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Bloccati gli accordi regionali, pure i presidi verso lo sciopero

Stipendi, scontro tra ministero e sigle sulle quote variabili

03/12/2013
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ItaliaOggi
 di Giorgio Candeloro  
 

Continua lo scontro tra i dirigenti scolastici e l'amministrazione centrale sul Fun, il Fondo unico nazionale. Si tratta dello strumento mediante cui si realizza la retribuzione di posizione e di risultato dei presidi per l'anno scolastico 2012-2013. Il conflitto è esploso dopo che l'Ufficio Centrale Bilancio, ramificazione del Ministero dell'economia e finanze presente in tutti i dicasteri di spesa, ha sospeso i gli accordi regionali conclusi e bloccato quelli in via di definizione. Impedendo così l'applicazione dei contratti integrativi, che determinano in larga misura l'entità della parte variabile degli stipendi dirigenziali. Qualche giorno fa un incontro svoltosi al Miur tra tutte le sigle sindacali dei dirigenti e i tecnici ministeriali, su richiesta urgente delle organizzazioni di categoria dei presidi, non sembra aver superato il problema e si è anzi risolto in un sostanziale fallimento. Il confronto riguarda soprattutto il sistema di calcolo del Fondo Unico che, secondo l'amministrazione, deve essere depurato della Ria (retribuzione individuale accessoria) nel frattempo maturata da ciascun dirigente per il 2012/13.

É il caso di ricordare che la Ria rappresenta, insieme all'assegno ad personam, la parte più consistente della retribuzione accessoria dei dirigenti, definita annualmente a livello regionale in sede di contrattazione integrativa. I sindacati dei presidi hanno ritenuto irricevibile la proposta ministeriale, ricordando che l'ammontare del Fondo, in un primo tempo concordato e attualmente messo in discussione, garantiva il mantenimento del tetto delle retribuzioni previste per l'anno precedente. L'ipotesi che viene dalle stanze di viale Trastevere rappresenterebbe invece, a detta di tutti i rappresentanti dei dirigenti, un netto arretramento stipendiale per la categoria. L'opposizione compatta delle sigle sindacali ha indotto l'Amministrazione a proporre un aggiornamento a breve del tavolo di trattativa, nel tentativo di trovare la soluzione di una questione di carattere strettamente economico e dunque di non facile soluzione. Si tratta infatti di rivedere tabelle e fondi disponibili, cosa non semplice in una fase come questa di ricerca affannosa di risparmi ed economie in tutti i settori della Pubblica amministrazione, soprattutto in fatto di tagli ai ministeri.

Quel che è certo è che i presidi non ci stanno a rinunciare a una parte di retribuzione che ritengono di meritare, anche alla luce del notevole aumento degli impegni e delle responsabilità di cui sentono gravati in questo momento. Secche, anche nelle dichiarazioni, le prese di posizione di parte sindacale e associativa; se l'Anp, l'associazione dei dirigenti scolastici, chiama in causa direttamente le scelte politiche del Miur chiedendo «che il ministero decida se difendere o meno gli interessi di coloro che in condizioni sempre più critiche, stanno garantendo il regolare funzionamento del sistema scolastico», la Cisl scuola rincara la dose, definendo «inaccettabile» ogni ipotesi di congelamento o di taglio del fondo, fino a minacciare l'agitazione sindacale dei dirigenti. Un'ipotesi questa paventata anche dalla Uil scuola come unica strada percorribile se il ministero non darà una sterzata alla vicenda. Sul piiede di guerra anche la Flc- Cgil. Imminente il nuovo incontro per tentare di risolvere la questione. In caso di nuovo fallimento e di mancato accordo assisteremo forse al primo sciopero dei presidi


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