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Repubblica-Palermo-LA DERIVA INDIANA DELLA SCUOLA

istruzione LA DERIVA INDIANA DELLA SCUOLA MARCELLA CROCE È un mostro a sette teste: la scuola di classe come la fenice risorge dalle sue ceneri. Lungi dall'essere morta, ha solo assunto fo...

21/08/2002
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la Repubblica

istruzione
LA DERIVA INDIANA DELLA SCUOLA

MARCELLA CROCE

È un mostro a sette teste: la scuola di classe come la fenice risorge dalle sue ceneri. Lungi dall'essere morta, ha solo assunto forme diverse, non di rado perversamente creative. Nel pubblico si può chiamare Sissis, nuova denominazione per i famigerati corsi abilitanti del passato. Nel privato da qualche anno la novità è il corso di preparazione per l'esame di ammissione alla facoltà di Medicina, ospitato dall'Istituto Gonzaga, che in questi giorni 210 ragazzi siciliani stanno frequentando. Geniale idea di un medico palermitano che oltretutto ha il "merito" di dare così "lavoro" (e possiamo immaginare quanto malpagato) ad alcuni giovani, che collaborano con lui e così impegnano (proficuamente?) il loro mese di agosto.
I Sissini (che orribile denominazione!) hanno pagato un milione e mezzo di vecchie lire l'uno per un corso di circa due anni, gli aspiranti dottori quasi tre (!) per poco più di un mese di lezioni. Ecco come i test di ingresso che dovrebbero mirare a individuare chi è adatto a svolgere questa importante professione, selezionano principalmente chi ha avuto abbastanza soldi per pagarsi il precorso.
Il privato si è accorto da tempo che l'inefficienza del pubblico si presta benissimo a venire debitamente sfruttata, così sono sorti in tutta Italia i corsi Cepu per sostituire un'università incapace di insegnare e soprattutto di seguire i propri studenti, mentre la chimera del posto fisso spinge ancora tanti a spendere fior di quattrini per i corsi di preparazione ai vari pubblici concorsi.
Noi a suo tempo ci siamo fatti le budella fradice con i corsi abilitanti, ma almeno non abbiamo subito la beffa di doverli persino pagare; oggi purtroppo pagando gli studenti dei Sissis non hanno ottenuto con i loro soldi una garanzia di qualità, ma solo quella di acquistare il numero di punti sufficiente a scavalcare in graduatoria chi già precariamente, spesso da molti anni, insegna. Negli anni Settanta molti di noi denunciarono a voce alta la pessima qualità dei corsi abilitanti, oggi chi ha pagato non ha con ciò comprato neanche il diritto di lamentarsi, perché la fame di lavoro è molto maggiore di allora, e l'interesse principale è quello di arrivare con qualsiasi mezzo al proprio scopo. E così via dicendo, il mostro (di cui sopra) si apposta sul cammino dei nostri giovani respingendo gli economicamente più deboli ai margini della società. Parole trite e ritrite che la propaganda postsessantottesca ci ha ripetuto fino alla nausea senza che purtroppo tanta insistenza evitasse che esse esprimano non una formula stereotipa ma semplicemente una drammatica realtà. Questa è discriminazione, altra parola purtroppo abusata ma tremendamente necessaria: chi darà alla figlia della mia portinaia, abbandonata dal marito con tre bambini in giovane età, i soldi per mandare tra qualche anno una figlia che si promette molto meritevole al Sissis o al precorso di Medicina? Troppo spesso dimentichiamo che queste realtà non solo esistono sul serio, ma anzi sono molto comuni.
Quando noi della generazione anni Quaranta e Cinquanta frequentavamo la scuola pubblica, non ci facevamo troppe domande, i migliori studiavano punto e basta, senza discutere i contenuti, né riflettere troppo sui motivi che portavano tanti altri, che spesso erano solo più sfortunati, al fallimento o tutt'al più alla mediocrità e li condannavano a essere risucchiati nel vortice della massa. Poi è venuto il '68, quella scuola è stata giustamente denominata classista, peccato che siano passati quasi quarant'anni, oggi neanche i soldi assicurano ai nostri figli quella cultura che tutto sommato, se ben interpretata, non era da buttar via, e peccato che, come in India dove i bambini guardano con invidia chi può premettersi di andare a scuola, la figlia della mia portinaia, con ogni probabilità, tutt'al più finirà col fare la bidella nelle scuole dove per ora sogna di studiare.


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