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Le università del Meridione in guerra. Lezioni bloccate

Incontro rettori-Carrozza «Cambiare il decreto sui punti organici». Il 30 la scuola torna in piazza

29/11/2013
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l'Unità

Luciana Cimino

Niente lezioni universitarie ieri al Sud. Almeno 11 atenei del meridione hanno sospeso le attività per protesta contro la questione dei punti organico, la classifica che stabilisce la capacità di assunzione degli atenei. La tensione che covava nelle ultime settimane è esplosa ieri, in concomitanza con l'incontro tra il ministro all'Istruzione, Maria Chiara Carrozza e i rettori di 17 università del sud Italia, tra cui Napoli, Lecce, Reggio Calabria, Isernia, Bari. Studenti, rettori, docenti di ruolo e precari, personale amministrativo, sindacati: tutti uniti contro il rischio che la ripartizione del turn over per il 2013 possa dare il colpo di grazia al sud, tanto da rendere concreto il rischio di chiusura di alcuni corsi di laurea con la conseguente depressione del territorio in cui erano ubicati. «La strategia è lucida e diabolica ha dichiarato il rettore di Foggia, Giuliano Volpe vogliono chiudere le nostre università». «I problemi del Mezzogiorno continuano a non trovare adeguata percezione nelle linee programmatiche del Governo – dice il rettore dell'Università della Basilicata, Mauro Fiorentino oggi manca una mediazione politica attenta che rilanci il fondamentale ruolo di presidio culturale e della legalità che le Università svolgono nelle aree più difficili del Paese». E così ieri mentre gli atenei bloccavano la didattica e gli studenti si riunivano in assemblea (con i precari del politecnico di Bari in “marcia funebre”), i rettori, con il supporto dei direttori generali, hanno sottoposto il loro documento alla ministra. Nel testo chiedono, «affinché siano assicurati omogenei standard qualitativi di alta formazione e ricerca e il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale», l'introduzione di clausole di salvaguardia finanziaria che consentano di preservare gli equilibri di bilancio degli atenei nel 2014 e il recupero delle disparità causate dal Dm. Inizialmente la riunione con i “magnifici” avrebbe dovuto svolgersi a Napoli, dove era previsto un presidio di studenti e docenti. A meno di 24 ore però è stata spostata a Roma, al Miur. Un cambio di programma accolto con disappunto. « La ministra aveva paura di essere contestata dagli studenti o ha rinunciato per paura di essere sbugiardata?», chiede l'Unione degli Universitari (Udu). «Una riunione costruttiva», l'ha definita Carrozza dopo tre ore di confronto. «Soddisfatti» anche i rettori. «Incontro lungo e costruttivo – ha commentato Antonio Felice Uricchio, dell'Università Bari Sono stati toccati tutti i temi che riguardano il finanziamento dell' università. Sono fiducioso che si possa arrivare a una definizione di regole eque». Alla fine non c'è stato accordo ma la condivisione di un metodo di lavoro con l'obiettivo di arrivare a un Patto nazionale per l'università e la ricerca. Quanto ai punti organico, la ministra ha ammesso «grosse difficoltà che dipendono dalle finanze dello Stato» pur riconoscendo che nella ridefinizione dei finanziamenti andrebbe valutato il contesto socio-economico di ubicazione delle università. Ha poi annunciato «la delega per un testo unico che riorganizzi la normativa del settore e un provvedimento che sto elaborando e che va condiviso». Deluse invece le organizzazioni degli studenti. «Siamo stufi di assistere al conferimento di deleghe al Governo – dice il portavoce nazionale di Link, Alberto Campailla qualsiasi riforma dell'Università deve essere costruita all'interno di un vero dibattito con tutta la comunità accademica nazionale».


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