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Il presidente dell’Assemblea Martin Schulz: “Troppi pochi soldi a istruzione e ricerca”

“Il Parlamento dirà no così si aumenta il deficit”

09/02/2013
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la Repubblica

L’intervista
BRUXELLES

Allora, presidente Schulz, lo voterete questo bilancio europeo o no?
«Ho difficoltà a rispondere. Aspetto di vedere le conclusioni nel dettaglio. Comunque, per quello che ho potuto capire, sarà difficile approvarlo. Di certo le cifre sono esattamente il contrario di quello che il Parlamento avrebbe voluto». Martin Schulz, socialdemocratico tedesco e presidente del Parlamento europeo, risponde al telefono dall’Italia, tra Milano e Torino, dove partecipa ad una serie di iniziative elettorali del Pd.
Vuole dire che i governi non hanno tenuto in alcun conto le esigenze del Parlamento?
«No, questo non è vero. Quando ho parlato giovedì ai capi di governo, ho proposto loro di considerare l’accordo del Consiglio come una base di partenza, e non come un punto di arrivo. Al di là delle cifre, quello che noi vogliamo è la possibilità di rivedere il bilancio nel corso degli anni e di adeguarlo alle situazioni che si presenteranno».
In concreto che cosa significa?
«In concreto abbiamo chiesto due cose: una clausola di revisione e una clausola di flessibilità, che permetta di spostare voci di spesa da un capitolo ad un altro e di trasferirle da un anno ad un altro. Mi sembra di capire che queste esigenze sono state almeno in parte prese in considerazione»
La cancelliera Merkel ha detto che in effetti tra due anni ci sarà un “audit” sul bilancio con la possibilità di fare modifiche.
«Sì, ma il problema è se queste modifiche potranno essere fatte a maggioranza qualificata o se varrà anche in quel caso la regola dell’unanimità, che di fatto rende impossibile qualsiasi cambiamento. Ancora durante la nottata ho telefonato sia alla Merkel sia al presidente Hollande per ricordare loro che questo aspetto per noi è di importanza decisiva. Mi hanno
ascoltato. Adesso attendo di conoscere l’interpretazione del comunicato finale da parte dei servizi giuridici».
Più in generale come giudica questo accordo?
«Le cifre in generale mi sembrano inadeguate. Ci sono cose
buone e cose cattive. Il programma per combattere la disoccupazione giovanile, per esempio, mi sembra positivo. Ma i tagli ai capitoli di spesa che riguardano l’innovazione, l’istruzione, la ricerca e la competitività sono molto deludenti
».
Lei ha denunciato anche la divergenza eccessiva tra impegni di spesa e impegni di pagamento spiegando che l’Europa rischia un “fiscal cliff” all’americana. Ma la differenza tra le due cifre resta elevata...
«Sì. E questo sarà sicuramente un elemento di discussione con il Consiglio. Prevedere impegni di spesa per 960 miliardi e pagamenti solo per 908 vuol dire aumentare il deficit. Teniamo conto che già ora le casse europee registrano un deficit di 16 miliardi, e che ci sono arretrati di pagamento per oltre
cento miliardi. Il Parlamento europeo non è disposto ad accettare che ci sia un deficit permanente nelle finanze della Ue».
E però è quello che i governi sembrano aver deciso. Che farete?
«Torniamo al punto chiave. Se si trattasse di una situazione temporanea, che potesse essere corretta quando tra due anni scatterà la clausola di revisione, non sarebbe un dramma. Ma per correggerla occorre che la revisione possa essere decisa a maggioranza qualificata. È questo il nodo principale
».
E’ dunque possibile che il Parlamento non approvi queste prospettive finanziarie. In questo caso che cosa succederà?
«Succederà che si andrà avanti con dei bilanci provvisori, anno per anno, sulla base del bilancio 2013. Fino a che non si troverà un accordo. Sarebbe complicato, ma è fattibile. Come ho detto, il bilancio europeo deve essere un processo, non una ingessatura che ci portiamo dietro per sette anni»


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