tam Tam

Checchino Antonini
«Se restano i tagli di cosa si vuol dialogare?», chiede alla controparte la Flc, quella che una volta si chiamava Cgil scuola. «La Gelmini deve essere fermata prima che combini altri danni». E si deve aprire un confronto: «Altrimenti la mobilitazione andrà avanti anche dopo il 12 dicembre», avverte il segretario generale Mimmo Pantaleo.
Per lanciare lo sciopero generale, la Flc ha tenuto ieri una convention di segretari provinciali ed Rsu da tutta Italia, in un'aula magna di Roma III con interventi di ricercatori, maestri, insegnanti precari di lingue, musica e discipline artistiche, docenti universitari, genitori e studenti, almeno quelli della Reds, che gravitano attorno a Corso Italia dopo la rottura con l'Uds. L'Onda vera e propria non c'era ma c'erano tracce ovunque del fatto che anche lei stesse preparando lo sciopero. Quel giorno in alcune città, dal palco sindacale si sentirà anche la sua voce. Così annuncia Pantaleo nel suo lungo discorso che ha
confermato la bocciatura in tronco del pacchetto di decreti di Brunetta, Gelmini e Tremonti. Un cocktail di norme - dai grembiulini ai voti di condotta - e tagli a lento rilascio, così da essere percepiti pienamente solo dal prossimo anno scolastico. Data cui la Cgil vuole arrivare con un pacchetto alternativo di proposte. «Altro che riformisti del No come dice Galli Della Loggia», ripetono, uno in apertura, l'altro nelle conclusioni, Pantaleo e Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil venuto a testimoniare la centralità dei temi della conoscenza nella piattaforma dello sciopero generale.
Al centro del ragionamento del maggior sindacato europeo del comparto c'è l'urgenza di un ricambio generazionale e culturale. Ma per questo c'è bisogno di lavoro stabile. La Cgil, ventitre anni dopo i contratti di formazione lavoro, lo sa sebbene qualcuno a Corso Italia si rammarica dello smantellamento di fatto del controverso accordo di luglio del 2007, quello su welfare e pensioni. A qualificare l'impostazione della Flc,
la necessità di un sistema di apprendimento permanente inclusivo e qualificante, un piano straordinario di edilizia scolastica, l'obbligo scolastico a 16 anni (ma quanto prima a 18) senza le ambiguità morattiane della formazione professionale, la riorganizzazione della docenza, un cambiamento strutturale dei contenuti: scambio di competenze e studio dei grandi processi anziché nozionismo, centralità del Sud e di investimenti sulla cultura come antidoto alle piccole ed esclusive patrie leghiste, quelle delle classi-ponte.
Puntuale l'analisi della relazione tra regressione civile in corso e definanziamento dell'istruzione. «Il modello Italia - dirà Fammoni - soffre più di altri». In effetti, il differenziale sulla formazione tra l'Italia e l'Europa è fortissimo: dispersione scolastica al massimo e formazione degli adulti al minimo.
Nel dettaglio, le proposte della Cgil sulla scuola chiedono che nemmeno un euro risparmiato esca dal comparto istruzione. Si punta a un piano straordinario pluriennale con risorse certe per la bonifica degli edifici e la stabilizzazione dei precari. Va salvato il tempo pieno, ridotta la didattica frontale, potenziati i laboratori, favorita la valutazione. Anche negli atenei i soldi devono essere distribuiti secondo criteri di valorizzazione della qualità; la Flc insegue nuove regole per il reclutamento dei giovani basate su un contratto triennale retribuito e con tutte le garanzie, al termine del quale la valutazione del merito dia accesso al ruolo docente così da eliminare i finti concorsi; si chiedono anche l' abolizione graduale del numero chiuso, la riforma del dottorato di ricerca e l'avvio dell'Agenzia nazionale di valutazione. Da rivedere anche i meccanismi di reclutamento nella ricerca, nei conservatori e nelle accademie da omogeneizzare a quello universitario.


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