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Fuoriregistro-Politica e scuola (e viceversa)

Politica e scuola (e viceversa) di Vittorio Delmoro - 27-10-2002 Gli elementi che intendo mettere in relazione in questo intervento sembrano essere attinenti più alla politica generale che a...

27/10/2002
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Fuoriregistro

Politica e scuola (e viceversa)
di Vittorio Delmoro - 27-10-2002

Gli elementi che intendo mettere in relazione in questo intervento sembrano essere attinenti più alla politica generale che alla scuola; ma se avrete la pazienza di seguire le mie riflessioni fino alla fine, troverete che le questioni scolastiche sono ampiamente implicate.

Gli elementi sono :
- lo sciopero del 18 (e del 14)
- la guerra (all'Iraq)
- l'assemblea dell'Ulivo (del 23/10)
- l'intervista di Cofferati a Repubblica (23/10)
- l'uscita di un nuovo quotidiano a sinistra (?)
- la trasmissione di Ferrara su La 7 dedicata all'evento (23/10)
- il contratto degli insegnanti (o tutta la politica scolastica del governo)
- le recenti dichiarazioni al senato del ministro Moratti
Come potete subito notare, si comincia dalla scuola e alla scuola si ritorna, il cerchio si chiude'

POLITICA DEL GIORNO PER GIORNO O POLITICA IDEALE?

Non sono così presuntuoso da voler confutare l'ormai assodato concetto che la politica è l'arte del possibile o, ancora più prosaicamente, l'arte del compromesso; ma semplicemente riferirmi ad un'affermazione di Barenghi (direttore del Manifesto) alla trasmissione della 7 dedicata all'uscita del nuovo quotidiano IL RIFORMISTA; Barenghi ha detto che la presenza in campo di Berlusconi e di un governo come l'attuale, non permette di occuparci di questioni che potrebbero anche definirsi riformiste (pensioni, articolo 18, flessibilità del lavoro, '). Da cui discende che se invece di Berlusconi e della sua bella compagnia di avvocati, avessimo al governo che so, Casini, o la vecchia DC, l'atteggiamento dell'opposizione, l'azione del sindacato, l'attività dei partiti sarebbero tutti incentrati su questioni spiccatamente riformistiche. In altre parole ancora è colpa (o merito) di Berlusconi se la politica si è così radicalizzata, conducendo tutta la CGIL, parte dei DS, parte dell'Ulivo e tutti i girotondini di qualunque provenienza su posizioni così estremistiche.
Come dire che quando ti tagliano il posto di lavoro, o ti tolgono i diritti non ha proprio alcun senso discutere se sia meglio il contributivo o il retributivo'
La politica di questo governo, pur mirando a raggiungere qualche ideale (di destra : più mercato, più privato, meno garanzie e meno democrazia), procede a scossoni rincorrendo il quotidiano; se si raccogliessero tutte le dichiarazioni governative dell'ultimo anno, ne ricaveremmo un'antologia delle contraddizioni; lo stesso premier cambia idea un giorno sì e uno no. Sono indecisi? Non sono capaci? Certamente c'è anche una buona dose di incompetenza, ma la sostanza è che sono a rimorchio dell'economia mondiale (il famoso mercato), la quale essa stessa non è capace di fare previsioni attendibili che superino qualche mese. In altre parole tutto il mondo va avanti giorno per giorno; ciò che oggi appare giusto e desiderabile, domani potrebbe non esserlo più.
Con quale spirito allora i tanti giovani che in questi mesi sono tornati nelle piazze (e nelle assemblee, nei dibattiti, nei confronti) possono affrontare la politica? Possono i loro armamenti ideali (la giustizia, la libertà, la solidarietà, ') trovare ascolto in un mondo che pensa solo all'oggi?
Prendiamo la guerra.
Si dice che quella in Kossovo era giusta (forse anche quella in Afganistan), ma quella possibile contro l'Iraq no. Per un pacifista (idealista) è un ragionamento assurdo : ogni guerra è sbagliata! Persino la nostra Costituzione lo afferma!
Allora? Queste persone passano, nel migliore dei casi, per ingenui, illusi e financo stupidi; che esistano guerre giuste (Afganistan) è assodato '#8211; dicono '#8211; perché non ci sia più un altro 11 settembre.
E allora proviamo a pensare cosa succederebbe se un aereo kamikaze si schiantasse contro il Vaticano o contro il Parlamento (tanto per dire due luoghi simbolici, soprattutto dal punto di vista mediatico), oppure su uno stadio durante un derby superaffollato. Quanti italiani sarebbero pronti a partire per qualunque parte del mondo per far fuori i colpevoli, o a chiedere all'america di farlo per noi? Una marea! Quanti altri invece chinerebbero la testa in silenzio chiedendo umilmente perdono a chi ha provato un odio tale da causarci simile tragedia? Perché fin che si tratta del gesto di un pazzo, passa : dopo qualche giorno tutto torna come prima, senza scatenare alcuna guerra (e di pazzie noi ne abbiamo parecchie in casa, tra famiglie sterminate, sparatorie, lanci da cavalcavia,'!). Ma le torri gemelle non sono state il gesto di un pazzo e dunque andrebbe meditato a fondo l'odio (da noi evidentemente causato) che spinge a compiere tali imprese.
E dunque, a fronte di un 11 settembre italiano, si darebbero cortei e manifestazioni contro la guerra, contro ogni guerra?
Oppure l'ideale cederebbe il passo alla politica del giorno per giorno, che, come Bush insegna, oggi porta a colpire chi ieri era alleato?

LE PENSIONI NON SI TOCCANO

E' un obiettivo valido (e dunque un programma) dell'attuale opposizione, che quando tornerà (era) al governo diventerà invece che la prima decisione è proprio quella di toccarle?
L'articolo 18 è un diritto sacrosanto da estendere anche a chi oggi non lo può utilizzare, oppure è solo una ghiotta occasione per portare in piazza 3 milioni di persone e che sarà declassato appena il riformismo tornerà all'ordine del giorno?
La CGIL, che oggi guida la protesta antigovernativa su molti fronti decisivi, tornerà ad essere l'odiato sindacato cinghia di trasmissione dei governi amici?

QUALE SINISTRA, QUALE OPPOSIZIONE?

Pensate per un attimo se Berlusconi avesse trovato le casse dello stato piene di danari e avesse cominciato la sua opera distributrice (più ai ricchi che ai poveri, più al privato che al pubblico, naturalmente)! Non credo avremmo avuto l'opposizione che abbiamo e neppure tanta gente in piazza e neppure una CGIL così. Disgraziatamente (fortunatamente), i soldi non c'erano e non sono arrivati, lasciando il governo in mutande con le sue promesse in mano.
Per di più Berlusconi ha aggiunto dell'altro : leggi ad personam, tutela dei propri patrimoni, attacco alla democrazia, attacco alla CGIL, e anche ai diritti. Non poteva che scatenare il pandemonio che abbiamo visto! Tanto che se ora gli proponete di intervenire sulle pensioni (fra tanti attacchi, che sarebbe mai!), si ritira inorridito : no, le pensioni no!
Dunque l'attuale opposizione è tutto merito di Berlusconi, per cui si potrebbe benissimo rovesciare il teorema di cui la sinistra riformista si fa forte (con un'opposizione così Berlusconi governerà per altri vent'anni) : la sinistra non è mai stata così forte come adesso contro Berlusconi!
Ma la sinistra è divisa, dicono, offre una pessima immagine di sé; litigiosa, inconcludente, diversificata e disomogenea : bisogna riunificarla in qualche modo. Per la verità in piazza, nei cortei, negli scioperi, nei girotondi, la sinistra appare compattissima, decisa, unita e con le idee molto chiare. Forse è nei palazzi che non hanno la stessa chiarezza!
E allora spuntano assemblee uliviste con lo scopo di raggiungere una qualche unità, ma che basta l'urlo di Cofferati a scompaginare! Se a dire ciò che ha detto Cofferati fossi stato io (perdonate la boria), nessun ulivo ci avrebbe fatto caso. Lo dice Cofferati e salta tutto per aria. Chi è dunque costui? Qualcuno che per la sinistra vale molto di più di tutti i palazzi, per questo conta! E perché conta tanto? Perché dice ciò che milioni di persone (compreso me, naturalmente) pensano ormai da tempo e che lo seguirebbero dovunque, convinti del suo essere pura espressione della sinistra che vive in ognuno di noi.
Ecco perché Fassino lo invita a palazzo, ecco perché D'Alema gli offre la sua poltrona. Vogliono in qualche modo corromperlo, non coi soldi o con le poltrone (a sinistra non si scende mai così in basso!), ma con le responsabilità (come le definiscono loro), cioè col vecchio, trito, ritrito riformismo.
E' come se gli dicessero : vieni, vieni a fare il vice di Prodi, poi vediamo come te la cavi con le pensioni da ridurre, se vogliamo restare in Europa! Il rifiuto di Cofferati viene così giudicato come un rifiuto di responsabilità, inacidito dal fatto che fino a ieri (l'altroieri) anche lui facesse parte della combriccola.
E' possibile dunque costruire (come intende fare il nuovo giornale IL RIFORMISTA) un programma di governo, fin da quando si sta all'opposizione? E' possibile trasformare un'opposizione radicale come l'attuale, in una coalizione di governo con un programma comune, che per essere tale non sia radicale?
Oppure si pensa (da parte dell'Ulivo) che l'attuale Cofferati va benissimo per recuperare tutti i voti persi a sinistra negli ultimi dieci anni e con essi tornare al governo, per poi rimettere in piedi la solita politica riformista? Ricordiamoci tutti del Bertinotti che buttò all'aria Prodi : ciò che oggi rivendichiamo nelle piazze, saremo poi disposti a cederlo come prezzo da pagare al governo ulivista? Oppure si scateneranno tensioni fin dall'inizio?

SCUOLA BERLUSCONIANA E SCUOLA ULIVISTA

Leggo che Moratti vede di buon occhio la costituzione di una commissione bipartisan per giungere ad una riforma in qualche modo condivisa. Ci troviamo davanti alle prime manovre casiniane, come cioè se fosse Casini premier e non il Berlusconi che conosciamo bene! So già dove potrebbe andare a parare questo tentativo e quali elementi di riforma potrebbero essere condivisi dalle due parti : niente di buono!
Tutto come se non ci fosse stato uno sciopero il 14 e un altro, del tutto diverso (anche nei numeri) il 18. Bisogna tenere gli occhi bene aperti; dai governi amici sono venuti in sequenza : la legge sulle scuole cattoliche, la proposta di diversificare gli stipendi, il concorsone, la dirigenza (con tutto quel che ne consegue).
Se pensassimo oggi che sia il governo Berlusconi a proporre i soldi alla scuola privata, gli stipendi europei solo a chi se li merita, una qualche forma di selezione per deciderlo, un dirigente con potere di licenziare, la sinistra scenderebbe in piazza ancora più numerosa del 14 e del 18!
Ma quando alcune di queste cose successero davvero, a scendere in piazza non fu la sinistra! Oppure lo fu, ma certamente né quella CGIL, né quella ulivista.
La scuola italiana chiede stipendi europei e un contratto dignitoso; Moratti promette, ma per ora non può (non vuole) onorare la promessa; mettiamo che al posto di Moratti torni Berlinguer (o Mancina), e mettiamo che si verifichi davvero un nostro 11 settembre; saremmo uniti nel chiedere soldi per noi, togliendoli dalle spese per la guerra? Oppure andremmo pure noi ad offrire le fedi nuziali per combattere il terrorismo?
Ora, io non credo che siamo davvero così poveri, da dover scegliere ad esempio tra gli aiuti umanitari e gli stipendi europei; ma cosa dovrei pensare quando l'Aprea dichiara (qualche giorno fa al senato) che l'aumento da 50 mila a 70 mila del numero di insegnanti di sostegno andrà verificato da un'apposita commissione di controllo? Cosa dovrei pensare della legge finanziaria che vuole recuperare pure le briciole di qualche migliaio di insegnanti collocati fuori ruolo per motivi di salute? Mi viene subito in mente il caro Eudo che, dopo dieci anni di lezioni in palestra con tutte le classi (elementari) è andato in tilt e dopo essere passato da una casa di cura all'altra, è stato messo in ufficio, dove sbriga qualche pratica e ritira la posta. Ora Moratti vorrebbe trasferirlo tra gli ATA e risparmiare così un posto in quel ruolo; ma se l'ufficio va già avanti a fatica così, come farà se Eudo sarà considerato un vero ATA? Un caso particolare, in una scuola particolare? A me non sembra, ne conosco altri, e poi da noi di particolare c'è solo il dirigente (quello sì!).
E come si fa a fare le pulci agli insegnanti di sostegno, il cui numero viene giudicato inferiore alle necessità da parte di tutti?
La sostanza è che si cerca di raschiare il barile fino all'osso per recuperare qualche soldo col quale tacitare la (timida) protesta della CISL, compiuto il tale passo il governo se ne fotte degli estremisti di tutte le risme.
Perché investire oggi sulla scuola pubblica significa togliere risorse da qualche altra parte (le grandi opere, la riforma fiscale, magari gli aiuti alla FIAT); e Berlusconi ha fatto troppe promesse per riuscire ad onorarle tutte e aver appena provato a togliere qualche soldo alle imprese (abolizione di DIT e SUPERDIT) le ha fatte così imbestialire che è subito tornato indietro.
Pertanto la scuola non avrà un soldo, tranne quelli che si risparmieranno tagliandola! Più o meno la stessa politica del governo precedente'
L'attuale opposizione sarebbe in grado di dire dove bisogna trovare i soldi per la scuola? Sarebbe in grado di suggerire il taglio delle spese belliche? Oppure proporre una tassa già rifiutata anni fa che si chiamava patrimoniale?

UNITA', MA CON CHI?

In uno stato (come in ogni famiglia, in ogni comunità) non è facile esaudire e conciliare le richieste di ogni componente; nel migliore dei casi si discute e alla fine si sceglie, privilegiando di volta in volta l'uno o l'altro, visto che le risorse non bastano per tutti.
In teoria le ideologie (le strade) di sinistra privilegiano le classi povere, cercando di reperire le risorse da quelle più abbienti; le ideologie (le politiche) di destra privilegiano le classi ricche, rifacendosi sul lavoro e lo sfruttamento di quelle povere. In pratica le cose sono più confuse (socialismi di stato, dittature, pseudodemocrazie, ') e oggi la scelta capitalistica mondiale ha ridotto le differenze ad una più o meno democratica redistribuzione delle risorse.
La politica di Berlusconi ha ampiamente dato a chi già aveva parecchio (basti pensare al falso in bilancio, al rientro di capitali esportati clandestinamente, al condono prossimo venturo, all'eliminazione della tassa sulla successione di grandi patrimoni), ma dovendo contare anche su un sostegno popolare (populistico), è costretto ad aumentare le pensioni minime e a ridurre di qualche euro le tasse a chi ha redditi bassi.
Finché i soldi ci sono, l'operazione funziona : do 10 a qualche milione di diseredati (che poi vota per me) e do 100 (1000) a qualche centinaio di amici miei; non funziona più quando a volere qualcosa sono tutti i 50 milioni di cittadini, oppure quando i soldi non ci sono!
Allora noi insegnanti, noi impiegati a stipendio fisso, noi pagatori di tasse fino all'ultimo centesimo, noi classe lavoratrice, noi popolo di sinistra, con chi possiamo stare uniti per lottare e chiedere ciò che vogliamo? Potrà mai essere nostra alleata la Confindustria? Potranno mai essere con noi gli esportatori di denaro all'estero, o gli evasori fiscali? Potranno sostenere le nostre richieste tutti quelli che stanno già benissimo così?
Io penso che tra noi alla base l'unità sia un fatto constatabile giorno per giorno, anche se poi non si sciopera insieme e magari non si vota dalla stessa parte; lassù nel palazzo invece devono affrontare il problema del riformismo e delle scelte compatibili, sperando di convincerci che quelle scelte sono alfine quelle giuste.
Spesso non ci riescono.


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