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Karaweb-Io, precaria vi racconto il grande circo dei concorsi

Io, precaria vi racconto il grande circo dei concorsi" Ho insegnato fino allo scorso dicembre. Una dei tanti precari che la scuola pubblica utilizza da anni chiedendo loro di essere insegnanti a t...

28/08/2002
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Kataweb

Io, precaria vi racconto il grande circo dei concorsi"

Ho insegnato fino allo scorso dicembre. Una dei tanti precari che la scuola pubblica utilizza da anni chiedendo loro di essere insegnanti a tutti gli effetti per quanto riguarda i doveri, ma che poi discrimina per quanto riguarda i diritti.

Quando mi si è presentata la possibilità di cambiare lavoro, di uscire almeno da una delle situazioni di precariato nelle quali mi trovavo (insegnante a mezzo servizio e giornalista collaboratrice) la prima cosa che ho pensato è stata ¿Che bello, non dovrò fare né i concorsi ordinari, né quelli abilitanti¿.

Erano concorsi per i quali, di fatto, mi preparavo da dieci anni, anzi, meglio dire che non avevo mai smesso di studiare dalla laurea in poi. Il sollievo non derivava dallo scampato pericolo di un esame, ma dal disgusto di fronte alla necessità di passare di nuovo attraverso il circo del mega-concorso, un baraccone nel quale si trova di tutto fuorchè la cultura, la professionalità, la correttezza. Proprio le cose che avrei voluto trasmettere ai miei alunni.

Del resto cosa sono i concorsi lo so bene. Il primo l¿ho fatto appena laureata. Passato brillantemente lo scritto, mi è stato confermato lo stesso voto all¿orale. Non avevo mai fatto un giorno di supplenza, non sposata, senza figli, giovane, fortunatamente sana, mi sono trovata in fondo alla graduatoria. Si, perché ai fini dell¿assegnazione dei posti disponibili valgono anche gli elementi che ho citato. Così ho avuto la mia bella quanto inutile abilitazione, ma non la cattedra.

Si continua a studiare: per non perdere l¿abitudine, in attesa del prossimo concorso. Mi laureo una seconda volta, collaboro con l¿università, pubblico lavori presentati a congressi internazionali. Viene bandito un nuovo concorso, si torna al circo. Forse questa volta sono meno impaurita e noto tutto: vedo le colleghe che corrono per prendersi i posti, come al liceo, dove si copia meglio. Sento chiedere animatamente lumi sul nome dell¿ultimo commissario nominato in sostituzione di un rinunciatario: ¿Ma dove insegna? Come ci si può arrivare?¿ Vedo i libri di ogni genere, ben diversi dal solo dizionario consentito, che riempiono le borse e sono spudoratamente lasciati in bella vista sotto i banchi. Ho la conferma che non dobbiamo essere in molti ad aver rispettato le consegne: durante il compito percepisco improvvisamente uno strano silenzio, gli occhi puntati su di me. E¿ entrato uno dei componenti la commissione esaminatrice, si è fermato dietro le mie spalle e osserva ciò che sto scrivendo. Quando esce l¿insegnante che sta facendo assistenza mi chiede : ¿Non avevi nulla?¿ No, non avevo libri né fogli doppi, gli altri candidati affermano liberamente: ¿Meno male che non è venuto da questa parte¿.

Questo è l¿episodio più lampante che posso raccontare, ma la storia dei concorsi è fatta di mille altri piccoli sotterfugi e bassezze di cui tutti sanno, tanto che sono entrati nella prassi dello spettacolo del circo e che nulla hanno a che vedere con la scuola di cui parla il ministro De Mauro. Fa bene lui a dire che di fronte alle maestrine bisogna togliersi il cappello con rispetto: la scuola è fatta per fortuna anche di persone colte, dedite al lavoro, ostinate fino alla stupidità nella loro correttezza e professionalità di fronte ad un¿istituzione che sembra fare di tutto per umiliarli. Ma per favore, non minimizzi sull¿entità dei concorsi truccati: lui, come molti altri che lo hanno preceduto, dimostra di conoscere molto poco della realtà in cui le prove si sono svolte e della situazione delle scuole che finiscono sotto i riflettori solo quando un insegnante viene pestato da uno studente. In questo il ministro è incolpevole: speriamo che il giro annunciato in tutta Italia si faccia, e che oltre che parlare con presidi e provveditori che gli srotoleranno passatoie rosse e gli mostreranno le aule migliori dell¿istituto si fermi a fare quattro chiacchiere con il precario che non ha passato il concorso perchè non conosceva i nomi dei commissari d¿esame.

Ah, dimenticavo di dire che non ho superato lo scritto durante il quale è accaduto l¿episodio che ho raccontato. Forse è anche per questo che nella mi carriera di insegnante precaria il complimento più bello che mi sono sentita fare è stato quello di Umberto, studente dell¿ultimo anno del liceo classico dove si sono diplomati Segni, Cossiga, Berlinguer, che mi ha detto: ¿Professoressa, con lei non si può copiare, ci si sentirebbe troppo disonesti¿.

(Cristina Nadotti)



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