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«Insegnanti marginalizzati e trattati come fornitori di servizi»

Intervista al prof. Vertecchi

09/01/2014
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Il Messaggero

L’INTERVISTA
ROMA Professor Vertecchi che ne dice di questi insegnanti ai quali stavano per chiedere addirittura il rimborso degli scatti d’anzianità?
«Stavolta si è proprio esagerato. Già non hanno una carriera...» Il professor Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia a Roma Tre, di professori si occupa da una vita e ne conosce pregi e difetti .
Ecco, appunto: l’unico modo in cui un insegnante può vedere il proprio stipendio crescere in Italia è con gli scatti di anzianità. Non è prevista una carriera fatta di crescita professionale?
«No, le organizzazioni sindacali hanno sempre considerato improponibile l’articolazione delle carriere»
Anche negli ultimi anni però i rappresentanti degli insegnanti non hanno visto di buon occhio le forme di valutazione, come i test Invalsi, che forse potevano servire a giudicare un lavoro ben fatto oppure no
«Da noi la valutazione viene sempre considerata ”un bastone da maresciallo”, cioè un’attività che serve a sanzionaree, invece che a produrre un’attività conoscitiva. D’altra parte anche loro hanno le loro ragioni, perché le condizioni di partenza non sono uguali in tutte le scuole e in tutte le aree. Perché i risultati al Sud sono peggiori che al Nord? Ma perché c’è tutta una storia dietro. Invece ora è invalsa una logica economicistica che appiattisce tutto»
Però ci si lamenta sempre che all’estero gli insegnanti vengono pagati meglio
«In realtà ai livelli iniziali non c’è molta differenza tra noi e altri. Il problema è che poi in altri paesi l’insegnante può fare carriera e quindi cresce anche lo stipendio»
E come avviene questa progressione di carriera?
«In Francia per esempio si entra tutti a un primo livello e dopo la maggior parte passa a un secondo livello, attraverso una serie di accertamenti, dove si ottiene anche uno scatto sostanzioso. Poi c’è una piccola percentuale, un 5%, che riesce a passare al terzo livello, dove gli insegnanti hanno anche compiti di formazione professionale e di ricerca e hanno una retribuzione decisamente più alta».
La possibilità di crescere professionalmente è fondamentale anche al livello personale no?
«Certo. Ma gli insegnanti non si sono mai sottratti. Gli sono stati fatti molti torti. Il principale è che è stata loro sottratta la formazione professionale di altri insegnanti (come avviene invece in tutte le categorie, pensi agli avvocati che fanno pratica negli studi o ai giornalisti che fanno il praticantatao nei giornali) e sono stati messi in posizione di subalternità alle università, dove ci sono a volte dei “formatori” che non si sa dove siano stati pescati»
Lei sta dicendo che gli insegnanti sono vessati?
«Sì, sono stati marginalizzati e al tempo stesso inseriti in una organizzazione del lavoro dove hanno poca voce in capitolo. Il lavoro di insegnante è uno strano lavoro: sono dei lavoratori intellettuali che invece vengono trattati come dei fornitori di servizi. E allora torniamo al discorso della carriera. Che carriera può venire fuori così? Si chiede a tutti la stessa prestazione!»
Da quello che dice lei la valutazione del lavoro diventa sempre più difficile. Come si può fare?
«Starei attento a certe logiche aziendali che adesso vanno di moda. Nel lavoro dell’insegnante, per così dire la parte “emersa” è minore di quella “sommersa”. Per giudicare il lavoro di un insegnante su un ragazzo e capire se è stato efficace bisogna aspettare 10, 20, anche 30 anni. Soprattutto ora che la vita professionale è soggetta a molti cambiamenti. Una semplice batteria di test purtroppo non basta»
Angela Padrone

 


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