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Il Manifesto-L'Ulivo torna a scuola

BOLOGNA L'Ulivo torna a scuola I leader dell'alleanza in assemblea per difendere la formazione "laica e pluralista" SARA MENAFRA BOLOGNA "Come facemmo nel 1996 il primo punto del nostro prossimo ...

13/01/2003
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il manifesto

BOLOGNA
L'Ulivo torna a scuola
I leader dell'alleanza in assemblea per difendere la formazione "laica e pluralista"
SARA MENAFRA
BOLOGNA
"Come facemmo nel 1996 il primo punto del nostro prossimo programma elettorale". La promessa l'ha fatta ieri dal teatro Testoni di Bologna - dove si svolgeva l'assemblea nazionale sulla scuola dell'Ulivo - il segretario dei Ds Piero Fassino. E da qui parte il tentativo di rimonta dei dirigenti dell'Ulivo in carica, che ieri erano presenti praticamente al gran completo: Francesco Rutelli, Piero Fassino appunto, Marco Rizzo del Pdci, Antonio Di Pietro, Alfonso Pecoraro Scanio, Enrico Boselli. Dopo i sorrisi di Berlusconi, dopo le accuse di inciucio e dopo l'ennesimo bagno di folla di Sergio Cofferati a Firenze, l'Ulivo punta tutto sui contenuti del proprio programma, mettendo al primo posto il tema della formazione. Su questo è stato elaborato pure un documento unitario che mette al primo posto la "scuola della repubblica, laica e pluralista" organizzata in regime di autonomia, collegata al territorio, basata sulla costituzione e dotata di maggiori risorse. La definizione "scuola pubblica", però, non c'è. "E' un errore, per quanto il punto del ruolo della scuola privata non sia ancora risolto completamente, tutti siamo convinti della centralità della scuola pubblica", spiega Andrea Ranieri, responsabile scuola dei Ds.

Il dubbio rimane, anche se è vero che sulla riforma Moratti l'Ulivo ha votato compatto contro in commissione e quasi certamente farà lo stesso quando a febbraio la proposta arriverà alla camera: "La scuola della Moratti spinge alla precocità delle scelte che registrano le differenze sociali, senza metterle in discussione, e perde ogni ruolo sociale", dice dal palco Albertina Soliani della Margherita, relatrice di minoranza della legge. "E' importante che la discussione parta dalla riaffermazione di alcuni principi. Ma bisogna riconoscere che il vulnus che ha portato a questa situazione si è aperto con la riforma Berlinguer e con la parità scolastica", risponde Titti De Simone di Rifondazione comunista. Sullo stesso punto insiste pure la lettera che il comitato promotore del referendum della legge di parità ha inviato all'assemblea.

Qualcuno, come Antonio Di Pietro, ammette candidamente di essere venuto a Bologna per parlare della coalizione e non di scuola: "Vengo a dirvi che alle prossime elezioni l'Italia dei valori o si candida con l'Ulivo o non si candida affatto". Qualcun altro, come Alfonso Pecoraro Scanio dei Verdi, coglie l'occasione per citare le parole di Cofferati della sera prima e attrarre il primo vero applauso del pomeriggio. Rutelli sorride nervoso e sale sul palco per annunciare che quello di ieri pomeriggio è stato il primo di "una serie di incontri con la società civile". Per la verità alla fine del pomeriggio gli interventi saranno stati quasi tutti di politici, pochi di docenti e praticamente nessuno degli studenti. L'unico studente presente mette a nudo l'amara verità, raccontando di come, appena un mese fa, un bel pezzo della Margherita abbia votato, alla camera, a favore dell'assunzione in ruolo di 14.000 insegnanti di religione selezionati direttamente dal Vaticano.


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