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Fuga dagli atenei Persi in dieci anni 58 mila studenti

Calano anche finanziamenti, corsi e docenti L’università non garantisce più il futuro?

01/02/2013
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La Stampa
FLAVIA AMABILE ROMA
Studenti in un’aula universitaria: negli ultimi tre anni le iscrizioni sono calate del 4%

Ormai è una certezza: l’Università non è più né uno status sociale né un sogno da realizzare a tutti i costi o un parcheggio in attesa di idee migliori. È una scelta effettuata sempre più da chi pensa che valga la pena investirci tempo e denaro perché di lì passerà il suo futuro.

L’ennesima conferma è nel documento del Cun (Consiglio universitario nazionale) indirizzato all’attuale Governo e Parlamento, alle forze politiche impegnate nella competizione elettorale, «ma soprattutto a tutto il Paese».

Dal 2009 il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) è sceso del 5% ogni anno, è scritto nel documento. In dieci anni gli immatricolati sono scesi da 338.482 (2003-2004) a 280.144 (2011-2012), con un calo di 58 mila studenti, vale a dire del 17%. Come se in un decennio fosse scomparso un ateneo come la Statale di Milano, precisa il Cun. La crisi è diffusa in tutt’Italia ed estesa a quasi tutti gli atenei anche se esistono eccezioni come l’ateneo di Bologna dove negli ultimi tre anni le iscrizioni sono aumentate dell’1%.

I 19enni sono più o meno gli stessi - in cifre - negli ultimi 5 anni, ma le loro iscrizioni sono calate del 4% in tre anni: dal 51% nel 2007-2008 al 47% nel 2010-2011.

Né i risultati sono migliori se si guarda al numero dei laureati. L’Italia è molto al di sotto della media Ocse con il suo 34° posto su 36 Paesi. Solo il 19% dei 30-34enni ha una laurea, in Europa la media è del 30%. Il 33,6% degli iscritti è fuori corso mentre il 17,3% non fa esami.

Tutto lascia pensare che il calo non si fermerà presto. Il fondo nazionale per finanziare le borse di studio è stato molto ridotto a partire dai primi anni del governo Berlusconi. Nel 2009 i fondi nazionali coprivano l’84% degli studenti aventi diritto, nel 2011 il 75%.

In sei anni sono stati eliminati 1.195 corsi di laurea. Quest’anno sono scomparsi 84 corsi triennali e 28 corsi specialistici-magistrali. All’inizio si trattava di una necessità di razionalizzare, ora invece soprattutto di fare economia sul personale docente.

Rispetto alla media Ue, in Italia 6.000 giovani in meno si iscrivono ai corsi di dottorato. L’attuazione della riforma del dottorato di ricerca prevista dalla riforma Gelmini è ancora ferma e il 50% dei laureati segue i corsi di dottorato come una forma di volontariato personale, senza borsa di studio.

In sei anni (2006-2012) il numero dei docenti si è ridotto del 22%. Nei prossimi tre si prevede un ulteriore calo. Contro una media Ocse di 15,5 studenti per docente, in Italia la media è di 18,7. Pur considerando il calo di immatricolazioni, il rapporto docenti-studenti è destinato ad aumentare ancora: i docenti sono in calo e lo saranno ancora nei prossimi anni e gli atenei hanno subito forti limitazioni sui contratti di insegnamento. Dal 2001 al 2009 il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), calcolato in termini reali aggiustati sull’inflazione, è rimasto quasi stabile, per poi scendere del 5% ogni anno, con un calo complessivo che per il 2013 si annuncia prossimo al 20%. Impossibile, quindi, programmare la didattica o la ricerca.

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