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Corriere: Fioroni bacchetta i presidi: basta alibi, agite di più

Treellle La replica: mani legate su bullismo e personale

18/01/2008
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Corriere della sera

ROMA — Il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni interviene ad una conferenza di Treellle, l'associazione di cui è presidente Attilio Oliva, sul ruolo della dirigenza nella scuola dell'autonomia e bacchetta i presidi: «C'è spesso — dice — la tentazione di sperare in un'attività normativa salvifica. Invece io credo che non ci sia bisogno di nuove leggi ma di applicare quelle che ci sono già, assieme ai nuovi strumenti finanziari e sanzionatori che abbiamo dato ai presidi in questi 15 mesi di lavoro. Adesso i presidi devono assumersi la responsabilità. Decidere e fare di più».
Pane al pane e vino al vino. Il ministro è un fiume in piena. «I presidi i poteri ce li hanno. Siamo anche riusciti a trovare tra i 5 e i 10 mila euro che il preside può spendere come meglio crede e che non fanno parte del bilancio già regimentato ». Certo, un dirigente va valutato e se ritenuto idoneo incentivato con premi più sostanziosi. Ma, si chiede Fioroni, «come è possibile che in un sistema delle autonomie si accumulano in 5 anni un miliardo di euro di debiti a fronte di poco meno di un miliardo di giacenze, cioè di soldi non spesi? Questo si risolve assumendo responsabilità ».
Non è vero, continua il ministro, «che il preside è quella cosa per la quale o senza la quale resta tutto tale e quale. Dipende da quanto un preside è autorevole, da come si comporta, da come lavora. Vi sembra normale che per ogni episodio di bullismo debbo intervenire io mandando un ispettore? L'autorevolezza non si dà per legge. Esiste una legge da 30 anni che permette al preside di allontanare un docente non idoneo. Basta con questa assuefazione».
I dirigenti scolastici però non sono molto d'accordo. Per Carlo Mari del Dante Alighieri di Roma, «è vero che c'è più autonomia che in passato. Ma i presidi spesso hanno le mani legate, non possono davvero gestire il personale. E manca una vera autonomia finanziaria. Cinque o diecimila euro in più da spendere sono insufficienti». Ancora più duro Michele D'Elia preside del Vittorio Veneto di Milano: «Se ci sono molti presidi pusillanimi che preferiscono lasciar correre è perché il preside per fare ogni cosa, la più fessa, come dare un giorno di sospensione ad uno studente, deve percorrere un calvario. Convocare il consiglio di classe, raccogliere le prove, fare un miniprocesso e poi aspettare dieci giorni per un eventuale ricorso. Anche con il nuovo statuto più severo. È così che vince il chi se ne frega».
Mariolina Iossa


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