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ItaliaOggi: Agli statali saltano i tetti di spesa

In una nota del governo cancellati i vincoli finanziari alle trattative sui contratti pubblici

12/01/2008
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ItaliaOggi

E Cgil, Cisl e Uil si preparano a chiedere 160 di aumento

Non vi è nessuna certezza, e nessuna potrà esserci fino a giugno prossimo ha ribadito Tommaso Padoa-Schioppa, sul quando e come partirà la riforma fiscale a vantaggio dei lavoratori dipendenti; il governo non si è esposto neanche sulle risorse che deve tirare fuori per rinnovare i contratti, già scaduti, di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. Eppure, all'indomani del vertice di Palazzo Chigi, la parola sciopero i segretari di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Gugliemo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, proprio non la vogliono pronunciare. A parziale giustificazione della pax inoltrata, un documento del governo datato 9 gennaio. La nota, messa a punto dai ministri dell'economia, Padoa-Schioppa, e della pubblica amminsitrazione, Luigi Nicolais, di fatto fa saltare i tetti di spesa per gli aumenti ai dipendenti pubblici.
Un settore delicato, quello del pubblico impiego, dove milioni di lavoratori, per esempio quelli della scuola, hanno ancora le buste paga ferme a dicembre 2005. E che non dovrebbero avere nessun aumento neanche per il 2008, visto che l'ultima Finanziaria non ha stanziato nessuna risorsa per questo scopo. La dimenticanza si ripete da almeno tre leggi finanziarie e due governi. Per far digerire la pillola, il governo si è dichiarato disposto a cancellare per il 2008/09 i tetti preventivi alla spesa contrattuale.

Ad oggi, infatti, spetta alle leggi di finanza fissare le risorse disponibili, in base a queste il governo dà direttive all'agenzia Aran e questa poi fa materialmente il contratto con i sindacati. Ma a fronte di limiti finanziari già stabiliti, si tratta, in fondo, solo di decidere come spendere le risorse: più aumenti per il merito oppure tutti i soldi a pioggia... L'ultima volta, l'incremento medio è stato, per due anni e per tutti, del 5%. Ma quest'anno non sarà così, le trattative si faranno in bianco. E i sindacati, forti della concessione, si preparano a chiedere aumenti del 7-8%, ovvero circa 160 euro in media al mese in più in busta paga. Che richiederebbero, a copertura, oltre 9 miliardi di euro per due anni. «Per ciò che attiene al biennio 2008-09 il governo ha concordato con le organizzazioni sindacali», si legge nel documento, «l'immediata apertura delle trattative all'Aran alla quale il governo stesso invierà le direttive necessarie. I criteri della direttiva», altra novità, «verranno definiti in un apposito incontro con le parti». Insomma, il governo e i sindacati concorderanno direttamente come fare i contratti, di fatto azzerando il ruolo di mediatore dell'Aran.

Ma non è finita qui. Già, perché se fino ad oggi le risorse erano definite prima di avviare le trattative, ora, invece, saranno stanziate a termine. «A definizione delle intese contrattuali il governo provvederà alla relativa copertura finanziaria». E i sindacati non vogliono farsi scappare l'occasione, visto che dal 2009 si passerà a un nuovo modello contrattuale, con diversi indici e durata triennale. «In questo modo il governo ha posto fine, non sappiamo quanto consapevolmente, a quella stagione nella quale la trattativa all'Aran si svolgeva avendo sostanzialmente predeterminato il valore economico del rinnovo contrattuale», commenta soddisfatto Carlo Podda, segretario generale Fp-Cgil.

«L'obiettivo che dobbiamo perseguire è quello di dare finalmente una tutela effettiva al potere d'acquisto dei salari», rilancia Salvatore Bosco, segretario Uil-pa. E sui tempi Rino Tarelli, segretario Cisl funzione pubblica, dice: «Gli aumenti devono arrivare già nel 2008». Ovvero in sede di trimestrale di cassa, senza dunque aspettare la nuova legge finanziaria. Ma su questo la nota governativa non dice nulla.


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