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La preside vieta la protesta dei liceali "Basta lezioni online davanti a scuola"

«Sono vicina a quello che fai, ma se sei lì devo farti scollegare e segnarti assente»

19/11/2020
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La Stampa

andrea joly

torino

«Sono vicina a quello che fai, ma se sei lì devo farti scollegare e segnarti assente». È la frase che Gaia, l'unica studentessa del liceo Gioberti di Torino presente ieri mattina di fronte a scuola per continuare a protestare contro la didattica a distanza, ha sentito pronunciare dalla sua docente a inizio lezione. Il nuovo capitolo della mobilitazione studentesca nata a Torino che ha dato voce agli studenti di tutta Italia ha un altro simbolo, dopo la dodicenne Anita da cui tutto è iniziato. Un'altra giovane ragazza, un'altra studentessa modello che, nonostante l'assenza fosse ormai sul registro elettronico, non ha cercato il primo bar per un caffè d'asporto e passare il resto dell'ora chattando con le amiche. Gaia ha seguito lo stesso la spiegazione seduta per terra a pochi metri dall'ingresso del Gioberti, chiamando una compagna di classe per ascoltare in vivavoce la lezione con lo smartphone in una mano e il quaderno degli appunti nell'altra. Il giorno prima, la settimana prima, quell'assenza non ci sarebbe stata. Ma martedì sera sul sito della scuola è stata pubblicata la circolare che ha portato al cambio di registro (elettronico). Vietando, di fatto, la Dad davanti a scuola: «Il collegamento alle video-lezioni è previsto da un luogo consono, adeguato, silenzioso quale la propria abitazione o, al più, luogo all'aperto di pertinenza dell'abitazione stessa». Per la concentrazione degli studenti sono accettate camerette, terrazzi, giardini e non le vie cittadine con lo scopo di non rimanere ignorati. Il luogo, e non la voglia di imparare dello studente, sembra fare più la differenza, almeno secondo la circolare scritta «per ragioni di sicurezza e responsabilità» seguendo il Dpcm del 3 novembre. Così la preside del Liceo Gioberti ha dichiarato guerra alla protesta, anche se nella nota esplicativa nel pomeriggio di ieri ha precisato: «Il Liceo condivide il disagio degli studenti derivante dalla fruizione di una didattica che nella situazione di emergenza sanitaria attuale costituisce l'unica opportunità ma evidentemente non è equiparabile alla didattica in aula con compagni e insegnanti presenti il Liceo non si propone di ostacolare la protesta contro la Dad, perché in linea di principio ne condivide le finalità».

Restano, però, le regole e il Dpcm. E la mano tesa verso gli studenti non è servita, perché la sensazione di essere stati traditi dalla circolare è rimasta a chi ha scelto, per questa volta, di rimanere a casa: «Perché non possiamo protestare pacificamente? Abbiamo i permessi delle Forze dell'Ordine». Forse ogg torneranno, sull'esempio di Gaia. Meno di una settimana fa erano una decina, con le sue compagne di scuola che avevano deciso di scrivere una lettera aperta a La Stampa: «La Dad ci limita, ci zittisce, impedisce il dibattito e frena la risata che spezzava una lezione diventata ormai spenta e troppo macchinosa». Momenti importanti per i più giovani che, dopo giorni di protesta, ieri sono mancati davanti al Gioberti. Dove Gaia è rimasta sola, seduta per terra, condannata all'assenza da una circolare. —


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