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Prima i diritti costituzionali poi i vincoli di spesa

La Corte dei Conti della Campania ha licenziato una pronuncia di grandissimo rilievo che interpreta in modo avanzato una parte importante di legislazione in materia di contenimento della spesa e di autonomia degli Enti locali.

29/05/2013
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l'Unità

La Corte dei Conti della Campania ha licenziato una pronuncia di grandissimo rilievo che interpreta in modo avanzato una parte importante di legislazione in materia di contenimento della spesa e di autonomia degli Enti locali. Il punto centrale può essere così riassunto: i vincoli di bilancio non possono mettere in discussione i diritti costituzionalmente garantiti che devono essere erogati anche se in deroga al Patto di stabilità.

La Corte dei Conti ha ritenuto che «non ci sono i presupposti per l'esercizio dell'azione di responsabilità» nei confronti del Comune di Napoli sul caso dell’assunzione delle maestre, il cui servizio, a detta della stessa Corte, è essenziale e di primaria importanza. In sostanza, Napoli – con una spesa complessiva per il personale superiore ai limiti di legge e, quindi, nella teorica impossibilità di poter assumere anche in modo precario ha ben fatto ad assumere al 1 settembre 2012 le maestre come recita la sentenza della Corte «per garantire la continuità dei servizi educativi della scuola dell'infanzia e degli asili nido comunali», anche se in spregio alla normativa in tema di Patto di stabilità, «in forza continua la sentenza di una legittimazione proveniente da ragioni di necessità di assicurare un servizio essenziale e infungibile» per i cittadini.

Il tema è presto detto: nel mese di agosto la giunta comunale di Napoli ha approvato una delibera nella quale, giudicando il servizio di scuola dell’infanzia comunale e di asilo nido un servizio costituzionalmente garantito, decise di procedere al conferimento degli incarichi necessari a garantire il funzionamento delle sezioni e a soddisfare le iscrizioni presentate allo scopo di garantire servizi irrinunciabili e la loro qualità che non possono essere semplicemente delegati al mercato. Con quella delibera abbiamo inteso praticare l’osservanza della Costituzione italiana come un riferimento ineludibile per la nostra azione.

Dentro ai vincoli della finanza pubblica abbiamo deciso così di difendere prerogative che la Costituzione affida ai Comuni sul versante dei servizi e dell’educazione. La delibera non ha provocato alcun danno all'amministrazione comunale, proprio perché si fonda sul dettato costituzionale. Abbiamo scelto di difendere la «prima scuola» delle bambine e dei bambini, che è un presidio fondamentale per evitare che tanti di loro ingrossino le cifre della dispersione scolastica e sociale. Si tratta di una delibera rigorosissima, oltre che sui principi, anche sul versante dei riferimenti giuridico-normativo. «In conclusione del complesso giurisprudenziale delineato – si legge nel dispositivo della sentenza si evince che le norme statali che fissano limiti alla spesa delle Regioni e degli enti locali non possono comprimere i diritti infungibili e funzioni fondamentali.

Non ci si trova quindi di fronte a un’ipotesi di violazione della legge, ma solo in presenza di un'applicazione della legge di stabilità ispirata dalle indicazioni della Magistratura contabile degli Organi di giustizia europea, nonché della Conferenza delle Regioni». Non a caso il riferimento è a numerosi pareri della Corte dei Conti che salvaguardano l’autonomia dei Comuni in merito alle scelte da compiere rispetto alla riduzione della spesa e che individuano con chiarezza assoluta la specificità di funzioni considerate «infungibili», riconoscendo loro – anche in una condizione di pesante difficoltà di bilancio un profilo diverso dalle spese ordinarie. E che la scuola pubblica abbia caratteristiche di infungibilità per un Comune a noi pare questione neanche da discutere.

E non è pensabile, sul versante generale e normativo, la banale constatazione che alcune funzioni possono esercitarle anche soggetti privati. Perché questo non può negare l’esercizio di un forte ruolo pubblico che la nostra Costituzione ci affida. Infine, richiamarsi all’obbedienza alla Costituzione significa anche saper scegliere. Il Comune di Napoli ha scelto di stare dalla parte delle bambine e dei bambini senza demagogia e senza alcuna intenzione di aprire una stagione della spesa facile. Che la Corte dei Conti abbia riscontrato come corretto il nostro comportamento rappresenta un fatto positivo per noi e, nell’immediato futuro, per tanti altri Comuni.

Enrico Panini – Assessore al lavoro del Comune di Napoli


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