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Invalsi, ecco come cambia con il nuovo presidente

L'identikit dei 5 componenti del comitato tecnico delinea un deciso cambio di rotta sulla valutazione

03/12/2013
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ItaliaOggi

di Giorgio Candeloro  
 

Un celebrato linguista, ex ministro dell'istruzione e accademico della Crusca, uno dei maggiori pedagogisti italiani, già presidente Cede e Invalsi e teorico i dell'apprendimento personalizzato, una psicologa e psicolinguista della Sapienza di Roma, esperta di tecnologie dell'educazione, una studiosa di didattica delle lingue moderne all'università di Cagliari e un matematico molto noto per la sua attività pubblicistica in rete e sui giornali. I cinque identikit sono quelli di Tullio De Mauro, Benedetto Vertecchi, Clotilde Pontecorvo, Cristina Lavinio e Giorgio Israel, tutti nominati a fine novembre dal ministro Maria Chiara Carrozza come membri del comitato di esperti, presiede De Mauro, che dovrà selezionare la rosa di nomi per la presidenza del dell'Invalsi, l'istituto nazionale di istruzione e formazione. Sulla base delle indicazioni di questa commissione, il ministro sceglierà il nuovo presidente, dopo le dimissioni di Paolo Sestito. Una procedura inedita, mai utilizzata dai precedenti ministri. Difficile naturalmente fare previsioni sui criteri di scelta e selezione delle candidature e ancor di più sui nomi che saranno indicati. Tuttavia le impostazioni culturali e le prese di posizione pubbliche delle cinque personalità indicate dal ministro consentono di azzardare qualche ipotesi. Innanzi tutto appare improbabile che il prossimo presidente possa provenire ancora dalle fila dell'alta dirigenza della Banca d'Italia come l'uscente Sestito e il suo predecessore Piero Cipollone. Più probabile invece che i cinque esperti indicheranno una rosa di figure proveniente dalla scuola e dall'università, con un profilo presumibilmente orientato in chiave psicopedagogica. Ad accomunare i cinque professori c'è inoltre un giudizio generalmente negativo, o comunque critico, sulle prove di valutazione degli apprendimenti che l'Invalsi svolge nelle scuole di ogni ordine e grado e che costituiscono ormai da anni il vero marchio di fabbrica dell'istituto, oltre che il motivo prevalente della sua notorietà tra i non addetti ai lavori. Vertecchi, per esempio, è un tradizionale sostenitore delle prove di valutazione a livello campionario e non su tutta la popolazione scolastica, il che rappresenta esattamente la posizione contraria a quanto l'Invalsi ha fatto negli ultimi dieci anni. Del resto come teorico dell'apprendimento e della valutazione personalizzati, Vertecchi si è sempre dichiarato contrario a test rigidi e a generalizzati. Quanto a De Mauro è vero che la sua breve esperienza di ministro, quasi dodici anni fa, è coincisa con la nascita delle prime prove di valutazione degli apprendimenti e con la trasformazione del Cede in Invalsi, proprio con Vertecchi a presiedere l'istituto, ma sono state frequenti le sue prese di posizione critiche su alcuni aspetti dei test. Più sfumate le opinioni sull'argomento della Lavinio, mentre Clotilde Pontecorvo ha più volte dichiarato la propria contrarietà ai test Invalsi nella scuola primaria e nell'esame conclusivo del primo ciclo, in consonanza con le posizioni più volte espresse dalla Flc-Cgil. Infine Giorgio Israel: la sua posizione sui test Invalsi non lascia adito a dubbi, soprattutto riguardo alle prove di matematica nella scuola primaria; le ha spesso definite «disorientanti, falsamente oggettive, didatticamente confuse, sadiche, pensate come un'enigmistica a trappole». Su queste basi non è difficile immaginare un'Invalsi piuttosto diversa da quella attuale.


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