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BresciaOggi: Bocciate le borse di studio ai soli italiani

Così hanno deciso i magistrati accogliendo il ricorso presentato dalla Fondazione Piccini, dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e dalla Cgil di Brescia.

20/01/2010
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Bresciaoggi

Se una borsa di studio prevede fra i requisiti minimi «la cittadinanza italiana è discriminatoria» e va modificata. Lo stabilisce un'ordinanza del Tribunale di Brescia che impone alle amministrazioni leghiste di Chiari e Castel Mella di eliminare appunto la clausola della nazionalità tra i requisiti per l'accesso ai bandi comunali destinati a studenti meritevoli. Così hanno deciso i magistrati accogliendo il ricorso presentato dalla Fondazione Piccini, dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e dalla Cgil di Brescia.
Se l'amministrazione guidata da Ettore Aliprandi (Castel Mella), dopo aver ricevuto notizia del ricorso ha ritirato la delibera, riaprendo i termini per l'ottenimento delle borse di studio e togliendo la «postilla discriminatoria» (sobbarcandosi comunque 600 euro per il pagamento delle spese legali), a Chiari l'amministrazione non ha ritirato la delibera.
«LA DECISIONE di presentare lo stesso testo dell'anno scorso, su cui nessuno aveva avuto nulla da dire, è stata presa collegialmente - commenta l'assessore all'istruzione Gabriele Zotti - Sarà quindi la Giunta a decidere». Nel frattempo resta l'ordinanza del Tribunale che «accerta - si legge nel testo - il comportamento discriminatorio del Comune di Chiari» e impone all'amministrazione guidata dal sindaco-senatore Sandro Mazzatorta la riscrittura del provvedimento, con nuovi termini di scadenza, «eliminando gli elementi discriminatori» e obbligando il Comune a pagare 2.500 euro di spese legali.
LA DELIBERA in questione (la 120 del 30 novembre 2009) si riferisce al bando di concorso «Premi di eccellenza scolastica» e si proponeva di regalare un computer portatile agli studenti meritevoli ma «italiani doc» residenti a Chiari. Dalla questione del bonus bebè del Comune di Brescia alle ordinanze sul reddito minimo garantito per la residenza (ora in sospeso) di Villa Carcina, passando per le delibere di Chiari e Castel Mella, le discussioni sui provvedimenti «ad etniam» trovano sempre più spazio nelle aule di tribunale: «Questa è la linea politica del centrodestra succube dell'ideologia leghista - accusa Damiano Galletti della segretaria della Cgil di Brescia - produce spinte discriminatorie e crea tensioni che minano seriamente la convivenza civile». Spiega Giovanni Valenti della Fondazione Piccini: «Con l'istituzione dell'Osservatorio sulle discriminazione istituzionali realizzato in collaborazione con l'Asgi, abbiamo pensato d'ora di segnalare alle autorità giudiziarie eventuali comportamenti illegittimi. I provvedimenti amministrativi non possono avere elementi discriminatori». Nella sentenza si fa riferimento all'articolo art 43 (comma 1) del Testo Unico sull'immigrazione che individua come discriminatorio «ogni comportamento che direttamente o indirettamente comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata su razza, colore, ascendenza, origine nazionale o etnica, convinzioni e pratiche religiose».
Francesco Apostoli


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