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"In balìa della crisi e senza un futuro la sfida è cambiare"

Caterina Falessi, 18 anni, La Sapienza di Roma

08/10/2011
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la Repubblica

ROMA. - «Noi abbiamo un compito: cambiare il mondo». Lo dice tranquilla, con un sorriso. Con la sicurezza di chi sente di non avere più alternative davanti per inventarsi un futuro, né piccole battaglie ma una sola via di uscita: «C´è bisogno di un cambiamento radicale. Lo hanno capito anche i turisti che ci applaudivano per strada, perché anche nei loro paesi c´è crisi». Caterina Falessi, 18 anni, maturità al liceo Avogadro e ora all´università La Sapienza, è da anni impegnata in prima fila nel movimento, coinvolta nella Rete della conoscenza dopo essere stata nell´esecutivo studenti medi.
Volete cambiare il mondo: torna il ‘68?
«I miei genitori hanno fatto il ‘77 e oggi sono sfiduciati, per mio padre si può migliorare la situazione solo cambiando la maggioranza al governo, ma io non mi sento rappresentata dai politici, come molti miei coetanei. No, la nostra storia è diversa».
Cambiati dall´Onda ad oggi?
«Allora come studenti il nostro obiettivo era non far approvare la riforma Gelmini. Adesso il nemico è qualcosa di più grande e complesso. Non riguarda più solo la scuola: c´è bisogno di un global change che passi per l´economia».
La crisi vi ha cambiati?
«Tutti hanno amici o fratelli maggiori precari o che non trovano lavoro, conoscenti che rischiano il posto. Ma la cosa grave è che la crisi viene usata come scusa per fare tagli alle spese sociali, al diritto allo studio. E tutti ci sentiamo in balia»
Vi sentite in balia di cosa?
«Dell´economia, di una politica che non gestisce l´economia se non per i propri interessi. Noi non guardiamo solo i problemi della scuola, ma anche le manovre degli altri paesi. E la differenza è chiara: in Italia fanno pagare sempre gli stessi e lasciano in pace gli evasori».
Il 15 sarete in piazza con gli studenti europei?
«Sì. La crisi è globale e i giovani sono stufi di dover pagare un debito che non è loro, certi di non avere una pensione. Io credo nell´Europa, un´Europa di studenti, precari, cittadini che vogliono cambiare le cose, in profondità».
Una canzone per il movimento del 2011?
«"Non siete stato voi" di Caparezza. Dedicato a quei politici che sentiamo così distanti: "A voi che trascinate la nazione al buio ma vi divertite a fare i luminari, pronti a tutto pur di ricevere un´udienza"».
A proposito di politici , al premier cosa chiedi?
«Ha fatto il suo tempo, lasci spazio alle nuove generazioni».

 


 


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