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Concorso per prof 321 mila domande per 11 mila posti
Solo il 3,6% ce la farà: polemiche dai sindacati “Così è diventato una lotteria delle illusioni”
09/11/2012
La Stampa
FLAVIA AMABILE ROMA
La divisione è presto fatta: ce la farà uno su 28. Ora che sono ufficiali le cifre dei partecipanti al primo concorso dopo quindici anni per reclutare prof nelle scuole, diventa anche più chiaro a che lavoro andrà incontro il ministero nelle prossime settimane. In totale sono arrivate 321.210 domande e i posti disponibili sono 11.542. I candidati? Soprattutto donne, meridionali, e quarantenni. Tre pennellate che raccontano la scuola del Terzo Millennio in Italia più di intere enciclopedie.
Otto domande su 10 arrivano dalle donne, una su due dal Sud, due su tre degli aspiranti insegnanti che hanno fatto domanda per partecipare alla selezione non proviene dalle graduatorie ad esaurimento, quasi uno su due ha un’età compresa tra i 36 e i 45 anni e la media è di 38,4 anni.
La media è più alta per gli uomini (40 anni) che per le donne (38 anni). Gli under 35 hanno inviato circa il 35% delle richieste ma non sono giovani: le regole del concorso escludevano di fatto i laureati degli ultimi dieci anni. Circa il 15%, invece, sono over 45.
Le richieste potevano essere indirizzate a tutti i gradi di scuola. Su questo punto non si registrano forti variazioni: le domande si distribuiscono in modo pressoché omogeneo, sottolinea il Miur in una nota. Il 26,2% delle domande riguarda i posti disponibili nella scuola dell’infanzia, il 26,6% la scuola primaria, il 20% la secondaria di I grado e il 27,2% la secondaria di II grado.
La metà delle domande arriva dal Sud (sono 164.827, il 51,3%), e in particolare dalla Campania che è la regione di provenienza del maggior numero di richieste. Decisamente meno interessante deve essere sembrato il concorso per i prof del resto del Paese. Dalle regioni del Nord è arrivato il 29,3% delle domande e il 19,4% dal Centro.
Fin qui i dati che «dimostrano - sottolinea il ministero - quanto sia sentita nel mondo della scuola e tra gli aspiranti docenti la necessità di avviare una procedura di reclutamento anche per via concorsuale».
I sindacati la pensano in modo diverso. Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, spiega che, invece, si «conferma la drammaticità dello scarto tra domanda e offerta nella scuola» e aggiunge di essere preoccupato «in una situazione che rende arduo assicurare chiarezza, regolarità e trasparenza delle procedure». Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, è ancora più duro: «È la conferma che il concorso risponde solo alla demagogia di un ministro che ritiene il lavoro non un diritto ma una lotteria a premi. Dove sono andati a finire i giovani, il merito, la valorizzazione dei talenti a fronte di un concorso che si è trasformato in una fabbrica di illusioni? La verità è che l’enorme numero di domande dipende esclusivamente dall’alto numero di disoccupati che aspirano legittimamente a un lavoro qualsiasi». Giuseppe Mascolo, segretario generale dell’Ugl Scuola, sottolinea il rischio che per tanti il concorso «si trasformi in una mera illusione». Per Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, «i precari della scuola hanno snobbato il concorso-farsa: troppo limitato il numero dei posti e chi ha preso un’abilitazione sente di aver già superato una selezione, non si ha voglia di ricominciare da capo come un novellino dopo dieci anni di insegnamento. Ma anche coloro che avrebbero avuto più motivi per mettersi in gioco, i giovani, sono rimasti esclusi. E questo è inconcepibile e incostituzionale: a parità di titolo, infatti, tutti hanno lo stesso diritto a partecipare a un concorso pubblico».