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La sfida del referendum!

di Pippo Frisone

05/02/2013
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ScuolaOggi

Ancora una volta Cgil, Cisl e Uil prendono strade diverse. E’ successo spesso sotto il governo Berlusconi che delle divisioni confederali e dell’emarginazione della Cgil ne aveva fatto un cavallo di battaglia.

Con l’avvento del governo Monti, le divergenze sembravano appianarsi e, seppure a fatica, lasciavano spazio al dialogo e ad un’unità d’azione sempre più stringenti.

Si ebbero così le prime mobilitazioni unitarie e i primi scioperi seppure per poche ore.

Nella scuola l’afflato unitario riprendeva fiato con maggior forza.

Prima contro la spending review e subito dopo contro la legge di stabilità.

Tagli di risorse, trasferimenti forzati degli inidonei, divieto di monetizzazione delle ferie ai supplenti, dimensionamento, aumento dell’orario nella secondaria, materie queste dove la tenuta del fronte unitario confederale reggeva il confronto col governo.

Fino ad arrivare alla proclamazione dello sciopero generale del 14 novembre.

La Flc-cgil vi aderì per ultimo pur se con qualche distinguo sugli obiettivi.

Il passo indietro del Governo Monti sull’aumento dell’orario nella secondaria e l’accordo sugli scatti che era già nell’aria, fan sì che lo sciopero generale venisse revocato da tutti i sindacati ad eccezione della Flc-cgil.

Contrariamente all’accordo sugli scatti del 2010 che l’ex Ministro Tremonti finanziò con risorse dell’erario, l’accordo sugli scatti del 2011 siglato con l’Aran per conto del governo Monti, aveva come copertura di spesa i fondi contrattuali destinate al M.O.F. che venivano tagliati del 35%.

A firmare c’era tutto il fronte sindacale, fatta eccezione della Flc-cgil.

Qualcuno collegò la revoca dello sciopero di novembre al riposizionamento dei sindacati sullo scenario politico , con la Cisl ancora volta schierata su fronte opposto rispetto alla Cgil.

Poi vennero le dimissioni anche del governo Monti e la definitiva salita in politica del professore.

La Flc-cgil per rompere l’isolamento lancia in tutte le scuole una grande tornata di consultazione referendaria su quell’accordo , nella settimana dal 5 febbraio all’11 febbraio.

E’ l’ennesima sfida a Cisl e Uil proprio sul terreno referendario che tante polemiche sollevò a partire dalla vicenda Fiat di Pomigliano .

I contratti e gli accordi sindacali vanno o non vanno convalidati dai lavoratori?

Questa elementare regola di democrazia e di rappresentanza vale sempre oppure vale a seconda delle convenienze? L’accordo sugli scatti di anzianità che avvantaggia solo una parte della categoria e toglie risorse del salario accessorio ai più, sembrerebbe avere un’esito scontato.

Forse per tale ragione i sindacati che hanno firmato quell’accordo ora si tirano indietro e si guardano bene dal sottoporlo a referendum o a qualsiasi consultazione vincolante.

E’ l’eterno gioco delle tre carte sulla testa dei lavoratori.

I sindacati firmatari di quell’accordo, rappresentando il 50% dei consensi alle ultime elezioni Rsu e degli iscritti, possono stipulare contratti con l’Aran che abbiano validità erga omnes.

Non è richiesta dalla legge altra ulteriore formalità.

La battaglia intrapresa dall Flcgil è di principio, una battaglia in nome della democrazia rappresentativa .

In una fase in cui si lamenta la distanza tra politica e cittadini, tra rappresentanti e rappresentati,

bene avrebbero fatto Cisl e Uil a sottoporre, assieme alla Cgil, l’accordo al voto dei lavoratori.

Il referendum avrebbe avuto un’altra valenza. Indetto solo dalla Cgil, diventa pura testimonianza e non ha alcun valore vincolante per le parti firmatarie ! E’ una prova di forza, tanto quanto più alta sarà la partecipazione.

Resta il rammarico di un’altra occasione persa che non lascia ben sperare per il futuro. Un sindacato diviso è destinato a contare sempre meno.

Questa semplice verità, già sperimentata in passato, varrà qualunque sarà la coalizione che uscirà vincitrice dalle elezioni del 24-25 febbraio. Una verità, purtroppo amara per i lavoratori!


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