FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3949980
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La sfida del rettore di Ferrara "Via il numero chiuso a Medicina"

La sfida del rettore di Ferrara "Via il numero chiuso a Medicina"

"Tutti dentro dopo tre esami con 27". Gli studenti si ribellano: "Così la selezione rimane"

29/01/2019
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Ilaria Venturi

È una sua battaglia culturale: togliere gli sbarramenti a tutti i corsi di laurea. Lo ha fatto con Biotecnologie, passando da 70 a oltre 1.800 matricole in un anno. Ora, il rettore di Ferrara Giorgio Zauli ci prova nientemeno che con Medicina. Via il numero chiuso: 600 studenti accolti per un semestre, va avanti solo chi passa tre esami con una media alta. Solo un’ipotesi, sebbene messa nero su bianco e presentata al viceministro dell’Università Lorenzo Fioramonti ( M5S) durante un convegno, che dovrà ottenere il via libera del Miur per decreto. Ma quella che suona come una provocazione riaccende il dibattito.

Solo pochi mesi fa si era scatenato il caos con l’annuncio, poi rivisto, di Palazzo Chigi dell’abolizione tout court del numero chiuso per gli aspiranti medici. Una discussione che ha portato a un tavolo ministeriale dove si sta prefigurando l’aumento di 5mila posti in due anni, duemila da settembre. Zauli spariglia le carte: « L’attuale sistema a quiz è troppo legato alla sorte, inefficace nel selezionare i più motivati: la mia proposta parte da qui». Il sistema ipotizzato è simile a quello francese, dove la selezione arriva dopo il primo anno. Il modello Ferrara accorcia i tempi, «così i ragazzi non perdono un anno».

Come funzionerebbe? Viene preso chi s’iscrive per primo, sino a 600, un numero alto se si considera che ora i posti nell’ateneo estense sono 185. Tra i requisiti, non iscriversi al test nazionale in altre università, aver fatto un test psico- attitudinale non selettivo e avere un livello d’inglese B1. Lezioni tra settembre e novembre, due appelli per ciascuno degli esami previsti, da superare con la media di almeno 27/ 30: Medical humanities, Biologia e genetica medica, Istologia e Anatomia umana. «Quest’ultimo è un esame scoglio al primo anno, così i ragazzi hanno modo di capire se è la loro strada, la gara la fanno su loro stessi » , ragiona Zauli. Chi riesce prosegue, gli altri possono avere riconosciuti i crediti per iscriversi in corsi affini. «Se passano tutti e 600? Il problema delle strutture e dei tirocini si risolve: si deve lavorare su esami scritti, gestire i disagi, fare accordi con le aziende sanitarie e le Regioni. Il punto è che mancheranno più di centomila medici nei prossimi anni, specialisti e non solo: vogliamo formarli? La programmazione del fabbisogno è fallita, ora è questione di buona volontà. Dire che non ce la facciamo è un ragionamento da società chiusa. Io ci proverò sino in fondo, incontrerò a breve il ministro per chiedere una sperimentazione nel nostro ateneo, allargata a chi ci vuole stare. Poi tocca alla politica decidere».

Il sasso è gettato e immediatamente gli studenti si ribellano: «La selezione rimane » , protesta Link. « Non servono sperimentazioni, ma proposte strutturali per superare il numero chiuso», contesta l’Unione degli universitari. Per motivi opposti frenano i rettori favorevoli all’aumento dei posti a Medicina, ma non all’abolizione del tetto: «La proposta di Zauli la trovo poco realizzabile. Dopo la laurea rimane comunque il collo di bottiglia delle scuole di specialità — ragiona Gaetano Manfredi, presidente Crui — Passare da 10mila a 15 mila posti sarebbe già un grande passo avanti. E si può lavorare sui test, con un programma di studi più definito e corsi pubblici per prepararsi». Sulla stessa linea il rettore di Palermo, Fabrizio Micari: «Un’idea suggestiva se ci fossero le condizioni per realizzarla, cioè risorse e strutture. Non bisogna confondere il diritto a iscriversi con il diritto a studiare » . Incalza il rettore di Padova, Rosario Rizzuto: « Una programmazione su Medicina va fatta subito, ma in modo collettivo. La strada è aumentare i numeri — noi possiamo passare da 320 a 500 — mantenere qualità e dare futuro ai laureati. Il test è l’ultimo tassello del problema » . Per Angelo Andrisano, che guida l’ateneo di Modena- Reggio, « meglio investire in borse di studio nelle scuole di specialità».

L’aria che tira nella maggioranza gialloverde, con quattro ddl depositati, va verso l’abolizione del numero chiuso, come vorrebbe la Lega, o il sistema francese preferito dai 5 Stelle. Anche l’Anvur ha definito una proposta, in parte ripresa da Zauli: ingresso selezionato sul voto di maturità, un semestre di lezioni e poi test nazionale sulle materie studiate. « Il concetto di fondo è modificare le modalità di accesso — osserva Paolo Miccoli, presidente di Anvur — i tempi sono maturi».


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL