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Chi ha paura della trasparenza ?

di Pippo Frisone

08/11/2016
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ScuolaOggi

All'inizio c'era solo la legge n.241/90, cioè la prima legge organica sulla “trasparenza”  degli atti amministrativi.. Poi vennero la legge  n.150/90 , la legge n.15/05, il dlgs.n.82/05, la legge n.69/09,  il dlgs.150/09, il dlgs.n.83/12, il dlgs.190/12 e buon per ultimo il dlgs.n.33/13.

Sono 10 i provvedimenti di legge, per non parlare dei diversi decreti applicativi, linee guida e regolamenti che hanno avuto a che fare con la “trasparenza” nella Pubblica Amministrazione.

Trasparenza per favorire forme diffuse di controllo ma vista di recente anche come leva fondamentale per la prevenzione della corruzione che nel nostro Paese sfiora i 60 Mld all'anno !

Trasparenza come obbligo per tutte le Pubbliche Amministrazioni nelle sue diverse declinazioni:

da Trasparenza,valutazione e merito (dlgs.n.150/09) all'Amministrazione aperta (L.134/12) per finire all'Amministrazione trasparente e ai Programmi triennali per la trasparenza e l'integrità.

Ebbene, nonostante tutte queste norme, ci sono ancora forti resistenze all'interno della P.A. che rischiano di alimentare vere e proprie zone grige , dove più facilmente si annidano lgli abusi e  i favoritismi. La Scuola, in quanto parte integrante della pubblica amministrazione, cui quelle norme si riferiscono,  non è esente da questi rischi, tanto che ad occuparsene in maniera dettagliata nelle sue linee guida, proprio in questo periodo,  è la stessa Autorità nazionale anticorruzione (delibera n.430/16 all.1).

E non a caso, tra le materie particolarmente a rischio, vengono individuate  quelle relative agli incentivi, bonus e  premialità.

L'abbiamo già visto in questi anni con l'attribuzione delle risorse del fondo d'istituto e non solo.

La contrapposizione della privacy alla trasparenza ha limitato in questi anni quel controllo diffuso

che era nello spirito originario della  legge 241. E tutto ciò,  nonostante l'obbligo d'informazione successiva alla parte sindacale  sui nominativi  retribuiti col fondo e sulla verifica dell'utilizzo delle risorse (art.6 ccnl) .

Ora lo stesso scenario si ripete con l'attribuzione del bonus sul merito ai docenti, previsto dalla L.107/15. Dopo averlo sottratto alla contrattazione, pur riconoscendone il carattere di salario accessorio, adesso si cerca di limitarlo fortemente se non proprio sottrarlo non solo alla pubblicazione ma anche alla semplice informazione alla RSI e alle OO.SS..

Eppure l'art.18 del dlgs.33/13 parla chiaro, come pure la citata delibera dell'Anac “ La Pubblica Amministrazione ( di cui la Scuola è parte integrante ndr) è tenuta alla pubblicazione tempestiva degli incarichi conferiti e dei destinatari con indicazione della durata e compenso spettante”.

Eppure  ancor oggi ci sono dirigenti scolastici che per un malinteso senso di riservatezza,  non vogliono render conto di come vengono utilizzate le risorse pubbliche.

Alcuni dirigenti si nascondono dietro la tutela della privacy per non far conoscere i nominativi dei destinatari del bonus, gli importi individuali concessi, i criteri e le motivazioni adottati  sia per l'attribuzione sia per la negazione del bonus. Dicono che l'attribuzione del bonus è una prerogativa esclusiva del dirigente scolastico. Ma allora se è così perché si ha paura di rendere pubbliche le proprie scelte. Perchè costoro preferiscono l'opacità alla trasparenza ? Per l'incertezza e non chiarezza della normativa?  perché lasciati soli ? o perché temono di essere giudicati, non tanto dai loro superiori quanto dagli stessi docenti ?

Quanto è ancora lontano l'obiettivo di una scuola veramente trasparente, quale condizione indispensabile contro ogni forma di abusi  e privilegi che non teme di essere valutata e giudicata , a partire da chi la dirige per finire all'ultimo dei docenti.

Quanto siamo ancora lontani dal veder favorire anche nelle scuole forme diffuse di controllo come il diritto all'accesso civico quale libertà d'accesso riconosciuto a chiunque, vero antidoto alla prevaricazione e agli abusi di ogni tipo.

Dopo 26 anni ed il varo di ben dieci leggi, la trasparenza nel pubblico impiego è e rimane ancor oggi un obiettivo lontano che può essere  raggiunto pienamente,  non allontanando ma coinvolgendo nei processi decisionali i corpi intermedi, il sindacato  e con un coinvolgimento sempre più attivo e diffuso dei cittadini.


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