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Emilia Romagna. La CGIL chiama la Regione: «Fermi gli accorpamenti»

La lettera denuncia: via libera agli obiettivi di Tremonti. A Bologna previsti 6 istituti in meno, ora scesi a 3. Soster: «Rispettiamo già gli standard»

22/10/2011
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l'Unità

Adriana Comaschi

La Regione fermi almeno  per un anno gli accorpamenti  di istituti comprensivi  dettati dalla finanziaria  estiva, che alcuni comuni e province  stanno comunque - questa l’accusa  del sindacato -, portando avanti.  Vedi Bologna: qui in base a una prima ipotesi  di applicazione della legge  111 erano destinati a sparire 6  istituti (5 direzioni didattiche e una  scuola media), nell’ultima portata  giovedì in giunta dall’assessore alla  Scuola Marilena Pillati il numero sarebbe  sceso a 3.  L’altolà arriva dalla Cgil regionale,  con una lettera inviata ieri al presidente  Vasco Errani e all’assessore  all’istruzione Patrizio Bianchi perchè  la Regione «presidi e governi» il  processo di accorpamento, rendendolo  «omogeneo» su tutto il territorio  e «disteso nei tempi». Come dire:  nessuna fretta, ci si pensi ancora,  non possono essere le singole  province a decidere Della possibile  riduzione delle scuole si è tornati  poi a parlare in un nuovo incontro a  palazzo Malvezzi (dopo la conferenza  metropolitana dei sindaci di lunedì  10). L’invito ai comuni - a cominciare  appunto da quello capoluogo  - a non procedere, lasciando correre  la scadenza per gli accorpamenti, che  la legge fissa al 31 ottobre. 

La missiva per Errani porta la firma  del segretario regionale Cgil Vincenzo  Colla e della responsabile  Flc-Er Raffaella Morsia. È «accertato  che in alcune province si stanno avviando  processi che prevedono un  forte ridimensionamento delle autonomie  scolastiche», scrivono dunque.  Il riferimento implicito è al sostanziale  “via libera” arrivato da molti  sindaci. Anche per timore, va detto,  di incorrere in sanzioni nel caso non  diano il “la” alla riduzione entro fine  mese.Masarebbeunerrore,ammonisce  la Cgil: se l’obiettivo di Tremonti  è risparmiare 176 milioni tagliando  1330 istituti in tutto il paese questo  non può essere applicato in Emilia-  Romagna. Lo stesso ministero  dell’Istruzione certifica infatti che  qui «c’è già uno standard ideale - racconta  Morsia -, dunque nessun bisogno  di procedere ad accorpamenti».  «A Bologna ad esempio - le fa eco la  responsabile Flc sotto le due torri,  Sandra Soster - la media di alunni per  autonomia scolastica è già vicina a  1000», la soglia fissata dalla finanziaria  per la sopravvivenza.  Altro dato:l’Emilia-Romagna entro  il 2015 vedrà crescere la popolazione  0-18 anni dell’8,3%, contro  una media nazionale dello 0,4% -  continua Morsia -: significa che andranno  a scuola oltre 50 mila bambini  e ragazzi in più». A maggior ragione  sembra «suicida procedere ora» alla  riduzione del numero di scuole. Ecco  allora l’appello a Errani e Bianchi,  da parte di chi giudica «incomprensibile,  visti gli elementi sopra indicati,  andare a soddisfare in questa regione  le “esigenze di cassa” del governo». A  viale Aldo Morosi chiede «di presidiare  e governare l’intera programmazione  a livello territoriale», perchè  sia attuata in modo «coordinato e  omogeneo», tale da garantire la coerenza  con gli indirizzi regionali, in primis  «l’invarianza del numero di autonomie  scolastiche nella nostra regione  ».❖  


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