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Gazzettino-Legge quadro, Cgil punta il dito contro la Regione

Legge quadro, Cgil punta il dito contro la Regione Pordenone È stato un vero e proprio lavoro di fioretto, tra affondi e stoccate d'effetto, che ben poco ha lasciato all'immaginazione della ...

11/01/2006
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Il Gazzettino

Legge quadro, Cgil punta il dito contro la Regione
Pordenone
È stato un vero e proprio lavoro di fioretto, tra affondi e stoccate d'effetto, che ben poco ha lasciato all'immaginazione della folta platea riunita nell'auditorium della Fiera di Pordenone, ieri pomeriggio, per il 1. congresso regionale Flc Cgil. L'intervento dirompente del segretario regionale Antonio Luongo, in apertura dei lavori, è stato un lungo atto d'accusa alla Giunta regionale. Se oggi la seconda parte del congresso è in gran parte dedicata al dibattito, all'intervento di Ruben Colussi, segretario regionale Cgil, e all'elezione del Comitato direttivo, ieri è emersa con forza la critica sulla mancata realizzazione della legge quadro, indispensabile a fare ordine tra poteri, compiti e funzioni degli enti locali. "Sono trascorsi quasi 3 anni dall'insediamento di questa Giunta - ha detto tra l'altro Luongo - quell'impegno è rimasto lettera morta. Gli assessori all'istruzione (ndr, Antonaz) e alla formazione (ndr, Cosolini) hanno messo in mostra un disaccordo di principio sui contenuti del provvedimento da adottare". Ma è sulla gestione da parte della formazione professionale dei percorsi triennali sperimentali conseguenti alla riduzione dell'obbligo scolastico, che si è scatenato: "La conseguenza è stata la fuga degli alunni dai centri professionali verso i centri di formazione professionale, in una misura superiore del 15\% alla media nazionale. L'integrazione scuola-formazione professionale è stata un fallimento. Di questo fatto tutta la Cgil continua a dare un giudizio totalmente negativo. A volte è sembrato che l'assessore lavorasse in maniera consapevole e intenzionale nell'accreditare la formazione professionale a gestire i percorsi d'istruzione già dai 14 anni". E ancora: "Attraverso il sistema di accreditamento si è consolidato quasi un duopolio, probabilmente voluto (Ial ed Enaip). Stante il fatto che il censimento dei bisogni è fatto dai Centri, cioè è l'offerta che condiziona la domanda e non viceversa, è visibile come sia la ricerca ossessiva del modo come ottenere le risorse a orientare l'attività dei Centri, che fanno le offerte più diverse in concorrenza tra loro e senza una relazione ai bisogni del territorio. La Regione purtroppo non svolge il ruolo che dovrebbe". E alla parte relativa al "Nostro giudizio sulle politiche per l'istruzione, la formazione, l'università, la ricerca, della giunta Illy", riserva la stoccata finale: "Il rischio concreto è che la politica non sia capace di fare sintesi. Un intervento generale non rientra tra gli obiettivi prioritari di questa maggioranza per il 2006. Possiamo e dobbiamo cambiare questa agenda". Unica concessione: il finanziamento di 5 milioni di euro per istruzione, formazione, ricerca e università, che consentito di recuperare le risorse tagliate dalle Finanziarie degli ultimi anni.

Alessandra Betto


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