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Censis, sempre meno iscritti all’università soprattutto al Sud

Andamento decrescente per tutti gli atenei tranne quelli del Nord-Ovest

06/12/2014
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La Stampa

roma

Tra il 2008 e il 2013 gli iscritti alle università statali sono diminuiti del 7,2% e gli immatricolati del 13,6%. L’andamento decrescente ha interessato tutti gli atenei tranne quelli del Nord-Ovest, dove gli iscritti sono aumentati del 4,1% e gli immatricolati dell’1,3%. È quanto emerge dal 48° rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese 2014.  

Nelle università del Nord-Est la contrazione dell’utenza è stata più contenuta: -2,3% di iscritti e -5,9% di immatricolati. Al Centro il numero degli studenti iscritti si è contratto del 12,1% e quello degli immatricolati del 18,3%. Negli atenei meridionali rispettivamente dell’11,6% e del 22,5%. L’indice di attrattività delle università sembra premiare non solo le università del Nord-Ovest (da 3,9% nel 2008 a 8,6% nel 2013), ma anche quelle del Nord-Est, che, sebbene abbiano ridotto la loro utenza complessiva, hanno comunque accresciuto quella proveniente da fuori regione, passando dall’11% all’11,8%.  

L’ulteriore contrazione dell’indice di attrattività degli atenei meridionali (da -21,8% nel 2008 a -22,8% nel 2013) sembra confermare la presenza di criticità strutturali note, a loro volta inserite nell’ambito di contesti territoriali segnati da derive di sottosviluppo economico di lungo periodo.  

Il dato che invece sembra essere più allarmante è la caduta nei cinque anni di riferimento dell’indice di attrattività delle università del Centro Italia, che è passato da 21,8% nel 2008 a 12,4% nel 2013, marcando un’apprezzabile riduzione del capitale reputazionale di tali istituzioni. 

Il Rapporto evidenzia come sia aumentata l’incidenza delle tasse di iscrizione sul totale delle entrate delle università italiane: da un valore intorno all’11% dei primi anni 2000, le entrate contributive si attestano al 13% nel 2010, per poi raggiungere nel 2012 quota 13,7%. 

I dati disaggregati per ripartizione territoriale indicano una separazione netta nel tempo degli andamenti delle entrate contributive tra le università settentrionali, da un lato, e quelle centrali e meridionali, dall’altro. Le prime si pongono, infatti, al di sopra delle medie nazionali e oltre la soglia del 15% sia nel 2011, sia nel 2012; le seconde, invece, al di sotto.  


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