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Repubblica-Torino-Pochi soldi, il prof non viaggia

Pochi soldi, il prof non viaggia Restano inutilizzate le borse Erasmus per i docenti L'Università sta rivedendo il suo programma e punta sui cofinanziamenti Va un po' megl...

07/12/2005
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la Repubblica

Pochi soldi, il prof non viaggia
Restano inutilizzate le borse Erasmus per i docenti
L'Università sta rivedendo il suo programma e punta sui cofinanziamenti
Va un po' meglio al Politecnico dove gli insegnanti in partenza nel 2006 saranno 60
TIZIANA CATENAZZO


Giramondo o pantofolai i docenti torinesi? I nostri professori crescono e 'coltivano" i loro studi tra il capoluogo e la provincia, o ancora si formano all'estero, con esperienze di docenza e ricerca oltre confine? E infine, quindi, quanto sono più o meno attraenti i nostri atenei, agli occhi dei grandi nomi del sapere internazionale? Al solito, sapere e prestigio dipendono dal portafoglio. In particolare, molto dipende dai cofinanziamenti ministeriali della cosiddetta "legge Daddona" di qualche anno fa, nata appunto per promuovere la mobilità dei docenti: "Quest'anno il bilancio è in attivo spiega il rettore Ezio Pelizzetti con 27 nuove entrate e 8 uscite: per gli ordinari, 2 a Giurisprudenza, 3 a Lettere, 1 a Scienze; per gli associati, ben 9 a Medicina, fra cui molti però gli 'idonei' di casa nostra. Con le sole risorse 'interne' non conviene assumere da fuori (un ordinario percepisce circa 50 mila euro l'anno, un associato 38 mila), e c'è anche un limite massimo, pari al 90% sul Fondo di finanziamento ordinario, per le spese sul personale (nonostante abbiamo ricevuto quest'anno 21 milioni di euro in più, con il Ffo più alto d'Italia, in termini reali). Insomma, occorre giungere a un'effettiva 'autonomia' degli atenei, decisionale e finanziaria: i cofinanziamenti servono senz'altro (penso anche a quelli per l'assunzione di docenti stranieri o italiani residenti all'estero da più di tre anni) ma occorre poter decidere, ad esempio, quali settori potenziare e, in base a quelle scelte, investire in risorse materiali e umane: per queste ultime, aggiudicarsi così i docenti più validi e accreditati a livello internazionale. Un altro esempio? A breve ospiteremo un buon numero di ricercatori indiani e questa è senz'altro un'ottima cosa ma con borse di 600 euro l'una (in Germania le borse sono da 3 mila euro l'una&). Ma certo, da noi almeno il 10% dei ricercatori sono stranieri, contro la media nazionale del 2%". C'è poi un altro genere di mobilità che si traduce nella pratica del far la valigia e partire - su cui si basa l'abusato concetto (o 'ideale') dell'internazionalizzazione, e sui cui si costruisce l'immagine dell'Università torinese all'estero: è la "teaching staff mobility": agli sportelli Erasmus risulta (per la mobilità interna all'Europa, quindi), che al Politecnico i docenti hanno utilizzato quest'anno 48 borse (800 euro l'una, a cui si aggiunge di solito una quota d'ateneo) e 60 sono previste per il 2006; all'Università, delle 23 disponibili, ne sono state utilizzate 15. Pochissime. "No, attenzione, non piangiamoci addosso. Il nostro ateneo è fra i più vivaci, anzi: perché la mobilità 'vera' precisa Vincenzo Ferrone, storico ed ex-vicerettore per la ricerca non risulta tanto dalle carte, o dalla stipula di convenzioni, ma è costruita sui rapporti personali e di ricerca dei docenti, intessuti in anni e anni di frequentazioni e interessi accademici: è poco 'istituzionalizzata', ma i nostri docenti (in quasi tutte le aree) hanno fitti e proficui rapporti di ricerca internazionali, di altissimo livello scientifico".


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