La protesta della mille scuole
Nei giorni delle proteste di piazza, dalla commissione Bilancio della Camera trapela la notizia: i tagli proposti dal ministero dell'Istruzione non sarebbero sufficienti. Ma da viale Trastevere arriva la smentita. Il Pd insorge: "Non voteremo mai un provvedimento del genere". Il governo: "Fuori dalla realtà ipotesi di spegnere i riscaldamenti nelle scuole"
Linda Varlese
È UNA MOBILITAZIONE generale, larga. E che rischia di diventare incandescente dopo l'ultima notizia emersa in commissione Bilancio della Camera, dove si esamina la legge di stabilità: i tagli proposti dal ministero dell'Istruzione per attuare la spending review non sono sufficienti a raggiungere i 157 milioni richiesti. Ammontano infatti a 74,6.
Si prospettano quindi altri tagli. E torna il rischio di aumento dell'orario dei docenti di scuola media e superiore - da 18 a 24 ore senza nessun corrispettivo economico in cambio - dopo che poco più di una settimana fa era arrivato lo stop al provvedimento 1 in commissione Cultura. A tarda sera, il ministero dell'Istruzione smentisce e definisce l'ipotesi "priva di fondamento". "La discussione della legge di stabilità in Commissione Bilancio della Camera - spiegano a Viale Trastevere - va avanti e si stanno vagliando alternative per garantire la necessaria copertura finanziaria".
Sull'ipotesi dell'aumento delle ore il Partito democratico mette subito in chiaro: "Nessuna possibilità che ritornino le 24 ore per gli insegnanti - dichiara Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera - mancherebbero i nostri voti per approvare la legge di stabilità". "L'aumento dell'orario - dice Francesca Puglisi, responsabile Scuola - degli insegnanti è fuori discussione. Vanno trovate le coperture finanziarie per 182,9 milioni di euro fuori dal bilancio
del Miur. Il ministro dell'Economia Grilli e il suo sottosegretario Polillo spieghino al Paese se è più importante per la crescita l'istruzione o il mantenimento dei privilegi della casta dei generali".
Manuela Ghizzoni (Pd), presidente della commissione Cultura della Camera, aggiunge: "Sull'abrogazione della norma che prevedeva l'aumento dell'orario a 24 ore a parità di salario per gli insegnanti c'è stata una convergenza di tutto l'arco parlamentare e precisi impegni politici, su questo non ci saranno passi indietro. Ma ci aspettiamo - conclude - uno sforzo da parte dell'esecutivo al fine di non giungere a compiere tagli lineari all'Istruzione.In questi anni la scuola ha già dato il suo contributo consistente, è arrivato il momento che tutti contribuiscano a dare un futuro all'istruzione, anche per uscire dalla crisi".
Governo bacchetta le Province. "Ventilare l'idea di spegnere i riscaldamenti nelle scuole o proporre vacanze più lunghe agli studenti per ipotetici risparmi appare una proposta fuori dalla realtà". Una dura nota di Palazzo Chigi chiude la polemica iniziata dall'Unione delle province 2, che avevano profilato queste possibilità per fronteggiare gli eccessivi tagli.
"Il Governo - si legge nella nota - sta operando un riordino delle istituzioni sul territorio per contenerne i costi. Demonizzare questa linea, come autorevoli rappresentanti di enti locali o associazioni di categoria stanno facendo in queste ore, non serve a nessuno".
Le proteste. La protesta di oggi ha coinvolto centinaia di istituti scolastici, che sono stati occupati, in tutta Italia. Molte attività extradidattiche annullate: una sollevazione di voci proveniente dagli studenti, dai professori, di ruolo e precari, dal personale, dal mondo della scuola e universitario tutto. Contro i tagli previsti dalla Legge di Stabilità che "mortificano l'istruzione, l'offerta formativa" gridano gli oltre cinquemila in corteo a Roma. Lo stesso pensano quelli di Bologna e quelli di Ostia, di Bari e Firenze, di Torino e di Milano: "Cosa ha pensato per risolvere il problema dell'edilizia scolastica il governo Monti? Quali proposte per abbattere il caro libri? A quando la riforma della classe docente? Siamo stanchi di essere presi in giro, di attendere che qualcuno si dia una svegliata e ci sembra che questo Ministro abbia meno risposte di noi".
E mentre nelle piazze è esplosa la rabbia spontanea, il ministro Profumo assicura 3 che "l'istruzione è una priorità: i problemi sono grandi, interverremo, perché la scuola è il miglior investimento sul futuro per costruire un Paese più moderno". In attesa di questi interventi, però, studenti e docenti non smettono di contestare.
Tanti i motivi. Due su tutti pare abbiano scatenato il malcontento: la preoccupazione per i possibili tagli che il dicastero dovrà operare per reperire i fondi; la seconda questione riguarda il contenuto del ddl 953 (ex Aprea) sulla riforma degli organi collegiali che permetterebbe l'ingresso ai privati e agli sponsor nei Consigli di Autonomia (ex Consigli di Istituto) e che aumenterebbe il potere dei dirigenti scolastici, riducendo la partecipazione della rappresentanza studentesca.
Ma le ragioni non si esauriscono qui. E riconducono tutte a una matrice iniziale: i continui tagli alla scuola pubblica che esasperano l'offerta formativa e aggravano le condizioni degli edifici, sempre più fatiscenti, e dei servizi per gli studenti, sempre più inesistenti; e costringono le famiglie a mettere mano ai portafogli per poter sopperire alle carenze. Gli studenti non ci stanno: "Siamo stanchi, vogliamo delle risposte" dicono. Cortei, sit-in, flash mob agitano le piazze d'Italia.
I prossimi appuntamenti. Per la giornata di sabato è prevista una manifestazione cittadina organizzata dal Coordinamento scuole di Roma che riunirà ragazzi, insegnanti e genitori e che sfilerà per le strade della città, dall'Esquilino a Piazza Santi Apostoli. In vista della protesta di più ampio respiro prevista per il 14 novembre, giorno dello sciopero generale indetto dalla Cgil, ma esteso, in senso generale a tutta Europa contro la Troika e le misure di austerità.
E si passerà dallo sciopero Europeo alla Notte Bianca dell'Istruzione Pubblica il 16 novembre, alla Giornata Internazionale dello Studente del 17. Sono i sindacati studenteschi italiani a mobilitarsi e a lanciare un appello: "In un momento così importante - commenta Michele Orezzi, Coordinatore dell'Unione degli Universitari - abbiamo ritenuto fondamentale rafforzare sempre più la nostra rete europea di unioni studentesche e lanciare un appello per chiamare tutti gli studenti del continente in piazza il 14 e il 17 novembre".
Lo slogan è chiaro e diretto: "Siamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo", perché "questa Europa non è quella che vogliamo. Vogliamo un'Europa democratica e che guardi al futuro di noi giovani, che sappia costruire un modello sostenibile partendo da un forte investimento nell'educazione e nella conoscenza". Sul portale www.17novembre.it tutte le iniziative che saranno organizzate in Europa dagli studenti.