Ecco dove la scuola italiana deve ancora migliorare (e di molto)
Non c'è solo il recupero in lettura e matematica dei nostri 15enni. Nel rapporto Ocse-Pisa 2009, presentato ieri all'Invalsi, spicca anche il divario Nord-Sud negli apprendimenti, che si riduce, ma resta significativo. Così come pure altri due dati che peggiorano rispetto alle precedenti rilevazioni e su cui è bene prestare attenzione.
Claudio Tucci
Non c'è solo il recupero in lettura e matematica dei nostri 15enni. Nel rapporto Ocse-Pisa 2009, presentato ieri all'Invalsi, spicca anche il divario Nord-Sud negli apprendimenti, che si riduce, ma resta significativo. Così come pure altri due dati che peggiorano rispetto alle precedenti rilevazioni e su cui è bene prestare attenzione. Il primo è l'alta percentuale di "varianza" tra scuole. Vale a dire che in Italia frequentare una scuola piuttosto che un'altra, nella stessa città o nello stesso quartiere, fa una bella differenza per quanto riguarda le performance degli studenti. Il Belpaese si colloca al secondo posto in questa "speciale" classifica, con una media del 62% e con picco del 64% in Sicilia. Era prima nel 2006. «È un dato preoccupante - ha commentato Benedetto Vertecchi, docente di pedagogia sperimentale all'università di Roma Tre - perchè dimostra che il nostro sistema scolastico è sempre più a macchia di leopardo e i risultati non dipendono tanto dalle caratteristiche degli allievi quanto dal tipo di scuola scelta». Come rimediare? Per Vertecchi, è importante recuperare «l'attività pratica». Una dimensione della didattica, aggiunge, che è «alla base di rapporti come l'Ocse-Pisa nel quale è implicita una cultura mista dove l'apprendimento teorico si coniuga con la capacità di tradurre in pratica le nozioni acquisite».
L'altro aspetto preoccupante che emerge leggendo nel dettaglio lo studio Pisa è che i miglioramenti negli apprendimenti in lettura, matematica e scienze sono stati "frenati" dalle cattive performance degli studenti di scuole e corsi professionali. In lettura, i ragazzi dei professionali hanno totalizzato 417 punti (contro i 541 dei liceali). Addirittura peggio quelli della formazione professionale, con appena 399 punti. Praticamente, tra istituti professionali e formazione professionale sono risultati insufficienti in lettura oltre il 50% degli studenti 15enni (contro il 21% di tutte le altre tipologie di scuole). Risultati simili anche in matematica e scienza, a testimonianza, spiega Elena Ugolini dell'Invalsi, che la vera sfida che attende la scuola italiana nei prossimi tre anni (quando uscirà il nuovo rapporto Pisa 2012) è «recuperare questo gap e lavorare affinchè tutti gli studenti acquisiscano (almeno) le competenze fondamentali».