«Finisce l'università come possibilità di mobilità sociale»
Ne è convinto Des Freedman, presidente del sindacato dei professori del Goldsmiths College
P. G.
LONDRA
«È la fine dell'università come opportunità di mobilità sociale per i figli della classe lavoratrice. E sarà anche la fine per tanti nuovi atenei che avevano risposto a questa domanda di mobilità». Ad esserne convinto è Des Freedman, presidente del sindacato dei professori del Goldsmiths College, un'ateneo di studi sociali e culturali che è stato uno dei fulcri della mobilitazione contro l'aumento delle rette. «Questa riforma è uno schiaffo in faccia a migliaia di studenti», afferma tra la folla cordonata dalla polizia a Parliament Square con la voce strozzata dalla delusione. Per Freedman che nelle scorse settimane era finito nell'occhio del ciclone mediatico dopo aver firmato una dichiarazione di solidarietà con gli studenti che avevano occupato Millbank, «ora è importante non farsi prendere dalla delusione e continuare a fare pressione sul governo nei prossimi mesi, per fermare l'implementazione di questa riforma».
Chi vince e chi perde dall'approvazione di questa riforma?
Saranno veramente in pochi a guadagnarci. Ma certo farà il gioco delle università di elite, come Oxford, Cambridge, Warwick e Saint Andrew, che sono parte del Russell Group. Queste università vedono realizzato il loro sogno di diventare come le università statunitense, e potranno rastrellare grandi risorse accogliendo gli studenti più abbienti invece di quelli più intelligenti. A perdere saranno i nuovi atenei che sono cresciuti durante gli anni del New Labour. Molti di questi ora rischiano seriamente la chiusura e con la loro chiusura a molti ragazzi verrà negato l'accesso agli studi universitari. Hanno colto al volo l'occasione offerta dalla crisi economica per fare quello che sognavano da anni: trasformare completamente l'università in un sistema di mercato.
Eppure il governo continua a sostenere che la legge permetterà a tanti ragazzi poveri di studiare.
Si tratta chiaramente di bugie. Le borse di studio che metteranno a disposizione sono risibili e saranno disponibili solo per pochissimi studenti. La maggior parte degli studenti invece si dovrà portare sulle spalle decine di migliaia di sterline di debito, che alcuni finiranno di pagare quando avranno 50 anni o più. Pagare di più per servizi peggiori: certo non mi sembra un cambiamento che migliorerà il sistema educativo.
A sentire le conseguenze anche tanti professori nei prossimi mesi ed anni potrebbero ricevere la lettera di licenziamento.
Si tratta di una vera e propria disgrazia per tante persone che hanno dovuto studiare per una vita ed ora si ritroveranno senza lavoro, e senza alternative di occupazione. Secondo le stime del sindacato a rischiare il posto sono migliaia, secondo alcuni calcoli addirittura diecimila. I più a rischio sono i professori che insegnano materie umanistiche e scienze sociali per cui i fondi statali destinati alla didattica verranno addirittura azzerati.