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Liberazione-Il ciramino di turno vuole riscrivere la storia

Il "ciramino" di turno vuole riscrivere la storia Sotto i colpi di decenni di incuria, riduzione progressiva delle risorse, riforme mancate e controriforme annunciate, il sistema italiano del...

13/12/2002
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Liberazione

Il "ciramino" di turno vuole riscrivere la storia
Sotto i colpi di decenni di incuria, riduzione progressiva delle risorse, riforme mancate e controriforme annunciate, il sistema italiano dell'istruzione (e della ricerca) se la passa davvero male. Basti scorrere le cronache di queste ultime settimane: scuole che crollano, o possono crollare da un momento all'altro, per il deplorevole stato dell'edilizia scolastica; insegnanti (e presidi) infuriati, malpagati, maltrattati; università scosse dalla dimissione in massa dei rettori; ricerca finita in coda all'Europa, con tanto di "fuga dei cervelli". Eccetera eccetera. Insomma, parlamento, esecutivo, ministero avrebbero una materia sterminata su cui riflettere, ragionare, legiferare. Invece, cosa fa la maggioranza di centrodestra? Nientemeno che proporre una risoluzione per mettere sotto controllo l'insegnamento della storia ed affermare "criteri oggettivi rispettosi della verità". Un'operazione evidentemente impossibile, come può spiegare ogni prof e ogni normale operatore scolastico. Una "baggianata sesquipedale" (grande un piede e mezzo, insomma enorme), come ha acutamente osservato il neosegretario dell'Ucd, Marco Follini. Ma anche un'iniziativa molto pericolosa, sul terreno ideologico e simbolico, che dà un altro colpo alla scuola repubblicana e allo stesso assetto costituzionale. Perciò, pur se siamo di fronte a una proposta ridicola, non c'è mica molto da ridere.

Anche questa volta, è toccato a un peone di Forza Italia imprimere il proprio marchio su un progetto "esagerato". Il ciramino in questione è tal onorevole Fabio Garagnani da San Giovanni in Persiceto: il progetto numero 2991 porta in effetti il suo nome e disciplina l'insegnamento della storia "in tutte le scuole di ogni ordine e grado", prevedendo testi di "assoluto rigore scientifico", "che tengano conto in modo obiettivo di tutte le correnti culturali e di pensiero", "per un confronto che assicuri un corretto apprendimento del passato, con particolare riferimento a quello più recente". Per capire la vera Weltanschaung dell'on. Garagnani, vi basti sapere che ha (ri) presentato, proprio qualche giorno fa, la proposta di istituire una commissione d'inchiesta "sulle violenze politiche in Emilia tra il 1944 e il 1948": quasi un'idea fissa, insomma, quella di mettere sotto processo la Resistenza. Aggiungiamo, per doverosa completezza d'informazione, che - sempre lui - è tra i firmatari di altre esemplari proposte legislative sulla scuola: quella che disciplina la parità, quella che immette i sacerdoti in ruolo alla faccia dei concorsi e delle graduatorie, quella che rende obbligatoria l'affissione del Crocifisso in tutte le aule scolastiche e in tutti gli uffici pubblici del regno. Infine, per non perdere il legame con il proprio territorio, questo Garagnani è riuscito, sempre in questi ultimi tempi, ad accrescere i finanziamenti statali alla Fiera di Bologna, a spese di Bari e di Verona: la scuola, qui, non c'entra niente, ma con l'uso delle pubbliche risorse c'entra, e come. Insomma, solo a un tipo così poteva venire in mente la bella idea di mettere sotto sequestro - o giù di lì - i manuali scolastici democraticamente orientati. Per la verità, c'era stato il precedente Storace, che, un paio d'anni fa, all'inizio del suo governatorato laziale, aveva agitato lo stesso tema - poi, però, si era ritirato in buon ordine, anche per insufficiente appoggio nazionale. Quella di oggi, dunque, è una recrudescenza tutta politica, parte integrante della lotta interna al Polo tra "estremisti" e "moderati", tra falchi e colombe. E la tendenza che sembra ormai dominante è quella "nazionalpopulista", a forti tinte anticomuniste, revisioniste, oscurantiste.

Chiunque sia dotato di buon senso, sa che nessuna scienza, nessuna visione culturale, nessuna idea degna di questo nome può definirsi "oggettiva". In questo senso, non solo la storia - la ricostruzione storica - è per definizione il risultato di un'ipotesi interpretativa (quindi di paradigmi e di valori soggettivi), ma anche la matematica è quasi un'opinione - almeno secondo la dimostrazione di Goedel che, perfino nell'aritmetica, possono presentarsi interrogativi "indecidibili". Non pretendiamo che i parlamentari del Polo abbiano dimestichezza con il tormento epistemologico del '900. Però, almeno potrebbero sospettare di una qualche crisi delle certezze assolute nel frattempo intervenuta, compresa la pretesa di un rigido controllo dell'esecutivo sulla formazione di base, la libertà d'insegnamento, i libri e i manuali. La verità è che, anche questa volta, siamo all'ennesima manifestazione di tipo strumentale e propagandistico: il bersaglio, come dicevamo, è la scuola pubblica, è il progressivo inquinamento del clima, è il tentativo di imporre un'egemonia, pur di basso profilo, a forza di censure e interventi autoritari. Non è detto che ci riusciranno, Ma è bene stare in guardia.


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