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La Sicilia-La riforma Moratti è al via, anzi al palo

La riforma Moratti è al via, anzi al palo Non sappiamo se col salmoriglio, ma sembra proprio che al ministero della Istruzione si trovino, non già sulle graticole, ma su un fornello a carbone...

18/07/2002
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La Sicilia

La riforma Moratti è al via, anzi al palo

Non sappiamo se col salmoriglio, ma sembra proprio che al ministero della Istruzione si trovino, non già sulle graticole, ma su un fornello a carbone, a causa di tutti quei proclami che, in epoca Moratti, si sarebbero dovuti arrostire ma che invece hanno provocato solo fumo, odoroso forse, ma sempre fumo. Il piatto forte era costituto dalla riforma della scuola che però, a tutt'oggi, non pare possa partire se non fra qualche anno, insieme alle iscrizioni anticipate negli asili e nella prima elementare. Una semplice mini sperimentazione si avvierà in Trentino e in Lombardia, tanto per gradire, anche perché ci si è resi conto che qualunque riforma, e di quella consistenza, dovrebbe avere almeno un minimo di verifica, come avvenne con la legge Berlinguer-De Mauro che fu testata in oltre duecento scuole della penisola e poi annegata, come è noto, senza appello.
Ma non solo questo rende fumiganti i carboni al ministero: pare si vogliano, ad ogni costo, spegnere i tizzoni dello spreco e ridimensionare la spesa complessiva, il cui valore massimo è costituito proprio dagli stipendi al personale. Allora si starebbe pensando, insieme a tante altre soluzioni, di ritornare al vecchio maestro unico nelle elementari, dirottando il personale eccedente verso altre cucine e vecchie braci. Il risparmio, come si buon ben capire, sarebbe notevole, anche perché per ogni modulo salterebbe un docente, per cui, secondo i calcoli fatti da 'Tuttoscuola', dei 165 mila maestri attuali si ripartirebbe con 110 mila. Una cucinata che, oltre a lasciare ad ammuffire tanti aspiranti maestri, probabilmente inciderebbe sul risultato didattico e sull'eccellenza che la nostra scuola elementare ha raggiunto da qualche anno a questa parte. Altre soluzioni per stringere la cinghia pare siano quelle di richiamare tutta una pletora di docenti che fra 'comandi', assegnazioni, distacchi disertano le cattedre e sono in giro fra parlamenti, sindacati, municipi, centri studi e via discorrendo e al cui posto vengono nominati i 'sempre-precari' supplenti con l'aggravio erariale immaginabile.
Tuttavia, la spesa che nel breve termine si è sicuri di tagliare, a sentire gli osservatori e a leggere fra le righe della stampa specializzata, sembra essere quella relativa agli insegnanti di sostegno, coloro che hanno frequentato corsi particolari a pagamento per ottenere questo titolo. Il dito innanzitutto sarebbe puntato contro le Asl che con troppo facilità certificano il grado di handicap degli alunni e quindi la necessità o meno di tale docente. Questo largheggiare farebbe saltare i numeri rigidi stabiliti per attivare il sostegno per cui, oltre all'organico imposto, gli ex provveditorati sono costretti a derogare sulla legge e chiamare gli incaricati annuali di rito. Le classi a loro volta, allorché hanno un portatore di handicap, devono essere ridotte di numero, per cui si innesca una spirale che travolgendo le spese, infiamma i portafogli del ministero e innervosisce i funzionari. Non sappiamo se Moratti mantiene la consueta calma, sta di fatto che ancora nulla si sa delle nuove immissioni in ruolo: né dei tempi, né del numero; né alcunché è dato sapere dei promessi aumenti legati all'inflazione, mentre il contratto è già scaduto da sei mesi. E forse nell'atteso salmoriglio della prossima contrattazione già farcisce, nell'aceto e l'olio del sindacato, la vecchia promessa della Cdl di aggiungere il 'sale' e il pepe dell'adeguamento alle mensilità europee dei docenti: se ne ricorderà qualcuno tra i mistici palazzi ministeriali e gli odorosi fornelli?
Pasquale Almirante


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