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Repubblica-Palermo-Istruzione Italia e Usa stavolta insieme ... agli ultimi posti

Istruzione Italia e Usa stavolta insieme ... agli ultimi posti IGNAZIO MARINO PROPRIO du...

11/01/2005
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la Repubblica

Istruzione Italia e Usa stavolta insieme ... agli ultimi posti
IGNAZIO MARINO


PROPRIO durante le tanto sospirate vacanze di Natale appena concluse, la stampa internazionale ha pubblicato i risultati dell'indagine condotta dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) e denominata PISA (Programme for International Student Assessment ossia Programma per la Valutazione degli Studenti Internazionali). Per una volta, Italia e Stati Uniti compaiono più o meno allo stesso livello, purtroppo in fondo alla classifica.
La ricerca, già condotta nel 2000 e da ripetersi nel 2006, si è appena conclusa con la diffusione dei dati relativi all'anno scorso. Lo scopo era rilevare le competenze degli studenti quindicenni dei principali paesi industrializzati in tre settori: la lettura e la comprensione di testi scritti, le scienze e soprattutto la matematica, ma anche in alcune capacità trasversali, essenziali nel ragionamento analitico e nell'apprendimento in generale. Le prove hanno misurato il modo in cui gli studenti utilizzano conoscenze e strumenti appresi durante gli anni di scuola, per affrontare problemi e compiti che si incontrano nella vita quotidiana. All'indagine hanno partecipato 250.000 studenti appartenenti ai 30 paesi membri dell'Ocse, tra cui l'Italia.
Come già emerso nella scorsa edizione dello studio, i più bravi sono risultati i ragazzi finlandesi, seguiti a breve distanza dai giovani di Hong Kong, Giappone e Corea. Ma l'esito fondamentale è stato la conferma di un dislivello sempre più marcato fra primi e ultimi della classe, internazionalmente parlando. In generale, inoltre, si nota un legame chiaro fra prodotto interno lordo del paese ed efficienza del suo sistema scolastico.
Non mancano però le eccezioni: la Corea, per esempio, occupa le postazioni più alte per il rendimento degli studenti pur investendo nell'istruzione molto meno di altre nazioni. Al contrario, gli Stati Uniti che pure spendono molto in formazione, registrano la percentuale più bassa nel rapporto fra risorse impiegate e risultati ottenuti. Ciò dimostra che gli investimenti monetari sono importanti ma non bastano.
In Italia, come negli Usa, più del 25% degli studenti dimostra di possedere un livello di competenza matematica appena sufficiente. Nello specifico, nella classifica generale, in questa materia eccelle Hong Kong, mentre gli americani si classificano al ventottesimo posto e gli italiani addirittura al trentunesimo. Per la soluzione di problemi complessi vince la Corea, gli Usa compaiono al ventinovesimo posto e l'Italia di nuovo al trentunesimo. In scienze i più bravi sono i finlandesi, mentre americani ed italiani si piazzano rispettivamente al ventiduesimo e ventisettesimo posto. Infine la prova di lettura: in testa ancora una volta la Finlandia, mentre gli Usa sono al diciottesimo posto e l'Italia al ventinovesimo, registrando un netto peggioramento rispetto all'indagine condotta nel 2000.
Può sembrare strano per un paese come il nostro, spesso abituato a figurare in fondo alle classifiche internazionali, trovarsi per una volta in compagnia degli Stati Uniti, solitamente in testa, ma questo non fa che avvalorare certi timori. Come per esempio quello di un modello scolastico che in Italia finisce con l'assomigliare sempre di più a quello americano, in assenza di automatiche garanzie di qualità. Penso all'introduzione di figure nuove ma poco definite come quella del tutor, all'abolizione di certe prove storiche come l'esame di quinta elementare, alla maggior libertà in tema di programmi didattici lasciata alle Regioni e infine alla profonda differenza qualitativa fra istituti frequentati da studenti abbienti rispetto a scuole di estrazione più popolare. Le disuguaglianze sociali ed economiche rivestono ancora un ruolo troppo ingombrante nella valutazione del livello di formazione dei nostri adolescenti.
Fra i principali suggerimenti ricavabili dall'indagine dell'Ocse spicca quello che predilige sistemi scolastici integrati e standardizzati perché sembrerebbero garantire risultati migliori. E ancora, nonostante il rapporto fra spesa pubblica e preparazione degli alunni non sia sempre proporzionale, il nostro paese figura agli ultimi posti per gli investimenti nella conoscenza di base (solo il 2% del Pil).
Insomma, c'è ancora moltissimo da fare per migliorare il nostro sistema formativo e per garantire ai nostri figli un futuro per lo meno alla pari rispetto a quello degli altri membri dell'Unione Europea e delle principali nazioni industrializzate del mondo, con cui ci vantiamo di sedere ai tavoli delle trattative internazionali. Per una volta l'Italia dovrebbe sforzarsi di non cedere alla tentazione di imitare l'America ma trovare ispirazione in altri esempi, meno prevedibili forse. O, ancora meglio, dovrebbe cercare di attingere alle proprie tradizioni culturali, senza ripudiare modelli di insegnamento che possono sembrare meno fantasiosi ma restano altamente formativi e più facilmente condivisibili dai nostri studenti.
IGNAZIO MARINO
(con la collaborazione di Claudia Cirillo)


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