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Corriere - Posto fisso per gli insegnanti di religione

La decisione, che interessa 15mila docenti, nel prossimo Consiglio dei ministri. Le critiche dei sindacati Posto fisso per gli insegnanti di religione Disegno di legge del governo: niente ...

06/11/2001
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Corriere della sera

La decisione, che interessa 15mila docenti, nel prossimo Consiglio dei ministri. Le critiche dei sindacati

Posto fisso per gli insegnanti di religione

Disegno di legge del governo: niente laurea per una cattedra alle superiori, idoneità decisa dalla Chiesa

ROMA - Gli insegnanti di religione non saranno più precari. Un disegno di legge governativo, che potrebbe essere presentato al prossimo consiglio dei ministri, prevede l'immissione in ruolo di circa 15 mila docenti - tante dovrebbero essere le cattedre a 18 ore - su un totale di 20 mila professori. Un tentativo era stato fatto anche durante il precedente governo, su iniziativa di un gruppo di parlamentari dell'area di centro. La legge, non tanto diversa da quella firmata dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti, è stata approvata dal Senato e poi si è arenata alla Camera per i contrasti sulla questione dei titoli: la laurea per insegnare religione alle superiori. Il centrodestra ha fatto la sua scelta: non sarà obbligatoria. Il provvedimento, molto atteso in Vaticano, ha diviso i sindacati. La Cgil scuola accusa il governo di aver delegato l'assunzione e il licenziamento di professori di ruolo all'autorità ecclesiastica. La Uil scuola punta l'indice su situazioni di "privilegio e discriminazione" che comporterebbe il passaggio in ruolo. Non è esclusa qualche frizione nella maggioranza, soprattutto dopo la nomina del cardinale Tonini a presidente onorario della commissione sul codice deontologico dei professori. "Le nomine di porporati e le proposte del ministro Moratti in materia di scuola e religione - ha commentato il segretario del Pri, Francesco Nucara - sono estranee al programma di governo concordato a suo tempo nella Casa delle Libertà". Cisl scuola e Gilda hanno espresso soddisfazione.

LA PROPOSTA - I docenti verranno immessi in due ruoli: uno per le materne e le elementari, l'altro per la scuola secondaria. Entreranno definitivamente nella scuola attraverso un concorso per titoli ed esami. Il primo servirà a sanare una situazione che si trascina da decenni: vi parteciperanno i docenti con quattro anni di servizio e un orario "non inferiore alla metà di quello d'obbligo". Consisterà in una sola prova che dovrà accertare "la conoscenza dell'ordinamento scolastico, degli ordinamenti didattici e pedagogici relativi ai gradi di scuola cui si riferisce il concorso e degli elementi essenziali della legislazione scolastica", in soldoni la capacità di insegnare. Non c'è posto per tutti: lo Stato non vuole appesantire l'organico in una disciplina non obbligatoria e quindi soggetta a fluttuazioni di domanda. Poichè la prima selezione non coprirà tutti i posti, la legge prevede concorsi triennali ordinari su base regionale. I datori di lavoro resteranno sempre due: l'autorità ecclesiastica che dà e toglie il titolo di idoneità - non esistono graduatorie - e lo Stato che d'ora in poi garantirà anche la certezza del posto di lavoro. Insomma in caso di divorzio, maternità fuori dal matrimonio - condizioni di incompatibilità per l'autorità religiosa - il docente potrà insegnare un'altra materia, se ne possiede i titoli, ossia la laurea e l'abilitazione, oppure passare ad altro incarico sempre nel comparto scuola o in altre amministrazioni statali.

LE REAZIONI - "Se la legge verrà presentata, ci troveremo di fronte ad un fatto grave - ha affermato il segretario generale della Cgil Scuola Enrico Panini -. La Repubblica non deve abdicare alle proprie prerogative". Secondo la responsabile scuola dei Ds, Mariagrazia Pagano, "è stato scavalcato il ruolo del Parlamento". "Il testo - ha aggiunto Panini - che dispone l'immissione in ruolo su un insegnamento facoltativo ha accolto le pressioni più corporative arrivando a prevedere che la laurea non sia necessaria neanche per quanti saranno immessi in ruolo nella secondaria". "Contavamo sulla sensibilità di questo ministro - ha dichiarato il segretario generale della Cisl Scuola, Daniela Colturani - al quale avevamo lanciato un appello affinchè affrontasse il problema". Secondo il segretario generale della Uil Scuola Massimo Di Menna, i docenti di religione sarebbero "avvantaggiati nel passaggio di ruolo". "Si prefigura la possibilità - ha precisato - che un laureato con abilitazione, ad esempio in Filosofia, nominato per insegnare religione sulla base della scelta operata dall'autorità ecclesiastica possa avere una situazione di privilegio rispetto a chi aspira allo stesso insegnamento di filosofia. Se, infatti, viene revocata l'idoneità, l'insegnante di religione potrebbe accedere al passaggio di ruolo a prescindere dalla sua posizione in graduatoria, avendo un chiaro vantaggio determinato dalla scelta dell'autorità diocesana". "Piena soddisfazione" è stata espressa dal responsabile Scuola di An Giuseppe Valditara.


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