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Liberazione-Berlusconi, Stalin, Gronchi e Taviani

L'attacco all'Unità - Berlusconi, Stalin, Gronchi e Taviani di Piero Sansonetti Silvio Berlusconi ieri, nella solenne conferenza stampa di fine anno (diretta Tv), ha aggredito la giornalista dell...

25/12/2005
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Liberazione

L'attacco all'Unità - Berlusconi, Stalin, Gronchi e Taviani
di Piero Sansonetti
Silvio Berlusconi ieri, nella solenne conferenza stampa di fine anno (diretta Tv), ha aggredito la giornalista dell'Unità Marcella Ciarnelli e l'ha accusata di complicità in circa centomila omicidi. Roba da prendersi 10 ergastoli. Marcella Ciarnelli ha reagito con la grinta e l'ironia che le sono proprie, è stata brava come sempre. Però l'incidente non si può liquidare così. Berlusconi è il capo del governo, e in qualità di capo del governo ha eseguito una azione di intimidazione e di aggressione nei confronti di una giornalista e di un giornale dell'opposizione, per di più riducendo a macchietta la storia del dopoguerra e trascinando nelle sue accuse tutti i partiti di sinistra passati, presenti e futuri. Ha detto che gli eredi del comunismo sono comunque complici di Stalin, sventolando una edizione dell'Unità del 1953 nella quale si dava conto con grande risalto e grande senso di lutto della morte del dittatore sovietico.
Naturalmente per Berlusconi, si sa, c'è un problema di cultura politica. Lui fino a 15 anni fa faceva il televisionaro e il palazzinaro, e non si era mai occupato di politica (per di più, da allora, non ha mai letto un solo libro, per sua esplicita ammissione). Per questi motivi non sa molto delle cose della storia e della politica italiana. Ma proprio per questo dovrebbe forse non impicciarsi troppo di questioni che non conosce.
Trascriviamo, per sua informazione, il resoconto della seduta della Camera dei Deputati del 6 marzo 1953. "Dopo gli interventi di Palmiro Togliatti e Pietro Nenni prende la parola a nome del governo l'on. Paolo Emilio Taviani (esponente di primissimo piano della parte più moderata della Dc, ndr). Taviani dichiara: "Reverente dinnanzi agli imperscrutabili disegni di Dio, il popolo italiano ha appreso con viva commozione la notizia della dipartita del maresciallo Stalin, dell'uomo che così importante e vasta parte ha avuto negli avvenimenti mondiali di questi ultimi decenni. Il governo invia al governo dell'Urss l'espressione della sue condoglianze". A questo punto si leva in piedi il presidente Gronchi (democristiano anche lui, che due anni dopo sarebbe stato eletto presidente della Repubblica, ndr) e con lui tutti i deputati: "Con sincero rispetto - egli dice - mi associo alle alte espressioni di cordoglio manifestate per la morte di Giuseppe Stalin. Come eletto dei rappresentanti del popolo italiano, interprete del pensiero comune di tutti i colleghi, esprimerò le condoglianze della Camera italiana ai rappresentanti dei popoli russi, al soviet supremo dell'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. Accogliendo la proposta dell'on. Togliatti sospendo la seduta"".

Berlusconi, data la sua recentissima formazione politica, forse non conosce troppo bene i nomi di Taviani e Gronchi. Gli diciamo noi chi sono: i fondatori, con De Gasperi, del gruppo parlamentare europeo del quale lui fa parte. Cosa dire? Taviani e Gronchi (e Rubinacci e Paratore che parlarono al Senato, e tutti i parlamentari, di tutti i gruppi, che si alzarono in piedi per rendere onore al "maresciallo Stalin"...) come Marcella Ciarnelli sono complici dei delitti stalinisti? E' una forzatura questo paragone? No, non è una forzatura, anzi, casomai è una forzatura a danno della Ciarnelli: perché Gronchi e Taviani quelle parole le pensarono, le pronunziarono e le confermarono, mentre nel curriculum politico di Marcella Ciarnelli non si ritrova neanche un atto di approvazione dello stalinismo. Eppure la Ciarnelli si iscrisse al Pci quasi più di trent'anni fa (quando Berlusconi stava costruendo i palazzotti di Milano-2, o qualcosa del genere, e il Pci, guidato da Berlinguer, stava cercando di fermare le speculazioni e di riformare l'Italia: cosa che in parte gli riuscì anche abbastanza bene...).
Niente di nuovo: l'ignoranza politica di Berlusconi è abbastanza nota. Del resto a nessuna persona di buonsenso (e lui peraltro è al governo assieme ai dirigenti di un partito che è l'erede del fascismo italiano, e del nazismo, e che solo da una decina d'anni ha accettato, seppure gradualmente, di riconoscere gli "errori" di quelle dittature e di sospendere, in parte, i saluti romani) verrebbe in mente in una conferenza di rendiconto dell'attività annuale del governo, di sollevare polemiche, del tutto prive di pretesti, sui delitti commessi dal regime sovietico negli anni quaranta e nei primi anni cinquanta.
Si può archiviare il tutto come una delle solite gaffe del presidente. Però non è giusto fare così. E' sbagliato abituarsi. In un paese democratico e liberale non si può ammettere che il Presidente del Consiglio eserciti una azione così palesemente intimidatoria nei confronti della stampa. In nessun altro luogo dell'occidente questo potrebbe accadere. Far finta che siano solo goliardate è pericoloso, perché rischia di alzare la tentazione di autoritarismo che già è molto diffusa.
C'è un solo modo, elegante, per chiudere questo incidente. Che Berlusconi chieda scusa a Marcella Ciarnelli e all'Unità. E ammetta che confondere lo stalinismo con la storia gloriosa e ricchissima della sinistra italiana è un brutto errore e che non si ripeterà. Se avesse il coraggio di fare questo, il Presidente del Consiglio farebbe finalmente una bella figura.
24 dicembre 2005
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