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L’importanza di studiare in gruppo: così si diventa bravi anche a decidere

Un esperimento condotto su 760 bambini ha dimostrato l’utilità dell’apprendimento collaborativo. Lo sviluppo del pensiero critico, poi, aiuta i ragazzi anche nella vita

31/01/2016
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Corriere della sera

Eva Perasso

Lavorare a gruppi fa imparare meglio a prendere la decisione giusta. La tecnica dell'apprendimento collaborativo sarebbe infatti un toccasana per i ragazzi e li aiuterebbe a scegliere in modo strutturato davanti a temi diversi, con risultati migliori rispetto a quelli raggiunti con l'insegnamento frontale in cui lo studente ascolta passivamente la lezione. Lo sostiene uno studio svolto dagli psicologi ricercatori del Center for the Study of Reading dell'ateneo dell'Illinois che hanno voluto analizzare come la collaborazione all'interno di un gruppo di allievi influisca sul loro processo decisionale. Per farlo hanno messo alla prova un totale di 760 studenti americani di quinta elementare, sottoponendoli a un ciclo di seminari durato sei settimane su di un argomento specifico. Una parte del campione lavorava a gruppi, una parte invece lavorava ascoltando le spiegazioni dell'insegnante. 

Caccia ai lupi

Caccia ai lupi: questo il tema affrontato dai bambini di quinta elementare: una comunità locale doveva decidere se assoldare un gruppo di cacciatori professionisti per dare la caccia a un branco di lupi che stavano spaventando la popolazione e causando loro danni. I piccoli studenti hanno potuto analizzare, o con l'insegnante o in gruppo, i diversi fattori che portavano alla risoluzione del problema e hanno dunque parlato di ecosistema, di protezione degli animali, di sicurezza, ma anche di economia locale e di legislazione. Il fine di tale lavoro non era né trovare la soluzione più etica, né sensibilizzare i piccoli sul rispetto delle regole, ma sviluppare in loro la capacità di prendere decisioni responsabili e ragionate. A fine lavoro ogni singolo bambino doveva scrivere un piccolo tema in cui spiegava quale fosse la decisione corretta e perché.

Il dilemma etico

La seconda prova era invece totalmente individuale: gli studenti dovevano leggere la storia di un episodio tra due amici, Jack e Thomas. La trama è questa: Thomas, bambino non amato dal resto della scuola, confessa all'amico Jack di aver vinto una gara di modellini di macchinine con un sotterfugio, ovvero grazie all'aiuto del fratello maggiore. La domanda a cui i bambini dovevano rispondere per iscritto era questa: Jack deve svelare l'imbroglio al resto dei compagni? 

I risultati

I ricercatori hanno potuto notare come i piccoli che avevano lavorato in gruppo nelle settimane dedicate alla «cattura del lupo» erano più preparati nel prendere rapidamente e razionalmente la decisione giusta rispetto alla storia dell'amicizia tra Jack e Thomas. Questo perché il gruppo dell'apprendimento collaborativo era ora in grado di analizzare il tema sotto tre aspetti differenti del processo decisionale: riconoscere più di un elemento del problema; individuare più argomenti a supporto dell'una o dell'altra scelta; soppesare costi e benefici legati a entrambe le soluzioni. L'insieme di elementi non comparivano invece nella decisione e nel tema preparato dai ragazzini che avevano lavorato sul lupo solo con l'insegnante, senza potersi confrontare con i loro pari. 

Meno passivi e più forti

In questo modo, la ricerca americana ha dimostrato come davanti a un argomento specifico, lo studio collaborativo metta lo studente in un ruolo meno passivo e gli permetta di sviluppare maggiormente capacità decisionali autonome e strutturate. Il consiglio, ripreso dall'American Educational Research Journal, è particolarmente prezioso poiché lo studio si è svolto all'interno di scuole pubbliche americane i cui iscritti provenivano da fasce di popolazione meno abbienti e di livello culturale basso. Ha infatti dimostrato che lo sviluppo del pensiero critico e costruttivo aiuta i ragazzi non solo nel successo scolastico, ma anche nella vita. E lo studio di gruppo si mostra un ottimo strumento per arrivarvi, anche laddove le famiglie non hanno la possibilità culturale di educare i loro figli in questo settore.


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