FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3787117
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La Stampa-La riforma Moratti dà il "voto" ai prof ma non i soldi

La Stampa-La riforma Moratti dà il "voto" ai prof ma non i soldi

La riforma Moratti dà il "voto" ai prof ma non i soldi OPINIONI Federico Vercellone IL ministro Letizia Moratti invita a consolidare l'uso, per altro da tempo invalso nei nostri Atenei, del...

26/07/2004
Decrease text size Increase text size
La Stampa

La riforma Moratti dà il "voto" ai prof ma non i soldi

OPINIONI

Federico Vercellone
IL ministro Letizia Moratti invita a consolidare l'uso, per altro da tempo invalso nei nostri Atenei, della valutazione degli studenti nei confronti dei docenti. Lo si scopre scorrendo uno degli degli ultimi notiziari del M.I.U.R.. (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) Sin qui niente di nuovo sotto il sole, e non varrebbe certo la pena di darne notizia. Ma il fatto è che non si tratta semplicemente di procedure volte a misurare la soddisfazione dello studente. Lo scopo è anche quello di sottrarre la vita universitaria alla sua "autoreferenzialità". Non si tratta a questo punto quindi soltanto di un provvedimento utile a migliorare la didattica ma anche di una sorta di minaccia, che manifesta abbastanza palesemente una scarsa stima nei confronti di coloro ai quali si rivolge. Se poi si va a vedere più da vicino che cosa stia dietro a questo peana a favore della didattica ci si accorge che esso è concomitante a un drastico taglio dei bilanci dell'università che ricadrà certamente sui fondi per la ricerca, un taglio certo connesso all'attuale congiuntura economica ma anche al totale disinteresse, per altro più volte denunciato, di questo governo nei confronti della ricerca medesima. Non è difficile allora vedere come questa mortificazione della ricerca si accompagni a un'umiliazione del corpo docente ridotto a una grande massa di manovra per l'insegnamento con stipendi adeguati non a figure professionali di alto profilo scientifico ma a un ceto medio in declino sotto il peso dell'euro italico, una valuta che ha realizzato un cambio con la lira analogo a quello che una volta si otteneva al mercato ufficiale tra i marchi della Germania Federale e quelli della Germania Democratica. Questo corpo docente è ora costretto a fornire una didattica elementare ormai totalmente indipendente dalla ricerca e deve farlo in nome di una presunta efficacia dell'insegnamento.
Nessuno tra i più recenti atti del Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica è dedicato in modo esplicito alla voce ricerca. Ci sono stati, è vero, provvedimenti volti a decongestionare parzialmente situazioni di oggettivo disagio sotto il profilo umano e istituzionale concernenti fra l'altro l'assunzione di quei candidati che, riconosciuti idonei in determinati concorsi, non hanno ancora trovato una collocazione a causa dell'assenza di risorse finanziarie. Tuttavia sono stati stanziati in aprile centotrenta milioni di euro per l'Università senza che della ricerca si faccia parola. Bisogna allora a questo punto chiedersi se sia possibile alimentarla per vie diverse da quelle istituzionali. Ed è quasi ovvio che è molto meno difficoltoso alimentare, grazie ai privati, la ricerca in quelle discipline il cui risvolto applicativo e tecnologico è evidente mentre, per tutte le altre, si prospettano tempi difficili. Viene il sospetto di trovarsi - senza che la cosa venga mai davvero esplicitata - in un quadro ben noto e addirittura usurato e vetusto, che è quello della contrapposizione tra la cultura umanistica, un tempo lontano vincente e oggi caduta in disgrazia, e quella scientifica cui compete il destino opposto. Ma basta davvero essere crociani al contrario per fare una buona cultura politica culturale? Ha veramente senso dire che i "tecnici" sono buoni e sospettare invece degli umanisti visti come una categoria improduttiva, deputata a una funzione sostanzialmente retorica ed esornativa? Ha davvero senso più in generale restare alla contrapposizione tardo ottocentesca tra i due mondi?
Non tutti la pensano così. Per esempio in una delle università più prestigiose al mondo, a Harvard, i percorsi formativi tendono ad "attraversare" i confini tra le facoltà in un quadro che mira al superamento delle "due" culture. Ora non si tratta certo di volere il Paradiso in terra, ma, quanto meno, di non imboccare deliberatamente la strada verso il peggio. Certo: è difficile. E' difficile tornare indietro, e magari pretendere di riattivare sistemi universitari che appartengono a un'epoca precedente all'università di massa. E' così che siamo ormai tutti ben lieti di sentirci dire da uno studente che il Bauhaus è la "casa del cane" (da un esame di storia dell'arte contemporanea)... Ma non possiamo abdicare definitivamente alla scienza, e ciò è possibile lavorando sulla distinzione tra ricerca e didattica. Articoliamo, a questo punto, i livelli, promuovendo istituzioni deputate esclusivamente alla ricerca senza legami necessari con la didattica. Non basta dunque fermarsi alla laurea di primo e secondo livello e poi ai Dottorati di Ricerca, ma bisogna sfruttare anche uno strumento come quello dei Centri di Eccellenza che tendono a fiorire in alcuni Atenei, come per esempio Firenze, e che devono trovare adeguati canali di finanziamento anche istituzionali. Sono fra i pochi modelli positivi di una volontà di incrementare la ricerca entro l'istituzione pubblica e possono fra l'altro portare a erodere quei limiti disciplinari che hanno certo un significato utile dal punto di vista professionale ma certo non definitivo da quello strettamente scientifico. Si potrebbe così inoltre promuovere e qualificare la ricerca sul piano internazionale, condizione imprescindibile non solo per la presentabilità dell'istituzione universitaria ma anche per la salvaguardia del decoro del paese.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL