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La Stampa-Tagli alle cattedre, 25 mila in meno

alle cattedre, 25 mila in meno Il ministero: entro il 2004. I sindacati: saltano 70 mila posti ROMA 25 mila cattedre in meno entro il 2004, annuncia il ministero dell'Istruzione. Il go...

12/01/2003
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La Stampa

alle cattedre, 25 mila in meno
Il ministero: entro il 2004. I sindacati: saltano 70 mila posti

ROMA

25 mila cattedre in meno entro il 2004, annuncia il ministero dell'Istruzione. Il governo, protestano i sindacati, ha in serbo un colpo di mannaia da 70mila posti di lavoro se si calcolano anche i non docenti. La scuola stringe la cinghia ed è guerra di cifre sul piano di tagli che, oltre ai "prof", coinvolgerà migliaia di lavoratori tecnici, amministrativi e ausiliari. I risparmi (ottenuti attraverso l'accorpamento delle classi poco numerose, il rientro in funzioni di insegnante dei cosiddetti "fuori ruolo", il blocco del turnover dei docenti che vanno in pensione) serviranno a finanziare i rinnovi contrattuali. Ma i rappresentanti dei dipendenti della pubblica istruzione contestano l'entità della riduzione e denunciano un "attacco al diritto allo studio" senza precedenti. "Quelle di Letizia Moratti - sottolinea il leader della Cgil-Scuola, Enrico Panini - sono proposte inaccettabili contro le quali, in mancanza di ripensamenti da parte dell'esecutivo, faremo ricorso ad un nuovo sciopero. La strategia del Polo è chiara: mettere in difficoltà la scuola pubblica per favorire gli istituti privati". Fino a giovedì il pacchetto di interventi sugli organici dell'istruzione verrà discusso con i sindacati, che già denunciano un "effetto domino" dei provvedimenti. La Finanziaria, infatti, prevede tagli superiori a 30mila unità. "Da settembre - evidenzia Panini - è previsto che tutte le cattedre siano portate a 18 ore, con conseguente, ulteriore riduzione dei posti". E 70mila dipendenti in meno provocano "una situazione allarmante", "un grave calo dell'occupazione" ed "una maggiore rigidità nel rispondere alle esigenze degli studenti". Per la scuola, quindi, si prepara una drastica cura dimagrante. Il rapporto medio provinciale alunni-classi verrà incrementato di un'unità. "Sembra un'inezia eppure uno studente in più per classe è tantissimo. - accusano i sindacati - Ad essere falcidiati saranno pure gli insegnanti di sostegno: il 20% in meno significa 15 mila docenti a spasso". La politica di rigore è incentrata pure sulla netta riduzione degli orari spezzati e del ricorso alle supplenze. Le economie di spesa saranno 40 milioni di euro per il 2004, 59 milioni di euro per il 2005, e 70 milioni per il 2006. Nel triennio 2004-2006 verranno dunque risparmiati 242 milioni. Gli stanziamenti per i rinnovi dei contratti sono così incrementati di 570 milioni, di cui 285 destinati a incentivare la produttività. Sul piede di guerra anche la galassia "non profit". L'associazione Giovanni XXIII di don Oreste Benzi punta l'indice contro il peggioramento delle potenzialità di accoglienza della scuola sia in termini numerici che di funzionalità e di offerta formativa: "Ne faranno le spese i soggetti più deboli". E ciò all'insegna di "un modello dirigistico-aziendale", basato proprio sulla diminuzione degli insegnanti e l'aumento del numero di alunni per classe. "Invece di rinnegare gli attuali organi collegiali - sostengono le sigle del volontariato - andrebbero potenziati: i genitori e gli studenti devono poter collaborare con i docenti nella costruzione del percorso educativo e didattico. Ci opponiamo ad una politica che a parole tiene conto dell'integrazione scolastica ma nei fatti la ostacola". La comunità di don Benzi lancia la proposta di un insegnante di sostegno ogni 100 studenti (più le deroghe per i casi gravi) e contesta l'ingresso anticipato dei bambini nella scuola dell'infanzia e in quella elementare. "Occorre rispettare i normali tempi di sviluppo senza inutili forzature - sostengono i volontari - tutta l'Europa ci invidia le strutture per l'infanzia, perché metterle in difficoltà?". La scure che si abbatte sulle cattedre, inoltre, rischia di stravolgere l'intero sistema dell'istruzione, modificando i criteri per la definizione del corpo docente. Da quest'anno, infatti, l'organico di diritto, che veniva fissato in primavera per poi essere modificato a settembre in base ai numeri effettivi delle singole scuole, non potrà subire aggiustamenti. Ciò significa che le scuole che hanno visto incrementati gli iscritti devono o aumentare gli alunni per classe o caricare ulteriormente i docenti già presenti. Nello stesso tempo, poi, le scuole in "contrazione" hanno surplus o cattedre a disposizione. Sul quadro a tinte fosche delineato da sindacati e mondo del volontariato grava, inoltre, l'ipotesi del blocco delle assunzioni a tempo indeterminato, nonostante il buco in organico superi i 30mila insegnanti e le supplenze annuali sfiorino le 80 mila unità.
Giacomo Galeazzi


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