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Lasciate stare i Professori, no a scelte retroattive

«Quando una società scialacquatrice ha necessità estrema di denaro lo sottrae anche alle scuole. Questo è uno dei più iniqui delitti dell’umanità e il più assurdo dei suoi errori». Maria Montessori

08/01/2014
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Corriere della sera

«Quando una società scialacquatrice ha necessità estrema di denaro lo sottrae anche alle scuole. Questo è uno dei più iniqui delitti dell’umanità e il più assurdo dei suoi errori». Maria Montessori, nei suoi scritti, espresse un giudizio chiaro e durissimo sui tagli alla scuola, lo ricordava l’ultimo numero di «Sette». Chissà quanti insegnanti italiani avranno ricordato quella frase nelle ore in cui il ministero dell’Economia progetta di chiedere la restituzione delle somme percepite grazie agli «scatti stipendiali» da gennaio 2013 a oggi. Vengono in mente altre autorevoli parole, quelle pronunciate dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 23 settembre 2013 in occasione dell’apertura dell’anno scolastico: «I risultati di varie ricerche ci dicono che più di altri fattori conta l’apporto degli insegnanti. E quindi ci si deve impegnare a investire — in risorse e iniziative — come il governo ha iniziato a fare, perché la già notevole professionalità dei nostri docenti si rafforzi». Anche in questo caso, c’è da chiedersi cosa penseranno gli insegnanti italiani: il presidente della Repubblica ci promette un investimento del governo anche in termini economici, e ora ci richiedono indietro ciò che ci era stato concesso per anzianità dopo anni di attesa, e con tutti gli arretrati.
Non ha affatto torto Matteo Renzi quando afferma che sembra un set di «Scherzi a parte». Il problema è che si sta giocando davvero col fuoco: se un settore delicatissimo per le nostre future generazioni, come la scuola, si dovesse bloccare con uno sciopero (prevedibilmente compattissimo) c’è da immaginare una inevitabile reazione a catena. Anche perché il fermo del mondo dell’istruzione avrebbe una vastissima ripercussione tra milioni e milioni di genitori, anche dal punto di vista semplicemente organizzativo.
Si può benissimo discutere sull’opportunità di sospendere, dal gennaio 2014, il famoso scatto. E non è questa la sede per dibatterne il senso e la giustificazione. Ciò che appare francamente mostruoso e inaccettabile è l’ipotesi della restituzione. Il ministro Saccomanni, dal suo punto di vista tecnico, sostiene che il recupero richiesto nella busta di gennaio 2014 «è un atto dovuto da parte dell’amministrazione perché il Dpr n.122 entrato in vigore il 9 novembre ha esteso il blocco degli scatti a tutto il 2013». Nulla da eccepire, appunto nella tecnicalità della prosa e dell’assunto logico e giuridico. Ma in questo caso una ragione inappuntabile può trasformarsi in una miccia capace di provocare un clamoroso incendio, e proprio in quella scuola che dovrebbe assicurare ai nostri figli una formazione all’altezza delle sfide anche europee. E’ dunque indispensabile individuare un qualsiasi meccanismo economico che eviti questo vero e proprio salasso per stipendi certo non faraonici.
E poi c’è da sottolineare un altro aspetto. Quando si mette mano allo spirito della spending review, ci sono sempre mille resistenze da vincere. Per ogni revisione di spesa, affiora puntualmente una buona ragione per evitarla, individuando un’eccezione che si somma ad altre eccezioni. Come ha raccontato il 28 dicembre Gian Antonio Stella, il governo è riuscito per esempio a nominare 207 prefetti, ovvero il doppio delle prefetture a disposizione. Ma misteriosamente, quando si tratta di amputare gli stipendi degli insegnanti, si trovano sempre autostrade spalancate. Semplicemente perché la categoria è sola nel difendere se stessa. A parte i tesori degli archivi, che ci riportano alla memoria invettive attualissime come quella della grande Maria Montessori, perfetta per questo inizio 2014.
Paolo Conti
 


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