FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3800881
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Alcune notazioni generali (per il programma dell'Unione sulla scuola)-di Domenico Chiesa

Alcune notazioni generali (per il programma dell'Unione sulla scuola)-di Domenico Chiesa

Alcune notazioni generali (per il programma dell'Unione sulla scuola) di Domenico Chiesa 1. Il programma elettorale dell'Unione (S-U-R) deve contenere un messaggio visibile, forte e nel cont...

05/12/2005
Decrease text size Increase text size

Alcune notazioni generali (per il programma dell'Unione sulla scuola)

di Domenico Chiesa

1. Il programma elettorale dell'Unione (S-U-R) deve contenere un messaggio visibile, forte e nel contempo semplice e comprensibile. Il senso di fondo potrebbe essere: "si ha a cuore la crescita della conoscenza come valore fondamentale per ogni persona (in ogni età) e per la società (sottolineando sia il ruolo che può avere per lo sviluppo della convivenza, basata su una più consapevole e reale cittadinanza, sia quello per il progresso della qualità della vita)".
Alla contrapposizione manichea ("punto a capo") e al disastro che ne è seguito (perché tale è stato e si può documentare) si propone una legislatura di rassicurante sviluppo della formazione che punti a garantire per ogni età un miglioramento reale della qualità dell'apprendimento.
Una prospettiva, un'idea forte, importante, significativa, "per cui meriti" e attorno a cui l'intera popolazione si senta coinvolta in un grande salto etico e di qualità. Un messaggio positivo che recuperi il meglio delle esperienze formative e le porti a sistema. Una convincente idealità di prospettiva che accompagna e sorregge una politica pragmatica, comprensibile e fattibile.
È un'occasione che può diventare molto favorevole per il centro sinistra, per la scuola e per il Paese, purché non di ripetano alcuni errori commessi tra il 1996 e il 2001.
Non lanciare quindi messaggi che prefigurino lo scardinamento del nostro sistema formativo in nome di una palingenetica "modernità" che non esiste e che può solo spaventare, bensì il rinforzo qualitativo e la generalizzazione degli aspetti che funzionano, affiancato da interventi innovativi sugli aspetti di crisi che siano adeguati e profondi ma mirati, condivisi ed efficaci .
2. Un cardine di questo progetto consiste nel valorizzare e mettere in azione, al meglio delle possibilità, la risorsa più consistente che abbiamo a disposizione. È ovvio che tale risorsa è l'istituzione scuola.
Detto fuori dai denti penso che si debba smettere (sia in pubblico che nei salotti) di sputare sulla scuola e sugli insegnanti per sottolineare quanto siano più efficaci le altre agenzie formative e la necessità di combattere la visione scuola-centrica: nell'inizio del nostro nuovo secolo, nel nostro paese non esiste alternativa all'istituzione scuola, non è vero che Socrate è morto, non è vero che internet è il nuovo maestro.
I bambini, i ragazzi, gli adolescenti hanno bisogno di un luogo e di un tempo istituzionalizzato (centrato sulla relazione umana, fuori dal mercato e dagli indici di ascolto) per realizzare quel processo di apprendimento-con-insegnamento che garantisca loro la strumentazione culturale per essere adulti consapevoli e che sia nel contempo un laboratorio di vita democratica.
In questo senso la scuola è uno dei centri (quello dell'istruzione) della vita tra i 3 e i 18/19 anni, un'esperienza insostituibile per tutti.
Il sottoscritto ha incontrato all'inizio della propria storia di insegnante contemporaneamente Lorenzo Milani e Ivan Illich e oggi rinnova a ragion veduta la scelta di 35 anni fa. Oggi più che allora questa istituzione è la più grande garanzia di democrazia che abbiamo: deve essere valorizzata e può esserlo solo attraverso il suo continuo rinnovamento. Deve imparare a rapportarsi (senza perdersi) con una società "glocalizzata", tenendo presente che la scuola stessa è una parte non marginale della società, deve imparare a diventare la scuola nell'età della pre-adolescenza e dell'adolescenza. La scuola non è una istituzione totale, è geneticamente una istituzione aperta, quando non lo è non è scuola.
Se al centro del programma dell'Unione si pone la crescita della conoscenza penso che il problema non sia se la scuola debba o no rappresentare il sostegno fondamentale bensì come avviare/sostenere un processo di innovazione per renderla in grado di esserlo realmente. Credendoci però, sul serio.
Lanciare un segnale positivo di fiducia verso la scuola e la sua capacità di responsabilizzarsi al proprio compito istituzionale (superamento dell'autoreferenzialità, sviluppando la capacità di intercettare/valorizzare le altre agenzie formative e la capacità di percepire i ragazzi come portatori sani di approcci alla cultura da non demonizzare&) diventa uno degli elementi portanti del messaggio elettorale. Tutto questo sia per trasformare gli insegnanti da passivi resistenti in agenti attivi dell'innovazione, sia per ricostruire il patto tra scuola e società (che è alla base della ri-valorizzazione della conoscenza) che oggi si è interrotto.
Aiutare gli insegnanti ad uscire dalle logiche scolasticistiche non significa colpevolizzarli e rinchiuderli nella riserva dei licei (degli studenti già motivati allo studio) ma valorizzare e sostenere i modelli professionali più avanzati, avendo la capacità di confrontarli con modelli differenti sperimentati anche in altre sedi formative; non marginale è il nuovo patto tra scuola e Enti Locali costruito sul reciproco riconoscimento e sulla capacità di costruire progetti condivisi.

3. Allora. Le proposte in questa direzione, già emerse nelle passate riunioni in molti interventi, mi pare siano non una mediazione minimale ma una sintesi di alta significatività e condivisibilità politica e sociale.:
à Sullo sfondo c'è lo sviluppo dell'educazione formale da zero a 18/19 da porre in continuità con quella informale e con adeguate opportunità di formazione per tutta l'età adulta.
à L'articolazione interna deve essere funzionale al rispetto dei bisogni formativi di ogni età e a segnare/sostenere le tappe di crescita (in particolare tra la preadolescenza e la prima adolescenza) senza forzature e salti.
àIl problema dell'anticipo va ripensato alla radice: non si pone per la scuola dell'infanzia (il bambino che viene inserito nella scuola dell'infanzia prima dei tre anni non anticipa il curricolo 3-6 ma vede garantito il diritto a trovarsi in una condizione educativa adatta alla sua età). Gli eventuali "anticipi" devono essere pensati all'interno dell'intero percorso (3-18) dove tutti i soggetti coinvolti si assumono contestualmente le proprie responsabilità (&).
àIl processo di innovazione si basa sul rilancio virtuoso dell'autonomia superando i rischi negativi, peraltro praticati in questi anni, della sua trasformazione in un decentramento burocratico (far riprodurre dalla burocrazia della singola scuola le malefatte della burocrazia centrale) e dello sviluppo della marginalità (attivazione "dei progetti" al posto "del progetto"). Promuovere un'organizzazione che si ponga lo scopo di valorizzare i soggetti e le risorse anziché imbrigliarli in una macchina "perfetta" e converga tutte le energie sulla qualità dell'apprendimento.
Fondamentale è l'attuazione dell'organico funzionale che per le scuole in cui è stato inserito alla fine della passata legislatura, ha rappresentato il vero dato di innovazione e di promozione qualitativa.
Ma autonomia significa anche promuovere lo sviluppo del sistema formativo territoriale, attraverso la costruzione delle reti di scuole e delle conferenze territoriali in grado di configurare i patti territoriali sulla formazione e la ricerca.

Si possono riassumere gli interventi mirati per ogni fascia di età:
àForte intervento di potenziamento della fascia 0-6 (rispettando le specificità del Nido e della scuola dell'infanzia) (&)
àSviluppo della fascia di istruzione 3-14 nella direzione della comprensività (con il giusto equilibrio di specificità/continuità dei tre momenti 3-6, 6-11, 11-14). Valorizzazione dei modelli didattici del tempo pieno e del tempo prolungato (&). Superamento dell'opzionalità come risposta alla domanda individuale e forma implicita di canalizzazione dei percorsi
àElevamento dell'obbligo di istruzione nei primi bienni (riformati) della secondaria superiore =costruzione di impianti curricolari unitari (cioè differenziati per indirizzi ma con equivalente valenza formativa), flessibili e adeguati alle esigenze educative dell'età, strettamente interrelati con la scuola precedente e con il triennio successivo
àNella prospettiva dell'elevamento dell'obbligo all'istruzione a 18 anni attivare percorsi formativi diversificati dopo il biennio: nel triennio della scuola secondaria superiore riformata (si può porre l'obiettivo del 85% di diplomati al termine della legislatura), nei percorsi integrati di istruzione e formazione professionale, nell'apprendistato fortemente caricato di percorsi di istruzione e formazione professionale.
àAttivazione di percorsi di istruzione e formazione tecnico-professionale superiore da affiancare a quelli universitari.
àInterventi di forte innovazione della formazione professionale sia quella iniziale sia quella per tutto il periodo lavorativo (ovviamente regionale nella accezione dell'art. 117 "istruzione e formazione professionale")
àRilancio dei percorsi formativi in età adulta (con le caratteristiche dei percorsi formativi in età adulta!)
(7 novembre 2005)


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL